A Roma il derby è la partita, quella che si commenta per un anno intero, che vale “come” uno scudetto. Stavolta poteva valere davvero lo scudetto, perché la Lazio di Simone Inzaghi, delle undici vittorie di fila e del secondo posto in classifica un pensierino aveva cominciato a farlo davvero. Forse per questo l’ha sentito tanto, troppo, e l’ha giocato male. Forse anche per questo, per stoppare la corsa dei rivali, la Roma l’ha dominato dal primo all’ultimo minuto, ma non l’ha vinto. Un pizzico di poca cattiveria, tanta sfortuna: l’1 a 1, reti di Dzeko e Acerbi su due papere di entrambi i portieri, sta stretto ai giallorossi, anche se frena la striscia dei biancocelesti.

La Roma ha giocato con piglio e continuità. Lo richiedeva il suo ruolo di padrone di casa, lo pretendeva la tifoseria, dopo la recente striscia negativa e la brutta eliminazione in Coppa Italia, che in questo inizio di 2020 rischia di vanificare quanto di buono fatto nel 2019. È stata accontentata: i giallorossi hanno dominato per tutti i novanta minuti, soprattutto sugli esterni, alti e bassi (Fonseca ha vinto la scommessa su Spinazzola e Santon, schierati al posto dei “titolari” Kolarov e Florenzi), ma nel complesso tutta la squadra è stata positiva. La Lazio, invece, semplicemente irriconoscibile, con Immobile e Correa sotto tono, forse proprio fuori condizione: per tutto il match non ha fatto altro che appoggiarsi ai lanci lunghi su Milinkovic e sperare in un contropiede che non si è innescato mai.

Infatti la rete giallorossa non arriva per caso a metà primo tempo, anche se un po’ casuale: un lancio senza troppe pretese di Cristante, su cui però Strakosha calcola male i tempi dell’uscita e si fa anticipare di testa da Dzeko. Per poco la Lazio in una manciata di secondi non si ritrova addirittura in doppio svantaggio: sull’azione successiva al gol, Under e ancora Dzeko vanno a un passo dal segnare il 2-0. Ancora più casuale, però, è il pareggio laziale, che poi resisterà fino alla fine: sul calcio d’angolo battuto da Luis Alberto, la palla si impenna a campanile sulla traversa esterna, beffa Pau Lopez e ricade sui piedi di Acerbi, lesto a spingerla dentro. I giocatori giallorossi guardano sconcertati l’arbitro, ma non c’è motivo perché Calvarese annulli. La Lazio senza aver mai tirato in porta, salvata poi anche dal palo sulla conclusione a giro di Pellegrini, va a riposo sull’1 a 1.

In questi casi non sai mai se di fronte a tanti episodi, a un dominio così netto, è solo questione di tempo perché la squadra migliore prevalga, o se sono tutti segnali di quello che sarà l’esito opposto. I dubbi proseguono a inizio ripresa: Under ubriaca Lulic sulla fascia, mette dentro per Kluivert che si incrocia con Patric e va giù. Calvarese prima fischia rigore, poi va al Var e ci ripensa. Dzeko si libera in mezzo all’area e calcia a colpo sicuro, Strakosha respinge di faccia, e poi di nuovo di piede: i dubbi aumentano. Resteranno anche al fischio finale, dopo gli ultimi, inutili tentativi giallorossi: la Lazio ha steccato il derby e interrotto la sua striscia positiva. Ma con un gollonzo fortuito, un palo, un rigore cancellato dal Var, e parate varie, è più un’occasione persa o un punto guadagnato?

Twitter: @lVendemiale

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