“Luca, hai visto che ce l’abbiamo fatta?”. È il cerimoniale di consegna della Champions League 1996 a Roma, Moreno Torricelli ha appena dato un bacio sulla guancia al suo capitano Gianluca Vialli. Entrambi sono felicissimi. A 26 anni Torricelli ha giocato la partita della vita, ha contenuto la verve di Musampa e ha spinto sulla fascia come un forsennato. La vittoria ai rigori con l’Ajax è la vetta più alta della sua carriera. “Non veniva ancora eletto l’MVP – racconta oggi Torricelli – ma a detta di molti nella finale sono stato il miglior in campo. Nella carriera di un calciatore ci sono delle partite in cui fisicamente sei al 100 per cento e tutto ti riesce come meglio non potresti. Ho giocato la gara perfetta in una delle vittorie più importanti nella storia della Juve. Vialli sentiva fin troppo la partita, alla fine non ha calciato il rigore perché l’emozione era tanta. Lui aveva perso già una finale di Champions con la Sampdoria. È stato uno degli artefici principali di quella vittoria, ecco perché gli ho dato quel bacio”.
Il 23 gennaio 2020 Moreno Torricelli compie 50 anni: “Per trenta ho giocato a calcio, sono diventato la persona che sono grazie a tutte le persone che ho incontrato nella mia strada. Gli sport di squadra sono una scuola di vita”. La sua è una favola calcistica da raccontare ai bambini. Solo quattro anni prima della coppa, Moreno giocava nel campionato di Serie D con la Caratese, guadagnandosi da vivere in un mobilificio della zona a un milione e due al mese (di lire, ovviamente). Poi, la svolta. Franco Landri, direttore sportivo del Verona, è amico della Juventus. Ha un buon occhio, le sue segnalazione vengono sempre prese in considerazioni da Boniperti. Questa volta il nome che gli fa è quello di Moreno Torricelli. Nel 1992 la Juve deve affrontare nei primi dieci giorni di giugno un paio di amichevoli, una a Vicenza e una ad Ancona. È una Juve sperimentale e allora l’allenatore Trapattoni dice: ok, proviamo questo nuovo ragazzo. Gli piace subito la sua grinta, la sua fame, la sua esuberanza atletica e così gli fa fare il ritiro estivo, ma ancora in prova, per la stagione successiva. Di lì a firmare il primo contratto professionistico è un attimo. Nello spogliatoio bianconero il Trap lo chiama “legnamé”, falegname in dialetto della Brianza. Robi Baggio è ancora più ironico e lo battezza “Geppetto”. Infatti ancora oggi tutti i ragazzi di quel gruppo lo chiamano Geppo. “Magari fossi un vero falegname, oggi trascorrerei il tempo libero facendo lavori in casa”.
Nel 1998 Torricelli passa alla Fiorentina, voluto ancora dal Trap, “è stato un atto dovuto, una forma di riconoscenza nei confronti del mister”. In carriera Moreno ha vinto moltissimo (tre scudetti e l’Intercontinentale, tra le altre cose) e ha collezionato anche 10 presenze in Nazionale. Dal calcio ha avuto parecchio. Ci ha pensato la vita purtroppo a togliergli fin troppo. Nel 2010 per un male incurabile è venuta a mancare la moglie Barbara. “Ci accorgiamo in quei momenti di quanto siamo piccoli e impotenti di fronte a una cosa già scritta. Ma non si può scappare, bisogna affrontare tutto e andare avanti. I miei tre figli sono stati la mia forza, non potevo mollare. Tutta l’attenzione è andata nei loro confronti, ed è stata una spinta anche per me… Sì, ho tre ragazzi in gamba”. Oltre a fare il papà, Moreno oggi gira l’Italia incontrando studenti con “Allenarsi per il futuro”, progetto contro la disoccupazione giovanile ideato da Bosch Italia in collaborazione con Randstad.