Politica

Sondaggi, Lega senza rivali ma in due mesi ha perso 3 punti: i voti in uscita ripescati da Fratelli d’Italia. E la Meloni stacca Salvini

I dati di Ixè per Cartabianca registrano il nono calo consecutivo del Carroccio che però resta primo partito e senza avversari: il primo inseguitore è il Pd che questa settimana torna sotto al 20%. M5s intorno al 16. Italia Viva non supera il 4 e il suo leader è l'ultimo nella classifica di fiducia, dietro a Berlusconi

La campagna elettorale a tutto campo tra Emilia Romagna e Calabria, piazza per piazza e si potrebbe dire citofono per citofono, non basta. La Lega è ancora il primo partito con un sensibile distacco sugli altri partiti, ma scende di un altro gradino, per la nona volta in due mesi. E’ la fotografia di un sondaggio di Ixè per Cartabianca (Rai3): l’istituto di rilevazione sottolinea che i consensi persi dal Carroccio sono comunque riassorbiti da Fratelli d’Italia, confermando la concorrenza interna tra le due forze sovraniste. Certo, non è che gli avversari della Lega abbiano messo la quarta. Il Pd, per esempio, torna sotto la soglia del 20, mentre il M5s – la cui crisi è ora certificata dalle dimissioni del capo politico Luigi Di Maio – continua a galleggiare intorno al 16.

Nel dettaglio, dunque, la Lega scende al 28,7 per cento con una tendenza che prosegue in calo: meno 0,3 per cento nell’ultima settimana, meno 3,2 rispetto a due mesi fa esatti, meno 5,6 rispetto alle Europee di maggio. Ma quasi l’intero pacchetto di voti in uscita dal bacino del Carroccio rientra comunque nel campo del centrodestra grazie alla crescita di Fratelli d’Italia che, al quarto rialzo consecutivo nell’ultimo mese, supera per la prima volta l’11 per cento. Rimanendo nel centrodestra Forza Italia resta poco sopra al 7 per cento, valore su cui si trova ormai da questo autunno.

La tendenza calante, tuttavia, è caratteristica anche del partito che dovrebbe fare da capofila nello schieramento avversario a quello guidato da Matteo Salvini. Il Pd questa settimana scende al 19,9, abbandonando – sia pure con una lieve flessione dello 0,1 – la quota del 20. A seguire c’è il M5s dato al 16,1, in leggera crescita dello 0,2. Sotto al 5 per cento – soglia di sbarramento fissata dalla nuova legge elettorale in discussione – tutti gli altri partiti, compresa Italia Viva alla quale Ixè continua a dare – come da settimane – un valore che orbita intorno al 4 per cento. Rimarrebbero sopra al 3 sia +Europa sia La Sinistra variamente intesa. Il partito più rappresentativo, ad ogni modo, in questo momento metterebbe insieme indecisi e astenuti, misurati vicini al 35 per cento.

Questi numeri producono anche l’indice di gradimento nei confronti del governo che questa settimana è dato al 35, in aumento di due punti nell’ultima settimana, quindi sostanzialmente stabile rispetto alla nascita dell’esecutivo quando il gradimento era al dato al 39.

Il travaso di voti dalla Lega a Fratelli d’Italia è causa e effetto anche della fiducia che viene raccolta dai rispettivi leader. Se il primo è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che gode del sostegno del 40 per cento degli intervistati (peraltro in recupero rispetto alla scorsa settimana, la presidente del partito “tricolore” Giorgia Meloni (35%) riesce a staccare il segretario del Carroccio Matteo Salvini (32). Seguono poi il segretario del Pd Nicola Zingaretti (25), il quasi ex capo politico del M5s Luigi Di Maio (21) e l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (19). Il suo predecessore Matteo Renzi non pare poter aiutare affatto il suo partito, raccogliendo la fiducia solo del 13 per cento degli intervistati.

L’ultimo quesito di Ixè è sulla legge elettorale, visto che in Parlamento ricomincerà la discussione per l’ennesima riforma. Il testo base su cui partirà il dibattito prevede un sistema proporzionale, ma una maggioranza consistente conferma l’opinione già espressa nel referendum di poco meno di trent’anni fa: meglio il maggioritario per il 46 per cento di chi risponde contro il 28 che sostiene il proporzionale. Quest’ultimo sistema è favorito solo nell’elettorato del Pd, mentre la base elettorale del M5s e della Lega. Tra l’altro quello che sostengono elettori democratici e Cinquestelle per paradosso è il contrario di quanto indicano le rispettive dirigenze: il Pd sarebbe per un maggioritario a doppio turno come nel sistema francese (ma è isolato in questa posizione), il M5s è sempre stato a favore di un sistema proporzionale.