Non solo Wuhan, nota come "capitale cinese dei motori", ma anche altre importanti città come Pechino e Shanghai sono costrette al regime di quarantena. Una situazione di paralisi che potrebbe creare problemi anche all'industria automotive: Ford, Gm, Renault, Psa, Honda, Tesla e diversi atri costruttori, nazionali e non, stanno studiando contromisure
L’epidemia di coronavirus rischia di mettere in crisi anche l’industria dell’auto. E non parliamo solo di quella cinese. A Wuhan, infatti, capoluogo della Cina centrale da cui ha avuto origine il virus letale, si raccolgono anche numerose fabbriche dei costruttori di tutto il mondo, oltre a centri di ricerca e sedi di realtà high-tech.
Per questo motivo il regime di quarantena cui è stata sottoposta la città potrebbe andare ad inficiare anche le attività operative e di produzione di gruppi come Renault, Psa e ancora Honda: tutti e tre partner della joint venture con Dongfeng, uno dei maggiori costruttori cinesi con sede proprio a Wuhan, dove sono pure alcuni stabilimenti dei costruttori su citati.
Finora sarebbero almeno 13 i centri sottoposti a quarantena dal governo, tra cui la “capitale cinese dei motori”, e 56 milioni i cittadini bloccati: a Wuhan, in particolare, vige il divieto di utilizzo dei mezzi pubblici, così pure degli spostamenti in auto, ad esclusione di tutti quelli impiegati per gestire la crisi sanitaria. Una vera paralisi che, però, potrebbe ripercuotersi anche sull’industria dell’auto, dal momento che gran parte dei siti produttivi sarebbero stati costretti a interrompere le attività e dalle compagnie estere sono state imposte restrizioni ai propri dipendenti a viaggiare verso la Cina.
La stessa General Motors, tramite il suo portavoce Jim Cain, ha dichiarato alla testata specializzata Automotive News di aver limitato tutti gli spostamenti in direzione del Paese, chiedendo ai lavoratori di attenersi scrupolosamente alle direttive sanitarie dettate dalle autorità locali. Allo stesso modo anche FCA ha fatto sapere di aver bloccato gli spostamenti in direzione di circa 11 città cinesi, mentre Anderson Chan, portavoce di Ford Motor Company, ha dichiarato la presenza di un team specializzato a lavoro per tenere sotto controllo la situazione dei propri dipendenti, pur avendo gli stabilimenti non a Wuahn ma nei centri di Nanjing e Chongqing: quest’ultimo a forte rischio di contagio per la popolazione insieme alle altre due grandi Pechino e Shanghai.
Non sarà facile nemmeno per Tesla, che proprio a Shanghai ha stabilito la sua unica Gigafactory estera e che al momento è in piena produzione della Model 3: inoltre, durante l’evento di consegna delle prime sedan elettriche cinesi firmate Tesla, Elon Musk aveva annunciato di voler creare nel paese anche un centro di ricerca e sviluppo da cui sarebbe nato un nuovo modello globale.
Per capire, però, se e quanto l’industria automotive dovrà fare i conti anch’essa con l’epidemia – che finora nel Paese ha contagiato circa 2000 persone e causato 56 morti – c’è da aspettare ancora: sia perché un rallentamento delle attività in questo periodo era previsto per via dei festeggiamenti del Capodanno lunare, sia perché il quadro sanitario nazionale va modificandosi, peggiorando, di ora in ora.