Le banche, i fondi pensione e le assicurazioni sono riuniti a Davos, con i loro amministratori delegati, per parlare però dell’emergenza climatica che tuttora contribuiscono ad alimentare. Basti pensare che, dalla firma dell’accordo di Parigi al 2018, le 24 banche presenti all’annuale World Economic Forum, hanno finanziato l’industria dei combustibili fossili per un valore di circa 1.400 miliardi di dollari (1.260 miliardi di euro), che equivale a quanto si sono dovuti dividere, nel 2018, i 3,8 miliardi di persone più povere del Pianeta. È questa la denuncia del nuovo rapporto di Greenpeace International ‘It’s the finance sector, stupid’, dal quale emerge come a Davos siano presenti anche le cinque compagnie assicurative con i maggiori investimenti a copertura di impianti e infrastrutture legate al carbone, il combustibile fossile più inquinante. Così, se l’obiettivo del Forum di Davos è quello di “migliorare lo stato del mondo”, in realtà le grandi banche globali ne tradiscono i principi, mentre “lobbisti e imprese di pubbliche relazioni – denuncia Greenpeace – stanno lavorando per conto di questi attori della finanza globale e dell’industria fossile contro gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.
LE BANCHE CHE ALIMENTANO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO – Le 24 presenti a Davos fanno parte delle 33 grandi banche globali che hanno versato collettivamente 1.900 miliardi di dollari in combustibili fossili. In prima linea ci sono JP Morgan Chase, Citi, Bank of America, RBC Royal Bank, Barclays, seguite ds MUFG, TD Bank, Scotiabank, Mizuho, Morgan Stanley. Questi primi dieci istituti di credito arrivano, da soli, a mille miliardi di dollari, ossia quanto basterebbe ad assicurarsi 640 GW di energia solare, più del doppio dell’attuale capacità installata a livello globale. E se dodici banche sono state identificate nella ricerca Banking on Climate Change 2019 come le peggiori al mondo per il finanziamento dei combustibili fossili a livello globale, undici di esse lo stesso anno hanno partecipato al Forum di Davos (a quelle già citate, si aggiunge Goldman Sachs). Dura l’accusa di Jennifer Morgan, direttore esecutivo di Greenpeace International: “Sono semplicemente degli ipocriti. Dicono di voler salvare il Pianeta ma lo stanno uccidendo per fare profitti”.
I FONDI PENSIONE – I fondi pensione rappresentano un pilastro importante nel mondo finanziario. Investono in compagnie assicurative, gestione dei patrimoni aziendali, banche e società di combustibili fossili. Secondo l’Asset Owners Disclosure Project, l’87% delle attività gestite dai cento maggiori fondi pensione pubblici del mondo deve ancora essere sottoposto a una valutazione formale del rischio climatico, mentre il 65% di questi fondi non ha una politica di investimento responsabile con riferimenti specifici ai cambiamenti climatici. Collettivamente, i tre fondi pensione (il piano pensionistico degli insegnanti dell’Ontario, il comitato per gli investimenti del piano pensionistico del Canada e PensionDanmark) che avevano rappresentanti a Davos 2019 hanno almeno 26 miliardi di dollari in partecipazioni di combustibili fossili in Shell, Chevron ed Exxon, tra gli altri, e in banche quali JP Morgan Chase, Bank of America e Royal Bank of Canada, vicine al settore dei combustibili.
IL RUOLO DELLE ASSICURAZIONI – Se un settore non è assicurabile, non è neppure finanziabile. E a Davos erano presenti lo scorso anno, e probabilmente ci saranno anche in questi giorni, anche le compagnie assicurative che UnfriendCoal definisce come “le peggiori” per la loro scelta di assicurare il carbone. Sono AIG, Prudential, Sompo, Tokio Marine e Lloyd’s. In questo gruppo, solo una ha promesso di disinvestire dai combustibili fossili, pur continuando a fornire una copertura assicurativa a diverse centrali a carbone attive. AIG, ad esempio, è considerata la “peggiore” compagnia nel settore assicurativo, anche a causa del suo supporto a un nuovo progetto condotto in Australia dal gigante del carbone Adani, nel cui finanziamento è in parte coinvolta anche la banca italiana Intesa Sanpaolo. “Non abbiamo più tempo da perdere con chiacchiere e falsi annunci – continua Morgan – Gli attori della finanza mondiale devono cambiare atteggiamento e smettere di comportarsi come se tutto andasse bene, perché non è così. Siamo in emergenza climatica e non ci sarà economia su un Pianeta morto”.