Una battaglia romantica, d’altri tempi e comunque fuori dal nostro tempo, speriamo senza un finale tragico.

C’era una volta l’analcolico biondo, come il suo colore chiaro tendente all’arancio, dal gusto agrumato e leggermente amaro, invitante e sensuale anche perché a incarnarlo in uno delle decine di Caroselli che andarono in onda in quegli anni ci fu nientemeno che Brigitte Bardot. Nacque nel 1964, in pieno boom economico e la sua popolarità, presto mondiale, fu fulminante. In più questa bevanda prendeva il nome da una cittadina piemontese nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, a nord di Domodossola, e veniva realizzata con le rinomate acque termali locali con una ricetta che resta tuttora top secret, come quella della Coca Cola.

“Il Crodino non deve lasciare Crodo” è adesso l’appello, potente e maieutico, lanciato dagli amministratori della valle Antigorio, l’area dove il piccolo centro sorge. A dicembre, infatti, lo stabilimento di Crodo cesserà la produzione e gli 80 dipendenti saranno trasferiti chissà dove. È la logica illogica, perché senza cuore né storia né intelligenza geografica, delle delocalizzazioni contemporanee. Ci si sposta con nonchalance là dove sembra convenga, schiacciando come carri armati decenni di ricordi, emozioni e frammenti di vita vissuta. Strappando radici e legami genetici col territorio, che in questo caso prova a vendere cara la pelle.

Ne va della sua anima. Il sindaco di Crodo, Ermanno Savoia, ha così chiamato a raccolta amministratori, politici, sindacalisti e lavoratori per un’assemblea che ci sarà stasera. L’obiettivo è di convincere Campari, che ha rilevato il marchio negli anni Novanta e aveva esplicitamente preservato il mantenimento della fabbrica di Crodo dal suo accordo di cessione del 2017 alla società danese Royal Unibrew, a non fargli chiudere i battenti. “Dobbiamo fare di tutto perché una produzione che lega il suo nome al territorio, il Crodino, non emigri verso altri stabilimenti” sostiene il primo cittadino.

C’è di mezzo la prosecuzione di un’avventura industriale e commerciale scolpita nella roccia della nostra memoria, e cultura popolare. Dallo slogan “Stappa un Crodino” a “Stoppa il Crodino” corre un abisso di speranze, sogni, civiltà.

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