Manciate di secondi - 3/3
L’orologio della coscienza umana già altre volte è stato vicino alla mezzanotte. Quando venne disegnato e realizzato a due anni dalla fine della della Seconda guerra mondiale le lancette battevano sette minuti all’Apocalisse, nel 1953 i minuti si erano già ridotti a due. Gli Usa di Eisenhower stavano infatti pensando di sganciare l’atomica in Corea e l’Unione Sovietica si era già costruita la propria bomba e ne aveva già fatte esplodere otto in altrettanti test. Il Doomsday Clock si aggiorna una volta all’anno e perciò, se ci fosse stato il tempo, i minuti che dividevano l’uomo dall’Armageddon sarebbero diventati pochi secondi durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962. In quei tredici giorni di metà ottobre JFK, Nikita Krusciov e il mondo intero furono mezzo passo (e forse anche di più) dentro una terza guerra mondiale, questa volta nucleare. La mezzanotte fu così vicina che l’anno dopo nacque il famoso “Telefono Rosso”, una linea di telescriventi per una comunicazione diretta tra la Casa Bianca e il Cremlino.
Negli anni Settanta l’equilibrio rimase salvo fino alle 23:57 del 1984. Gli Stati Uniti nel ’80 aveva rifiutato di partecipare alle Olimpiadi sovietiche così l’Urss boicottò quelle di Los Angeles, trovando il supporto di altre nazioni tra cui la Germania dell’Est, Cuba e la Corea del Nord. La caduta del Muro di Berlino, il patto di riduzione delle testate nucleari, la fine della Guerra Fredda e lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel ’91 allontanarono poi le lancette di ben 17 minuti. Ma la mezzanotte si è progressivamente riavvicinata a partire dal 2007, quando i nordcoreani hanno avviato i propri i test nucleari e i climatologi hanno rilevato i segni del cambiamento climatico. L’escalation è continuata inesorabilmente e ad oggi mancano solo un minuto e quaranta secondi alla fine. Resta poco tempo ed è ora di agire. Anche perché cento secondi volano in un attimo.