Scienza

Il mistero del cranio conservato all’Accademia di Arte Sanitaria di Roma: “Potrebbe essere di Plinio il Vecchio”

Morto, come abbiamo imparato al liceo soffocato dalle esalazione durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, allo scrittore e ammiraglio dobbiamo una straordinaria opera fondamentale sulle conoscenze scientifiche dell'antichità

Quando medicina e storia antica, anzi archeologia si uniscono per risolvere un mistero di solito il risultato straordinario è possibile o almeno “verosimile”. È il caso del cranio conservato dall’Accademia di Arte Sanitaria di Roma – fino ad oggi considerato dalla tradizione appartenente a Plinio il Vecchio – che potrebbe essere davvero un resto del grande naturalista e ammiraglio romano. Morto, come abbiamo imparato al liceo soffocato dalle esalazione durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, a Plinio il Vecchio dobbiamo una straordinaria opera fondamentale sulle conoscenze scientifiche dell’antichità. A rivelare nuovi e preziosi indizi sul teschio è il Progetto Plinio, coordinato da Andrea Cionci e forte delle indagini condotte da studiosi delle Università di Roma, (Sapienza), Firenze, Macerata e dell’Igag-Cnr. Dopo due anni di ricerca come riporta all’Adnkronos – e l’analisi di cranio, mandibola, denti e Dna – è dunque sempre più verosimilmente che il cranio sia l’unica reliquia esistente dello scrittore che ha lasciato ben 37 libri completi di storia naturale e che, al tempo stesso, fu un ammiraglio. Come ha tramandato in due lettere suo nipote, Plinio il Giovane.

L’input iniziale dello studio è partito da Flavio Russo che, nella pubblicazione dello Stato Maggiore della Difesa ’79 d.C., Rotta su Pompei’, aveva preso in esame una serie di importanti indizi sul cranio. L’idea di far eseguire una batteria di analisi sul reperto è stata rilanciata dallo storico dell’arte e giornalista Andrea Cionci che, grazie a sponsor privati e alla onlus Theriaca costituita dall’Accademia, ha potuto coordinare una serie di rilievi ed esami sul reperto. Ebbene, gli esami sui denti della mandibola inferiore avevano inizialmente fornito un’età della morte sconfortante: 37 anni, mentre Plinio si è spento a 56 anni.

Ma poi si è scoperto che la mandibola non apparteneva al cranio: l’esame del Dna ha dimostrato che si tratta di due individui diversi. La mandibola potrebbe appartenere (ancora una volta il condizionale è d’obbligo) ad uno schiavo numida di Plinio. L’esame delle suture craniche per la calotta fornisce invece un’età di morte compatibile con quella di Plinio. Oltre a questo, gli studiosi hanno messo in fila una serie di coincidenze derivanti dalla posizione del corpo ‘dormiente’ e soprattutto dal ricco corredo aureo ritrovato, ascrivibile ad un altissimo ammiraglio romano. “Le probabilità che la calotta cranica sia di Plinio aumentano, dunque, ma una sola cosa è assolutamente certa – spiega Cionci, promotore e coordinatore del Progetto Plinio – fino allo stato attuale degli studi nessun indizio è emerso per negare che questa calotta cranica appartenga veramente al grande personaggio”. Insomma, gli elementi raccolti fino ad ora vanno tutti nella stessa direzione. Ma il lavoro non è ancora terminato. “Sperando che l’Accademia possa essere sovvenzionata, o dallo Stato o da altri privati – conclude Cionci – proseguiremo nelle ricerche”.

Foto di archivio