L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha comminato una multa da 696mila euro ciascuno a Wind Tre, TIM e Vodafone per aver erogato dietro compenso traffico dati aggiuntivo per gli utenti che avevano finito il credito e non effettuato ricariche.
696mila euro a testa: a tanto ammonta la multa che l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha comminato a TIM, Vodafone e Wind Tre. Il motivo? Il comunicato stampa spiega che “Se l’utente di un contratto prepagato esaurisce il proprio credito e non effettua una ricarica utile al rinnovo dell’offerta, gli operatori non bloccano più il traffico in uscita ma lo rendono disponibile pur in assenza di una volontà espressa dall’utente medesimo, addebitando un costo aggiuntivo ai clienti che, anche inconsapevolmente o involontariamente, fruiscono dei servizi voce, SMS e dati. Il costo del traffico erogato viene poi detratto dalla successiva ricarica”.
Come accertato nell’ambito dell’istruttoria avviata sin dallo scorso mese di luglio, questa condotta è infatti da ritenersi in contrasto con quanto previsto dalla delibera n. 326/10/CONS, che “obbliga gli operatori a far cessare immediatamente la connessione dati nel caso in cui il credito disponibile sia completamente esaurito e a riattivarla soltanto dopo aver ricevuto un’espressa manifestazione di volontà da parte dei clienti”, come spiega la stessa AGCOM.
Inoltre queste direttive sarebbero state introdotte con una modifica contrattuale che il Consiglio dell’AGCOM ha ritenuto in contrasto con la normativa di settore. L’Autorità ha quindi ritenuto di rigettare la tesi difensiva avanzata dagli operatori telefonici basata sul cosiddetto “jus variandi” secondo cui, in applicazione dell’art. 70, comma 4 del Codice delle comunicazioni elettroniche, non è necessaria l’accettazione da parte degli utenti per introdurre novità contrattuali, essendo comunque prevista la possibilità di diritto di recesso senza costi.
Secondo l’AGCOM invece la condotta degli operatori in questione non può essere così configurata in quanto essi non si sono limitati semplicemente a modificare le originarie condizioni del contratto prepagato sottoscritto, come accade ad esempio nel caso di semplici variazioni nei costi dei servizi erogati, ma vi hanno inserito un cosiddetto “quid novi”, un elemento di novità che, in quanto tale, richiede l’accettazione esplicita da parte degli utenti.
Infine, come si legge ancora nel comunicato stampa, “L’Autorità ha altresì accertato la violazione da parte dei tre operatori degli obblighi in materia di trasparenza delle informative rese in occasione di alcune variazioni delle condizioni economiche di offerte di rete mobile”. I consumatori non sarebbero stati insomma correttamente informati riguardo alla novità, col rischio che molti di loro hanno inconsapevolmente continuato a usufruire del servizio a pagamento, una volta esaurito il proprio credito.