Il direttore Marco Damilano e cinque giornalisti del settimanale (Leo Sisti, Paolo Biondani, Gloria Riva, Giovanni Tizian e Stefano Vergine) sono stati archiviati dal gip di Velletri, Gisberto Muscolo, dall'accusa di aver diffamato il leader della Lega, e altri esponenti di vertice del Carroccio. "Nessuno ha mai potuto smentire la verità storica di tutti i fatti scoperti con le nostre inchieste giornalistiche", spiega il sito del settimanale
Il giornalismo d’inchiesta batte Matteo Salvini. Il direttore Marco Damilano e cinque giornalisti del settimanale (Leo Sisti, Paolo Biondani, Gloria Riva, Giovanni Tizian e Stefano Vergine) sono stati archiviati dal gip di Velletri, Gisberto Muscolo, dall’accusa di aver diffamato il leader della Lega, e altri esponenti di vertice del Carroccio. Gli articoli contestati dal partito del ministro dell’Interno sono stati pubblicati tra il 3 giugno e il 15 luglio 2018. “Da allora nessuno ha mai potuto smentire la verità storica di tutti i fatti scoperti con le nostre inchieste giornalistiche”, spiega il sito del settimanale, dando notizia dell’archiviazione.
“Matteo Salvini è stato sconfitto dall’Espresso e sbugiardato dai giudici sullo scandalo dei 49 milioni confiscati alla Lega ma in gran parte spariti, Tutti i magistrati competenti hanno infatti dichiarato completamente infondate le querele per diffamazione proposte (e pubblicizzate) dal leader leghista, quando era ancora ministro dell’Interno, dal suo vice, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, e dal tesoriere del partito, l’onorevole Giulio Centemero“, si legge nella nota diffusa dall’Espresso.
“La sentenza dei giudici – continua la nota – spiega che il lavoro dei giornalisti dell’Espresso rappresenta ‘indiscutibilmente‘ un esempio di giornalismo d’inchiesta, che secondo la Cassazione va considerato ‘l’espressione più alta e nobile dell’attività d’informazione. Le motivazioni del verdetto, depositate oggi, precisano che ‘con il giornalismo d’inchiesta l’acquisizione delle notizie avviene autonomamente, direttamente e attivamente da parte dei professionisti e non mediata da fonti esterne mediante la ricezione passiva di informazionì”. I giornalisti sono stati assolti con formula piena “perché hanno pubblicato solo informazioni verificate e documentate, di indubbio interesse pubblico ed esposte con correttezza, con tutti i crismi del diritto-dovere di cronaca”.
“La sentenza di assoluzione dell’Espresso -si sempre legge nella nota del settimanale- è importante per tutta la stampa italiana, perché riconferma i principi sanciti dalla Cassazione sul giornalismo d’inchiesta: i cronisti che fanno questo tipo di lavoro non possono essere obbligati a pubblicare solo notizie ‘certe e incontrovertibili, cioè ad aspettare che siano convalidate da definitive sentenze giudiziarie dopo tre gradi di giudizio, ma possono anche evidenziare interrogativi, fatti sospetti, dubbi, purché fondati e comprovati da documenti e testimonianze attendibili”.