L'ordinanza del gip parla esplicitamente di comportamenti che "violavano la loro intimità, baciandole e palpeggiandole o addirittura costringendo la vittima a masturbarla". Le ragazze, in maggioranza studentesse dell’università di Roma 3, avevano cominciato a condividere le proprie storie sui social per avvertire le coetanee e metterle in guardia sull'uomo
Si spacciava per un famoso chef e, promettendo posti di lavoro a giovani ragazze, otteneva i loro numeri di telefono. Da quel momento, diventava uno stalker capace di perseguitare senza tregua le sue vittime, spingendosi anche alle molestie sessuali: un 23enne di Roma è stato arrestato con le accuse di atti persecutori e violenza sessuale. Nell’ordinanza, il giudice Pier Luigi Balestrieri parla di un “soggetto privo di qualsivoglia capacità di autocontrollo”.
Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito le mosse del predatore seriale, che cercava le sue vittime soprattutto tra le studentesse universitarie che frequentavano le zone di viale Marconi, Ostiense, Piramide e via del Porto Fluviale. Si presentava come uno chef in grado di offrire lavori ben pagati in ristoranti di lusso, ma in realtà le perseguitava per telefono – nella migliore delle ipotesi – o arrivava alle molestie. L’ordinanza del gip parla esplicitamente di comportamenti che “violavano la loro intimità, baciandole e palpeggiandole o addirittura costringendo la vittima a masturbarla”. Le ragazze, in maggioranza studentesse dell’università di Roma 3, avevano cominciato a condividere le proprie storie sui social per avvertire le coetanee e metterle in guardia sull’uomo. Le vittime che hanno avuto il coraggio di denunciare hanno fornito descrizioni fisiche concordanti: i carabinieri hanno individuato nel 23enne con precedenti il sospettato numero uno. L’uomo di trova ora nel carcere di Regina Coeli: “Il concreto pericolo di reiterazione del reato da parte dell’indagato – scrive il gip Balestrieri – è desumibile dalla modalità della condotta posta in essere che evidenzia la sua già ampiamente sperimentata pericolosità”.