Il popolo delle Sardine, oltre a riempire le piazze e scuotere l’opinione pubblica, sembra muovere anche i consumi del pesce azzurro da cui il movimento politico prende il nome. La notizia viene da Fedagripesca, che ha registrato una crescita della richiesta di sardine (fino al 15% in più) alla ripresa delle operazioni di pesca nell’Adriatico, il mare italiano più ricco di questa specie, dopo un mese di stop.
Paolo Tiozzo, vicepresidente di Fedagripesca-Confcooperative, ha fatto sapere che “la pesca alla ripresa delle attività sta andando molto bene, il prodotto c’è in abbondanza e anche la domanda sembra stare al passo con l’offerta, stimiamo tra il 10% e il 15% in più rispetto a prima del fermo. Del resto mai come in questo momento è cresciuta la popolarità di questa specie, – ha argomentato il rappresentante dei pescatori – sicuramente le persone al mercato e in pescheria fanno più domande e cercano di capire cosa hanno di fronte. Se prima indistintamente chiedevano alici o sardine ora stanno più attenti, cercano di capire quali sono le differenze. Il nostro auspicio è che aumenti l’attenzione verso tutte le nostre produzioni ittiche, anche quello meno conosciute”, ha commentato Tiozzo.
Tuttavia, a tre italiani su quattro non è ben chiara, secondo un’indagine Fedagripesca, la differenza tra alici e sardine. Sardine e alici appartengono a due famiglie diverse all’interno di quello che viene definito pesce azzurro. Le alici sono caratterizzate da un corpo piccolo e affusolato con sfumature dorate delle squame e raramente superano i 18-20 centimetri di lunghezza; le sardine invece hanno un corpo più tozzo, sfumature rossastre e possono raggiungere i 25 centimetri di lunghezza.
La sardina è la seconda specie ittica più pescata in Italia, dopo le acciughe (poco al di sotto delle 30 mila tonnellate annue). I quantitativi pescati di sardine sono sempre stati strettamente collegati alla domanda da parte dell’industria alimentare sia italiana che estera e, a partire dal secondo dopoguerra, si sono mantenuti su livelli piuttosto alti, raggiungendo il picco massimo nei primi anni Ottanta. Successivamente, i quantitativi di pesca sono progressivamente calati fino ai livelli minimi raggiunti nei primi anni Duemila. Poi è iniziata la ripresa, ed ora le catture sono tornate ai livelli degli anni Cinquanta. L’export italiano è verso la Spagna e verso la Germania.
Una nota curiosa risiede nel fatto che sono proprio gli immigrati, provenienti soprattutto dai paesi nordafricani e dalla Turchia, a fare una gran consumo di sardine. Spesso acquistate nelle tipiche scatolette, le sardine in Italia vantano tuttavia una tradizione ben consolidata nel consumo fresco e, da Nord a Sud, sono le protagoniste di moltissime ricette regionali. A cominciare dalle venete “sarde in saor”, alle mediterranee sarde al forno, gratinate o meno, con pomodori ed erbe aromatiche, o le famose sarde a beccafico siciliane. Anche la pasta trova un condimento perfetto in questo pesce, come nella siciliana pasta con le sarde in cui si aggiungono il finocchietto, i pinoli e l’uvetta.
Piatto tipico della dieta mediterranea, rappresentano un’ottima scelta per la salute. Mangiarle vuol dire assumere una buona quantità di grassi insaturi, di omega3, che favorisce la diminuzione dei livelli di colesterolo, sali minerali, vitamine A e B. Un mix ideale per contrastare lo stress fisico legato ai picchi di smog.