In “ReAle”, forse l'album più bello della sua carriera, J-Ax ci mette la faccia su qualsiasi argomento: dalla violenza sulle donne al riscatto sociale, passando per il razzismo. Dice la sua anche su Fedez e le polemiche sanremesi sui testi del passato di Junior Cally, uno degli artisti in gara al Festival di Sanremo
Una profonda analisi di se stesso, ma anche della società. J-Ax nel suo nuovo album “ReAle” di certo non si tira indietro e senza peli sulla lingua parla del riscatto sociale, il razzismo, il femminicidio, ma anche di quello che è accaduto dopo la separazione artistica con Fedez. Un disco di ottima produzione e ricco di collaborazioni da Paola Turci ad Enrico Ruggeri, passando per Max Pezzali, per raccontarsi senza fronzoli: “Questo è un disco per guardarsi finalmente in faccia, dopo tanto tempo, e poter dire sono un perdente che ha vinto”.
Rivendichi il diritto di dire la tua?
Certo! Io penso che bisogna dire la propria opinione, in un momento storico in cui la gente sta, certamente, andando nella direzione sbagliata. Io pago le tasse e ho il diritto di dire la mia.
Come succede in “Beretta”, dove racconti di una donna, vittima delle violenze del compagno, che si fa giustizia da sola?
Non sono per dogma contrario alla legittima difesa, che ammetto è un argomento molto complesso, specie quando di mezzo c’è la violenza. Io racconto, in questo caso, un caso di cronaca, simile purtroppo a molti altri, da cui ho preso spunto. Io giustifico il gesto della vittima delle violenze, nonostante il moralismo di certa gente che parla, perché non sa e non vive certe situazioni. Lei ha denunciato il compagno violento, inutilmente, le botte sono continuate fino ad avere il polso rotto. Nonostante abbia denunciato si è sempre ritrovata in questo incubo, senza poterne uscire, fino a quando non si è fatta giustizia da sola. In questo caso dico ‘io non so se è colpa della beretta, io so solo una cosa: che di sicuro quell’uomo non la picchierà più’. Sono per la legittima difesa, anche morbida. Sia chiaro esiste una violenza sugli uomini, per la maggior parte è psicologica e si sviluppa in un contesto domestico. È una percentuale minore, ma esiste. Il discorso poteva essere al rovescio, ma poteva essere frainteso e l’ho raccontato dal punto di vista femminile.
Prendi in giro anche il meccanismo del mercato discografico. Come mai?
Perché questo è un Paese strano, sei un artista numero uno solo quando schiatti. In questa canzone metto assieme venti punti in cui racconto l’ascesa e il successo di un artista. Tra tutti i punti elencati forse il secondo riguarda me: sei un artista a tutto tondo il popolo ti ama ma la gente più alla moda ti dà contro da giovane promessa a solito stronzo.
A proposito di discografia, Fedez durante una intervista a ‘La confessione’ ha raccontato che gli hai voltato le spalle all’improvviso. Cosa è successo?
Non mi sento un traditore e su quella questione nello specifico non risponderò mai, perché voglio si parli di me per la musica. La cosa mi è scivolata addosso e non ho niente da dire, anzi meglio se mi fate passare per il cattivo della situazione!
È ispirata a questa vicenda “Quando piove diluvia”?
Racconta esattamente quello che è successo dopo la separazione artistica da Fedez. Io ho una grande paura, è una costante della mia vita. Non importa quanti anni di carriera hai alle spalle, succede sempre che si possa perdere tutto, da un momento all’altro, per un errore o per un incidente… È un attimo. Aumenta il successo e aumenta la mia paura, la paura di perdere il futuro. Quando sono uscito dalla società Newtopia (fondata con Fedez, ndr) ho avuto una serie di piccole sfighe tanto che, ad un certo punto, ho pensato di avere la nuvoletta della sfiga di Fantozzi sulla testa (ride, ndr). Ho subito un controllo della Guardia di Finanza che poi si è risolto bene, con un nulla di fatto. Ma in quel momento pensi di tutto. Poi sono arrivate ‘Le Iene’ per un servizio, poi non andato mai in onda, sulla qualità della Maria Salvador, la cannabis legale di cui sono testimonial. Praticamente un’azienda concorrente della Maria Salvador aveva messo in dubbio la qualità del prodotto. Per fortuna, dopo le analisi, è rientrato tutto perché erano accuse false. In quel momento ero pieno dei casini e pensavo ‘questo è il destino che me la sta facendo pagare’. Vivo, come tanti miei colleghi, il complesso dell’impostore.
Cosa ne pensi del polverone sui testi del passato di Junior Cally, in gara a Sanremo, ritenuti violenti e misogini?
Se hai bisogno di avere il rap nel cast di Sanremo perché è il genere che adesso tira di più e perché rimanga attuale, poi non ci si può lamentare dopo. Il rap ha i suoi canoni. Ma prendiamo, ad esempio, Eminem che è stato il super ospite nel 2001 e si è intascato 400 milioni. Un artista che è stato invitato proprio sullo stesso palco e l’anno prima aveva pubblicato una canzone, in cui parlava a una bambina che aveva ammazzato la madre, chiusa in un baule e buttata in un lago. Eminem ai tempi diceva già delle cose pesantissime più di Junior Cally. Io dico sempre che la canzone è una canzone, il film è un film… C’è poi chi dice non è sempre così per mille motivi. Io non ho mai usato certi cliché del rap, non ho mai spacciato, però a volte si usano i cliché, come negli anni 80, quando tutti parlavano di droga e fighe. In questi anni c’è stato una progresso e una evoluzione nella scrittura del rap ed è innegabile.
Che cosa ti auguri per il tuo futuro?
Di vivere sempre la magia di fare questo lavoro. Quando entro in studio voglio sempre avere la stessa mentalità dei primi anni. Per fortuna quando sono lavoro sono molto libero, non mi sento arrabbiato, ma parlo di argomenti che mi interessano. Sono argomenti che mi colpiscono, ma non mi toccano perché non ho mai avuto violenze domestiche. Ho la stessa donna da 18 anni, non ho idea del mondo di Tinder. Esprimo le mie opinioni solo nei ritornelli delle mie canzoni.