“Una via Almirante a Verona? Davvero? Oh, povera strada…”. Così Liliana Segre ha reagito alla notizia che la città scaligera intende dedicare una via allo storico leader del Movimento sociale italiano, che fu segretario del comitato di redazione del giornale La difesa della razza ed espresse il suo sostegno al Manifesto della Razza.
Il 16 gennaio il consiglio comunale di Verona ha deciso all’unanimità di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita. Ma appena otto giorni prima la giunta di centrodestra aveva approvato l’intitolazione di una strada cittadina ad Almirante. Il quale, dopo la caduta del regime fascista di Mussolini, aderì alla repubblica di Salò alleata di Hitler. Una personalità agli antipodi di Liliana Segre. A proporre l’intitolazione di una via ad Almirante è stato il presidente del consiglio comunale e deputato di Fratelli d’Italia, Ciro Maschio, appoggiato da tutto il centrodestra.
La senatrice a vita, sopravvissuta all’Olocausto, ha dichiarato: “Mi chiedo se sia lo stesso Comune, quello di Verona, a concedere a me la cittadinanza onoraria e poi a intitolare una via ad Almirante. Si mettano d’accordo! Le due scelte sono di fatto incompatibili, per storia, per etica e per logica. La città di Verona, democraticamente, faccia una scelta e decida ciò che vuole, ma non può fare due scelte che sono antitetiche l’una all’altra. Questo no, non è possibile!”.
La Segre ha poi raccontato: “Quando ero bambina, a Milano, mi ricordo di Corso del Littorio che poi dopo la Liberazione divenne Corso Matteotti. Le vie sono sempre quelle, i loro nomi cambiano a seconda delle stagioni. Ma non credevo proprio che questa fosse la stagione di Giorgio Almirante, pensavo o mi illudevo che fosse passata…”. La senatrice a vita ha proseguito affermando che “un conto è intitolare strade a Moro o a Nenni, a Berlinguer o a La Malfa, un altro conto è intitolarla ad Almirante che ha una storia diversa, anzi ben diversa, visto che fu tra i sostenitori del Manifesto della Razza per il quale noi ebrei non eravamo italiani. Credevo che quel tempo non ci fosse più in Italia, ora apprendo che purtroppo c’è ancora“.