Per produrre “falso” vino con marchio Doc, Igt o Bio, non esitavano anche a “miscelarlo” con acqua, zucchero (per aumentare la gradazione alcolica) e anidride carbonica (per renderlo più effervescente). Per questo cinque persone sono state arrestate nel corso di un’operazione dei Carabinieri (con il supporto della Guardia di Finanza) nell’Oltrepò Pavese e in altre regioni. Due gli obblighi di firma disposti dal gip. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Pavia, riguarda un nuovo scandalo sul vino contraffatto. Secondo la procura gli arrestati avrebbero spacciato per vini pregiati che erano di qualità inferiore, prodotti con uve non certificate come biologiche o addizionati con aromi. Gli investigatori dell’Arma e delle Fiamme gialle hanno eseguito diverse perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige.

Dall’inchiesta, avviata nel settembre 2018, erano emersi consistenti ammanchi di cantina: ossia la differenza tra la quantità fisica di vino presente nelle cisterne e quella commerciale riportata nei registri (che era decisamente superiore). “L’ammanco, risultato pari a circa 1.200.000 litri – sottolinea un comunicato congiunto di Procura, Carabinieri e Guardia di Finanza -, ha determinato per il produttore una ulteriore possibilità di vendita di vino contraffatto per un valore economico di svariati milioni di euro. L’ammanco è stato dolosamente creato falsificando le rese dell’uva per ettaro mediante bolle di consegna relative ad uve mai conferite in azienda da agricoltori compiacenti”. In pratica per soddisfare la richiesta del mercato di vini di qualità, secondo l’accusa venivano prodotti con alterazioni e sofisticazioni non dannosi per la salute ma comunque assolutamente vietate dalla legge. “Purtroppo è doloroso constatare – ha aggiunto il procuratore Giorgio Reposo – che a distanza di pochi anni dalla precedente indagine sui falsi vini Doc in Oltrepò Pavese che aveva coinvolto circa 200 persone, quella lezione non è servita”. All’inchiesta ha collaborato anche l’ispettorato per la repressione delle frodi del ministero delle Politiche Agricole.

I provvedimenti emessi dal giudice per le indagini preliminari, arresti e due obblighi di firma, riguardano titolari di aziende vinicole e cantine sociali, ritenuti responsabili a vario titolo e in concorso tra loro di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine di prodotti alimentari. Al centro dell’indagine la Cantina Sociale di Canneto Pavese (Pavia). Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Paolo Mazza.La misura degli arresti domiciliari è stata disposta per: Alberto Carini, 46 anni, presidente della Cantina Sociale di Canneto Pavese (Pavia); Carla Colombi, 65 anni, stretta collaboratrice del presidente; Aldo Venco, 65 anni, enologo che abita a Casteggio (Pavia), vice presidente di Assoenologi Lombardia-Liguria; Massimo Caprioli, enologo; Claudio Rampini, 63 anni, mediatore vitivinicolo. L’obbligo di firma è stato disposto per due produttori della zona, che avevano rapporti con la Cantina.

“Occorre fare chiarezza e punire gli eventuali responsabili di frodi che screditano e mettono a rischio lo sviluppo del settore del vino in Lombardia, cresciuto puntando su un percorso di valorizzazione del territorio e di qualità, che ha portato al record storico di esportazioni per un valore di 271 milioni di euro – scrive in una nota la Coldiretti Lombardia – Ben vengano tutti i controlli volti ad accertare azioni fraudolente di singoli – commenta il presidente Paolo Voltini – che rischiano di mettere a rischio un comparto strategico per il nostro agroalimentare, che rappresenta un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità da tutelare”. “L’operazione conferma quanto il nostro sistema dei controlli sia efficiente e coordinato e testimonia l’enorme attenzione che l’Italia pone nel tutelare le proprie produzioni di qualità. Insieme alla Magistratura, ringrazio ancora gli Ispettori dell’Icqrf, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza, per il quotidiano impegno a tutela delle nostre produzioni” scrive in una nota la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.

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