“Non sono queste le partite per fare punti”. Dichiarazione tra le più classiche dei post partita, da tirare fuori quando mister o calciatori di piccole squadre vengono presi a pallate dalle grandi. Dichiarazione sconosciute per Mauro Sandreani e i calciatori del suo Padova in quella stagione 1994-95 che vide i veneti costruire una salvezza proprio sui punti conquistati battendo le big: esattamente venticinque anni fa toccava all’Inter sperimentare la legge dell’Euganeo.
I biancoscudati erano tornati in A dopo 32 anni di assenza con Sandreani in panchina e una squadra completamente italiana capace di prendersi il quarto posto del campionato cadetto l’anno prima. Col Padova però al quarto posto era arrivato pure il Cesena, a pari punti: lo spareggio di Cremona lo vinsero i veneti, staccando il biglietto per la A. In massima serie patron Puggina conferma Sandreani e gli eroi della promozione, dal portierone Bonaiuti all’esperto bomber Nanu Galderisi in coppia con un giovane Pippo Maniero, passando per Damiano Longhi. La squadra viene puntellata con l’attaccante croato Goran Vlaovic dalla Dinamo Zagabria, il giovane terzino David Balleri dal Parma, Kreek dall’Ajax e soprattutto il pittoresco difensore e rocker statunitense Alexi Lalas. La partenza però è da incubo: quattro sconfitte in quattro gare, dodici gol subiti e zero fatti. È un biglietto da visita che lascia presagire un anno da meteora e il ritorno immediato in serie cadetta.
Ma la fortuna dei biancoscudati è il calendario, nel senso che dopo un avvio soft, totalmente toppato, arrivano le big e il Padova comincia a giocare: pareggio al San Paolo col Napoli per 3 a 3 e soprattutto vittoria all’Euganeo per 2 a 0 contro il Milan campione d’Italia col primo, clamoroso, gol di Lalas in serie A. Quei risultati dicono che la salvezza è possibile: infatti il Padova comincia a girare, tra sconfitte e punti preziosi, con in mezzo un clamoroso e memorabile litigio tra Zeman e Lalas, col primo che giudica non adatto alla A l’americano e questo che risponde con l’intramontabile “È possibile che Zeman è uno vafanculo”.
Poi per l’ultima di andata all’Euganeo arriva l’Inter di Ottavio Bianchi: il 22 gennaio del 1995 i nerazzurri tengono in mano il gioco per tutta la gara. Bergkamp e compagni però divorano l’impossibile, Bianchi manda dentro Pancev ottenendo solo un metabolismo più rapido e dunque più gol divorati. Il Padova rimane in 10, l’Inter non riesce a segnare e alla fine un difensore con zero gol a curriculum, Massimiliano Rosa, tocca il pallone in una mischia da calcio d’angolo battendo Pagliuca e regalando la vittoria al Padova.
La stagione continuerà su questo ritmo: sconfitte con le pari livello, vittorie e ottime prestazioni con le grandi. All’Euganeo cadranno anche il Napoli di Boskov in corsa per la Uefa, il Toro di Rizzitelli, la Lazio di Zeman…e addirittura i veneti andranno a vincere in casa della Juve di Lippi di lì a poco campione d’Italia. Punti pesantissimi: ben 20 su 40 contro le prime 8 della classe. In pratica con lo stesso ruolino di marcia contro le dirette concorrenti i biancorossi sarebbero arrivati in Europa. Quei 40 punti totali e quasi miracolosi dopo l’avvio da incubo però quasi non bastano: il Padova è costretto a giocare lo spareggio col Genoa, arrivato a pari punti. A Cremona finisce uno a uno con i gol di Vlaovic e Skhuravy: ai rigori l’errore di Galante è decisivo per la retrocessione del Genoa. L’anno dopo Lalas e compagni, pur risultando ancora indigesti alle grandi, non bisseranno la salvezza, retrocedendo in B senza mai più riuscire a risalire in massima serie.