Lo rivela l’ultimo rapporto biennale dell’Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che parla di un Paese diviso in due riguardo alla redistribuzione dei fondi. Nel 2017, le risorso sono aumentate solo dello 0,5% rispetto al punto di minimo del 2015. Rispetto al 2009, il calo è stato di circa 1 miliardo di euro
È un’Italia divisa in due quella fotografata dall’ultimo rapporto biennale dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Da una parte gli atenei del Nord al quale va il 42,3% delle risorse destinate dallo Stato alle Università, dall’altra le università del Sud che si fermano al 21%, mentre a Sicilia e Sardegna va l’11% del Fondo di finanziamento ordinario, principale strumento di finanziamento del sistema universitario. Così accade che l’ateneo di Bari nel 2019 riceva 188 milioni, Palermo 199, mentre Bologna arrivi a ricevere 412 milioni, Padova 318 milioni, Torino 294 milioni e Firenze 245 milioni. Alcune voci di spesa in precedenza finanziate con appositi capitoli di bilancio – ad esempio il fondo per la programmazione triennale o le risorse per le borse di studio post laurea – sono ora ricomprese nel Ffo.
Nel 2017, le risorse destinate al sistema per il suo funzionamento sono state di 7.148 milioni. Escludendo l’incremento del Ffo (pari a 55 milioni di euro nel 2017 e di ulteriori 50 milioni di euro annui dal 2018) a compensazione per gli atenei dei minori introiti dovuti alla nuova disciplina sugli esoneri dal pagamento dei contributi universitari, le risorse sono rimaste sostanzialmente costanti rispetto al 2016 e sono aumentate dello 0,5% rispetto al punto di minimo toccato nel 2015 (pari a 7.055 milioni). Includendo anche gli interventi a sostegno del diritto allo studio, le risorse complessive per il sistema nel 2017 sono state pari a 7.405 milioni. Rispetto al 2009, anno di massimo dei finanziamenti, si registra un calo di circa 1 miliardo (12%), di cui approssimativamente 820 milioni per le risorse destinate al funzionamento del sistema e 180 per il sostegno del diritto allo studio.
Numeri preoccupanti che paragonati al resto d’Europa ci vedono come sempre in fondo alla classifica. La spesa per l’istruzione terziaria per studente in Italia è inferiore del 30% rispetto alla media dei paesi Ocse. Considerando la spesa in rapporto al prodotto interno lordo (Pil), la differenza è ancora più ampia: l’Italia spende lo 0,96% contro l’1,55% della media dei paesi Ocse. La quota di spesa a carico del settore pubblico in Italia è oramai stabilmente inferiore alla media dei paesi Ocse, mentre quella sostenuta direttamente dalle famiglie, pari al 27%, è più alta di oltre 5 punti percentuali rispetto alla media dei paesi Ocse. Le risorse complessive attribuite dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca al sistema universitario e al sostegno di studenti e del diritto allo studio sono state nel 2017 pari a 7,4 miliardi. Dopo una fase di drastica riduzione, negli ultimi due anni queste sono lievemente aumentate (rispettivamente del 2,0% e dello 0,7%).