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Orologio dell’Apocalisse, lancette scattano ancora in avanti. Gli scienziati: “Mancano solo 100 secondi alla fine del mondo”

di Kevin Ben Alì Zinati

Le motivazioni - 2/3

Ieri, giovedì 23 gennaio, il Bollettino ha tenuto una conferenza stampa per annunciare l’aggiornamento dell’Orologio. Ogni anno viene il Consiglio di Scienza e Sicurezza del “Bulletin” e il suo Consiglio degli sponsor, fatto tra gli altri da 13 premi Nobel, che si consultano sullo stato della sicurezza internazionale. Da qui decidono dove spostare le lancette ma può anche capitare che da un anno all’altro non vengano mosse né in avanti né indietro. Nel 2019 per esempio l’Orologio rimase sulle ventitré e cinquantotto del gennaio 2018, in avanti di trenta secondi rispetto a dodici mesi prima. Per il Bulletin of the Atomic Scientists la mezzanotte ha sempre rappresentato il pericolo di una guerra atomica ma dal 2007 indica tutto ciò che potrebbe causare danni irrimediabili all’uomo e alla Terra, come il cambiamento climatico.

Nel 2019 Greta Thunberg e le proteste dei Fridays For Future portate avanti soprattutto dai giovani, hanno aumentato la consapevolezza sul cambiamento climatico: molti ancora lo negano ma il termometro della Terra continua davvero a salire, con il 2019 che è stato il secondo anno più caldo della storia. Nonostante questo l’azione dei governi dei grandi paesi del mondo per mettere in atto soluzioni di adattamento, secondo il Bollettino non è affatto all’altezza, anzi. Alla crisi mondiale, in più, concorre pure la “questione nucleare”. Iran e Corea del Nord continuano a scontrarsi sui programmi nucleari mentre Stati Uniti e Russia stanno facendo troppo poco sul controllo degli armamenti e il disarmo. Ancora più preoccupanti, però, le mosse dei leader di grandi superpotenze e i traballanti trattati sul controllo degli armamenti nucleari che starebbero favorendo una nuova e reale corsa agli armamenti atomici. Un quadro per il Bulletin macchiato anche dalle campagne di disinformazione per seminare sfiducia e “corrompere l’informazione da cui dipendono la democrazia e il processo decisionale pubblico”. Ma il danno più grande, scrivono, è che i leader mondiali “denigrano e scartano i metodi più efficaci per affrontare queste minacce” contribuendo ad alimentare una situazione tossica che, se non affrontata, “porterà alla catastrofe”.

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