L’annuncio formale arriverà solo nel pomeriggio, ma Luigi Di Maio ha già anticipato ai ministri e ai viceministri 5 stelle la notizia destinata a sconvolgere gli equilibri di tutto il Movimento: ha deciso di dimettersi da capo politico M5s. Come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano, ha preso la decisione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: fare un passo indietro e ufficializzare le sue dimissioni. Il discorso pubblico sarà oggi alle 17 al Tempio di Adriano a Roma, in occasione della presentazione degli 86 facilitatori eletti in rete con circa 53mila preferenze (sui circa 100mila iscritti alla piattaforma Rousseau). Si tratta di un passaggio storico per i grillini e ancora non è chiaro cosa succederà a partire da questa sera. La prima certezza è che la reggenza sarà affidata a Vito Crimi, in quanto membro più anziano del comitato di garanzia interno: è previsto dallo statuto M5s. Sarà quindi lo stesso Crimi a scegliere il capo delegazione per il governo. Tra le preoccupazioni c’è anche quella sul futuro dell’esecutivo: “Credo che sul governo non avranno effetti”, ha detto il segretario Pd Nicola Zingaretti. “Sono segnali di un dibattito interno a M5s, che io rispetto, su come stare in questa fase politica. Io penso che schierarsi contro il centrodestra sia un punto dirimente”.
Luigi Di Maio era stato eletto capo politico dopo un voto in rete e proclamato leader sul palco di Italia 5 stelle a Rimini. Era il 23 settembre 2017 e poco meno di tre anni dopo, ha scelto di rinunciare all’incarico. Secondo le regole dello statuto, le elezioni in rete dovranno essere indette entro 30 giorni. Ma c’è chi ipotizza che si slitterà agli stati generali del 13-15 marzo prossimo.
Tra i primi a commentare la notizia c’è stato il ministro M5s dello Sport Vincenzo Spadafora, che è anche uno degli uomini più vicini a Di Maio: “La cosa importante è restare uniti, tenere tutti uniti nel Movimento, nello scegliere insieme la strada per il futuro”, ha dichiarato uscendo da Palazzo Chigi. Il capo politico dal canto suo ha deciso di limitarsi ad annunciare il discorso delle 17: “Oggi pomeriggio sarò a Roma insieme a tutti i facilitatori regionali”, ha detto. “Mi collegherò in diretta perché ho delle cose importanti di cui parlarvi…Vi aspetto. A più tardi. Forza”.
Dopo malumori interni e discussioni si apre una fase molto delicata per il Movimento. Non ci sono state solo le espulsioni o gli addii spontanei (gli ultimi due alla Camera solo ieri), ma tante richieste di cambiamento nella gestione della leadership. Una delle ipotesi in campo è quella di passare a un “comitato eletto dagli iscritti”, proprio come proposto solo dieci giorni già in un documento presentato da tre senatori e sottoscritto da una decina di persone. Per chi da mesi chiedeva il passo indietro di Di Maio, è il momento di aprire una nuova fase: “Si vive una nuova fase della storia, breve e già assai intensa, del Movimento”, ha scritto su Facebook il presidente della Camera Nicola Morra. “Si affronta una nuova sfida: dimostrare che siamo capaci di realizzare l’intelligenza collettiva (come voleva Gianroberto) attraverso collegialità, partecipazione, trasparenza, per rendere il nostro presente -oltre che il nostro futuro- sempre più umano. È necessario ricordare a noi stessi che insieme si giocano le partite, vincendo o perdendo tutti uniti ! Anche per loro due”. Non a caso ha parlato anche il presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera Giuseppe Brescia, noto per essere molto vicino a Roberto Fico: “Il mio rapporto con Luigi è sempre stato un po’ conflittuale”, ha detto, “ma abbiamo sempre remato dalla stessa parte, quella che voleva il bene del Movimento e dell’Italia. Insieme abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili e lui di certo non si è mai risparmiato. Se dovesse dimettersi da capo politico bisognerà pensare ad un nuovo modello di gestione, un comitato eletto dagli iscritti, che abbia la fiducia del garante. Potrebbe essere questa l’idea da portare alla discussione degli stati generali”.
In questo momento emergono tante delle questioni rimaste irrisolte all’interno del M5s. “Il vero problema è la mancanza di strumenti di democrazia interna nel M5s”, ha detto la deputata M5s Dalila Nesci, da tempo in disaccordo con la gestione del capo politico. “Infatti non si sono mai voluti creare i presupposti di una successione a Di Maio. Anche le sue modalità di uscita di scena non prefigurano consapevolezza dei problemi strutturali del M5s, mi sembra piuttosto una manovra strategica suicidaria del consenso ad un passo dal voto per le elezioni regionali. Una tempistica illogica che rappresenta uno smarrimento politico grave e che ha come origine la crisi identitaria del M5s di cui parlo da tempo. Il M5s non sa più da che parte stare né quale sia la direzione da prendere. L’atto di Luigi Di Maio è l’ennesimo atto di navigazione a vista del M5s”.
Sul fronte opposto c’è invece chi ribadisce la sua fiducia a Di Maio. “Finisce l’epoca degli ‘E’ colpa di Luigi'”, ha scritto il tesoriere del gruppo alla Camera Francesco Silvestri. “In questo momento il Movimento è chiamato ad unirsi intorno a sé stesso e non ad una persona. Questo ci farà crescere e responsabilizzare ancora di più. Il Movimento è un’entità umana. Ha avuto un’infanzia, un’adolescenza, e adesso sta entrando nell’età adulta. Fa parte della crescita cambiare approccio verso ciò che ci succede. Questa scelta di Luigi è probabilmente il frutto di questo cambiamento”.
Politica
Di Maio annuncia ai ministri M5s le dimissioni da capo politico: le motivazioni nel discorso pubblico. Crimi reggente come da statuto
Come anticipato dal Fatto Quotidiano nelle scorse settimane, il leader ha deciso di rinunciare al suo ruolo di guida. Si tratta di una scelta storica per il Movimento ed è destinata a cambiare numerosi equilibri interni. Alle 17 farà un discorso ufficiale al Tempio di Adriano. Il segretario Pd Nicola Zingaretti: "Credo che non ci sarà effetto sul governo"
L’annuncio formale arriverà solo nel pomeriggio, ma Luigi Di Maio ha già anticipato ai ministri e ai viceministri 5 stelle la notizia destinata a sconvolgere gli equilibri di tutto il Movimento: ha deciso di dimettersi da capo politico M5s. Come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano, ha preso la decisione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: fare un passo indietro e ufficializzare le sue dimissioni. Il discorso pubblico sarà oggi alle 17 al Tempio di Adriano a Roma, in occasione della presentazione degli 86 facilitatori eletti in rete con circa 53mila preferenze (sui circa 100mila iscritti alla piattaforma Rousseau). Si tratta di un passaggio storico per i grillini e ancora non è chiaro cosa succederà a partire da questa sera. La prima certezza è che la reggenza sarà affidata a Vito Crimi, in quanto membro più anziano del comitato di garanzia interno: è previsto dallo statuto M5s. Sarà quindi lo stesso Crimi a scegliere il capo delegazione per il governo. Tra le preoccupazioni c’è anche quella sul futuro dell’esecutivo: “Credo che sul governo non avranno effetti”, ha detto il segretario Pd Nicola Zingaretti. “Sono segnali di un dibattito interno a M5s, che io rispetto, su come stare in questa fase politica. Io penso che schierarsi contro il centrodestra sia un punto dirimente”.
Luigi Di Maio era stato eletto capo politico dopo un voto in rete e proclamato leader sul palco di Italia 5 stelle a Rimini. Era il 23 settembre 2017 e poco meno di tre anni dopo, ha scelto di rinunciare all’incarico. Secondo le regole dello statuto, le elezioni in rete dovranno essere indette entro 30 giorni. Ma c’è chi ipotizza che si slitterà agli stati generali del 13-15 marzo prossimo.
Tra i primi a commentare la notizia c’è stato il ministro M5s dello Sport Vincenzo Spadafora, che è anche uno degli uomini più vicini a Di Maio: “La cosa importante è restare uniti, tenere tutti uniti nel Movimento, nello scegliere insieme la strada per il futuro”, ha dichiarato uscendo da Palazzo Chigi. Il capo politico dal canto suo ha deciso di limitarsi ad annunciare il discorso delle 17: “Oggi pomeriggio sarò a Roma insieme a tutti i facilitatori regionali”, ha detto. “Mi collegherò in diretta perché ho delle cose importanti di cui parlarvi…Vi aspetto. A più tardi. Forza”.
Dopo malumori interni e discussioni si apre una fase molto delicata per il Movimento. Non ci sono state solo le espulsioni o gli addii spontanei (gli ultimi due alla Camera solo ieri), ma tante richieste di cambiamento nella gestione della leadership. Una delle ipotesi in campo è quella di passare a un “comitato eletto dagli iscritti”, proprio come proposto solo dieci giorni già in un documento presentato da tre senatori e sottoscritto da una decina di persone. Per chi da mesi chiedeva il passo indietro di Di Maio, è il momento di aprire una nuova fase: “Si vive una nuova fase della storia, breve e già assai intensa, del Movimento”, ha scritto su Facebook il presidente della Camera Nicola Morra. “Si affronta una nuova sfida: dimostrare che siamo capaci di realizzare l’intelligenza collettiva (come voleva Gianroberto) attraverso collegialità, partecipazione, trasparenza, per rendere il nostro presente -oltre che il nostro futuro- sempre più umano. È necessario ricordare a noi stessi che insieme si giocano le partite, vincendo o perdendo tutti uniti ! Anche per loro due”. Non a caso ha parlato anche il presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera Giuseppe Brescia, noto per essere molto vicino a Roberto Fico: “Il mio rapporto con Luigi è sempre stato un po’ conflittuale”, ha detto, “ma abbiamo sempre remato dalla stessa parte, quella che voleva il bene del Movimento e dell’Italia. Insieme abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili e lui di certo non si è mai risparmiato. Se dovesse dimettersi da capo politico bisognerà pensare ad un nuovo modello di gestione, un comitato eletto dagli iscritti, che abbia la fiducia del garante. Potrebbe essere questa l’idea da portare alla discussione degli stati generali”.
In questo momento emergono tante delle questioni rimaste irrisolte all’interno del M5s. “Il vero problema è la mancanza di strumenti di democrazia interna nel M5s”, ha detto la deputata M5s Dalila Nesci, da tempo in disaccordo con la gestione del capo politico. “Infatti non si sono mai voluti creare i presupposti di una successione a Di Maio. Anche le sue modalità di uscita di scena non prefigurano consapevolezza dei problemi strutturali del M5s, mi sembra piuttosto una manovra strategica suicidaria del consenso ad un passo dal voto per le elezioni regionali. Una tempistica illogica che rappresenta uno smarrimento politico grave e che ha come origine la crisi identitaria del M5s di cui parlo da tempo. Il M5s non sa più da che parte stare né quale sia la direzione da prendere. L’atto di Luigi Di Maio è l’ennesimo atto di navigazione a vista del M5s”.
Sul fronte opposto c’è invece chi ribadisce la sua fiducia a Di Maio. “Finisce l’epoca degli ‘E’ colpa di Luigi'”, ha scritto il tesoriere del gruppo alla Camera Francesco Silvestri. “In questo momento il Movimento è chiamato ad unirsi intorno a sé stesso e non ad una persona. Questo ci farà crescere e responsabilizzare ancora di più. Il Movimento è un’entità umana. Ha avuto un’infanzia, un’adolescenza, e adesso sta entrando nell’età adulta. Fa parte della crescita cambiare approccio verso ciò che ci succede. Questa scelta di Luigi è probabilmente il frutto di questo cambiamento”.
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
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A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
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Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Ofri Bibas, sorella dell'ostaggio liberato Yarden Bibas, ha criticato duramente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonché i notiziari, gli utenti dei social media e i diplomatici pubblici, per aver descritto in dettaglio, contro la volontà della famiglia, gli omicidi avvenuti durante la prigionia della moglie di Yarden, Shiri, e dei suoi figli piccoli Ariel e Kfir. Pubblicare tali informazioni nonostante le ripetute richieste della famiglia è stato "un abuso fine a se stesso nei confronti di una famiglia che ha attraversato 16 mesi di inferno e che deve ancora affrontare il peggio", ha sritto Ofri Bibas su Facebook.
Netanyahu ha descritto l'omicidio dei ragazzi in modo molto dettagliato in un discorso tenuto davanti all'America Israel Public Action Committee e, mentre teneva in mano una foto delle vittime, durante una cerimonia militare tenutasi ieri, in seguito alla quale, la famiglia Bibas ha inviato una lettera di diffida a Netanyahu e ad altri uffici governativi, chiedendo loro di smettere di pubblicare dettagli non approvati sugli omicidi, riporta il sito di notizie Ynet.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Questa decisione lacera l'indipendenza di una stampa libera negli Stati Uniti". Lo ha detto il presidente della White House Correspondents' Association Eugene Daniels, criticando l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver affermato che d'ora in poi sarà lei stessa a decidere quali giornalisti potranno seguire gli eventi della Casa Bianca. "In un paese libero, i leader non devono scegliere le testate" da accreditare, ha aggiunto.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.