“Lei non pensa agli innocenti che finiscono in carcere?“. La domanda è della giornalista di Repubblica, Annalisa Cuzzocrea, ed è rivolta al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. Da circa cinque minuti, in studio, si sta parlando della legge, entrata in vigore lo scorso primo di gennaio e voluta dal Movimento 5 stelle, che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. E proprio a questo tema è legato il quesito di Cuzzocrea, che infatti esordisce, prima di fare riferimento agli innocenti, col cosiddetto “lodo Conte”, cioè quella proposta, avanzata dal presidente del Consiglio, che farebbe partire il blocco dalla prescrizione dopo il primo grado solo per i condannati e non per gli assolti: “Non teme che sia incostituzionale?”, chiede la giornalista al Guardasigilli, per poi aggiungere: “Ma soprattutto non pensa ogni tanto agli innocenti che finiscono in carcere?”. La risposta di Bonafede, che ha suscitato le polemiche, si inserisce nel contesto della prescrizione: “Gli innocenti non finiscono in carcere”. E il significato è proprio questo: con la legge Bonafede, o blocca-prescrizione, non cambia nulla né ai detenuti ritenuti colpevoli dopo il terzo grado di giudizio (ovviamente) né a quelli in custodia cautelare (arrestati prima della sentenza per pericolo di fuga, reiterazione del reato e/o inquinamento probatorio) perché una prima sentenza, ancora, non c’è stata. In più, in quest’ultimo caso, queste persone sono, per la nostra Costituzione, “presunti innocenti” fino alla sentenza definitiva. Ecco, quindi, in che senso “gli innocenti non finiscono in carcere” se si considera il quadro normativo introdotto dalla blocca-prescrizione.