“Antifa Hier”, tradotto “Qui vive un antifascista”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha risposto alla scritta antisemita “Juden hier”, cioè “Qui ci sono ebrei”, apparsa la notte del 24 gennaio sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio della partigiana Lidia Beccaria Rolfi, a Mondovì, in provincia di Cuneo. E 48 ore dopo l’atto intimidatorio arriva la solidarietà del primo cittadino milanese: Sala ha postato sul suo profilo Instagram la foto della porta della sua casa con un cartello con scritto “Antifa Hier”, seguito poi dal commento “Qui vivo io”.

Intanto i proprietari dell’abitazione di Cuneo hanno denunciato l’episodio, su cui indaga ora la Digos di Cuneo. La scritta è comparsa sulla porta della casa dove la partigiana ha vissuto fino alla morte, nel 1996. La famiglia nel mirino degli antisemiti, tuttavia, non è di origine ebraica: Lidia Beccaria è nata nel 1925 a Mondovì, è entrata nella Resistenza con il nome di battaglia di “maestrina Rossana”. Il 13 aprile del 1944 venne arrestata dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana e consegnata alla Gestapo. Deportata nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück, al suo ritorno, ha raccontato gli orrori dei lager in “Le donne di Ravensbrück”, prima opera in italiano sulla deportazione femminile.

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Qui vivo io.

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