Un “dittatore” che va “rimosso dal suo incarico” di presidente degli Stati Uniti. Dopo tre lunghi giorni di dichiarazioni di apertura da parte dei democratici si sono concluse venerdì sera le accuse nel processo per impeachment a Donald Trump che intanto, primo presidente della storia, marciava con gli antiabortisti. Jerrold Nadler, il presidente della commissione Giustizia della Camera, ha definito l’inquilino della Casa Bianca un “dittatore”, appunto. Per Nadler il tycoon, che si ricandida al suo secondo mandato, vuole essere “onnipotente”. Trump è determinato “ad avere tutti i poteri – ha continuato Nadler riferendosi al rifiuto del presidente di rispettare i mandati emessi dalla Camera per la consegna dei documenti – non ha rispetto del Congresso, non ha rispetto dei rappresentanti del popolo. È un dittatore, questo non può essere accettato”. Un appello a rimuovere un presidente considerato una minaccia per la stessa democrazia americana è arrivato anche dal capo dei ‘procuratori democratici’, Adam Schiff: “Che vi piaccia o no il presidente non è importante – ha detto rivolto ai senatori che sono la giuria del processo – quello che è importante è la Costituzione ed il suo comportamento scorretto”. “Quello che è importante è se è un pericolo per il Paese perché lo farà di nuovo”, ha concluso riferendosi alle accuse, abuso di potere ed ostruzione al Congresso, per le quali è processato il presidente Trump. “Se si permette al presidente di dire che la Costituzione lo autorizza a fare quello che vuole – ha detto Schiff – verrebbe inferta al Paese una ferita senza fine”. “Questo è Trump First, non America First. Vi chiedo, vi imploro di permettere a testimoni di venire a parlare qui in aula”, ha proseguito rivolgendosi ai senatori repubblicani. “Bisogna dare all’America un processo giusto, è quello che l’America si merita”
Da oggi la parola passa ai legali che difendono il tycoon. La squadra di avvocati del presidente ha promesso di presentare una difesa aggressiva a partire da oggi. “Non è una confutazione, ma quello che faremo è attaccare, attaccare tutti gli errori”, l’avvocato di Trump Jordan Sekulow parlando in anteprima su “Fox and Friends”. I repubblicani vogliono chiudere il processo di impeachment senza chiamare nuovi testimoni. E il presidente ripete sempre la stessa dichiarazione: “È una caccia alle streghe. Vogliono solo vincere le prossime elezioni. Quello che dovranno fare in aula i miei difensori è solo essere onesti e dire la verità”, ha aggiunto: “Non si può essere messi sotto accusa senza aver commesso alcun crimine o reato”.
Intanto però l’audio rubato in cui si sentirebbe chiedere la rimozione dell’ex ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch, è stato consegnato alla commissione intelligence della Camera per essere esaminato. A consegnarlo sono stati i legali di Lev Parnas, l’ex socio di Rudolph Giuliani che sarebbe l’autore della registrazione effettuata ne corso di una cena privata nell’aprile del 2018. L’audio potrebbe rafforzare la richiesta dei democratici di ammettere nuove prove e testimonianze al processo per l’impeachment in corso al Senato. Nell’audio si può ascoltare la voce di Trump dire: “Cacciatela via”. Il riferimento è all’ex ambasciatrice Usa in Ucraina, Marie Yovanovitch, per gli accusatori di Trump silurata perché considerata non gradita dalla Casa Bianca e un ostacolo alle pressioni sul governo di Kiev per avviare indagini sui Biden e sui democratici Usa. La registrazione, diffusa da Abc News, risalirebbe al 30 aprile 2018, un anno prima che l’ex ambasciatrice venisse effettivamente richiamata, e cattura un colloquio tra il presidente americano e i due soci di Rudolph Giuliani coinvolti nell’affaire Ucraina. Si tratta di Lev Parnas e Igor Fruman (arrestati lo scorso ottobre a Kiev per la violazione delle norme sul finanziamento elettorale, ndr), che il tycoon ha sempre negato di aver conosciuto nonostante ci siano alcune foto che lo ritraggono insieme ai due. “Dobbiamo sbarazzarcene subito, domani, non mi importa niente, ok?”, insiste Trump nell’audio. Per Parnas il presidente “sapeva esattamente cosa stava succedendo ed era assolutamente consapevole di tutti i miei movimenti. Io non avrei potuto fare niente senza il consenso di Giuliani o del presidente” dice in una intervista alla Msnbc l’uomo che per conto di Giuliani lavorava alle pressioni sul governo di Kiev per indagate i Biden“.
Una grana in più, insomma, per il ‘dream team’ di legali che difendono il presidente. Nelle prossime ore nell’aula del Senato toccherà a loro smontare l’impianto accusatorio per tre lunghi giorni illustrato nei minimi dettagli dai sette rappresentanti dell’accusa. E dimostrare come da parte di Trump non ci sia stato né abuso di potere né ostruzione al Congresso.