Riconoscono cellule tumorali di tipo diverso e le attaccano a colpo sicuro. Sono le nuove cellule immunitarie che potrebbero diventare un giorno “armi globali anticancro”. Una scoperta che apre “interessanti opportunità per forme di immunoterapia globali finora ritenute impossibili”, come riportano gli autori della ricerca già pubblicata sulla rivista Nature Immunology. Nello specifico della ricerca i ricercatori, coordinati da Michael D. Crowther, John D. Phillips e Andrew K. Sewell, hanno individuato le nuove cellule immunitarie grazie alla tecnica che taglia e incolla il Dna, denominata Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats (Crispr).

Tecnica che ha permesso ai ricercatori di scoprire che le cellule appartengono alla famiglia di quelle killer del sistema immunitario, i linfociti T, e che sulla loro superficie si trova un recettore particolare, denominato con la sigla Tcr (T-cell receptor), in grado di riconoscere sia le molecole presenti sulla superficie di molte cellule tumorali, sia quelle che si trovano sulle cellule sane. Solo così il recettore riesce a distinguere le prima dalle seconde e a uccidere soltanto le prime. Nessuna discriminazione, invece, per le cellule tumorali: il recettore è in grado di colpire tumori solidi e liquidi. Prima di quest’ultima scoperta, i ricettori delle cellule T riuscivano a riconoscere le proteine chiamate Antigene leucocitario umano o Hla (Human leukocyte antigen), ma non riuscivano ad essere un’arma universale per il fatto che l’antigene Hla è diverso da individuo a individuo. Dopo, i vantaggi dei nuovi leucociti T è invece riconoscere una proteina sosia dell’Hla, indicata con la sigla Mr1, che non varia da individuo a individuo.

Quest’ultima potrebbe quindi diventare il nuovo obiettivo dell’immunoterapia, ossia la strategia che punta ad aggredire i tumori scagliando contro di essi il sistema immunitario. I primi esperimenti condotti in laboratorio sono interessanti: le nuove cellule T hanno dimostrato di riuscire a riconoscere e uccidere i tumori di polmoni, pelle, colon, seno, ossa, prostata, ovaie, reni e cervice uterina. In tutti gli esperimenti, inoltre, hanno aggredito esclusivamente cellule tumorali, ignorando completamente quelle sane. Positivi anche i risultati preliminari ottenuti nei topi modificati con cellule tumorali umane e sistema immunitario umano.

L’abstract su Nature

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