La paura per la diffusione del coronavirus e per i suoi impatti economici spaventa gli investitori di tutto il mondo. I listini europei hanno aperto tutti in negativo, in scia a Tokyo, e nel corso della giornata hanno aggravato le perdite. Milano, che in avvio era la migliore complice l’impatto positivo della vittoria del Pd in Emilia-Romagna, ha chiuso a -2,3%, come Londra, mentre Francoforte ha ceduto il 2,6%. Anche la Borsa di San Paolo, la più importante dell’America latina, ha aperto in ribasso. Le borse cinesi invece sono chiuse per il capodanno lunare e riapriranno solo lunedì prossimo, dopo che le autorità di Pechino hanno esteso le festività di tre giorni per cercare di contenere l’epidemia. Per lo stesso motivo molte grandi aziende hanno chiesto ai dipendenti di lavorare da casa.

L’impatto si è fatto sentire anche sullo yuan offshore, che ha perso tutti i rialzi messi a segno nell’ultimo mese sul dollaro, in scia all’accordo commerciale con gli Usa. Mentre guadagnano terreno i beni rifugio come l’oro e i titoli di Stato Usa, il prezzo del petrolio è in picchiata (-2m8% sia il Brent sia il Wti): gli analisti prevedono un forte calo della domanda per effetto del rallentamento economico e della riduzione dei voli e dunque dei consumi da parte delle compagnie aeree. Vendite anche sulle materie prime, dal ferro al rame al palladio, le cui quotazioni nei mesi scorsi hanno superato quelle dell’oro.

Sui mercati europei hanno sofferto, oltre ai titoli legati alle materie prime, le compagnie aeree e i gruppi del lusso, molto esposti agli effetti che il virus avrà sull’economia cinese. Air France ha ceduto quasi il 7%, mentre Dior, Easyjet, Lvmh, Kering hanno lasciato sul terreno quasi il 4%. Male Burberry sul listino londinese e Hugo Boss su quello tedesco, mentre a Milano tra i peggiori ci sono Salvatore Ferragamo e Moncler. Soffre anche l’automotive con la paralisi del comparto in Cina dove Wuhan rappresenta il distretto principale del settore. In calo Volkswagen, Porsche, Renault e Peugeot, Brembo e Pirelli.

“Il rischio è che la diffusione del virus durante il Capodanno cinese possa influire particolarmente sui consumi”, commenta Vincenzo Longo, analista di Ig.com. “Al momento si parla di blocco alla circolazione per 60-80 milioni di persone: basta pensare cosa accadrebbe in Europa se una simile epidemia si diffondesse nel periodo natalizio”. Inoltre “l’impatto generalizzato sarà anche attraverso il petrolio, del quale la Cina è primo importatore, con il prezzo del greggio chiaramente indebolito”.

“Il rallentamento” del Pil cinese “nel primo trimestre sarà probabilmente più brusco di quanto ci aspettassimo”, conferma Chang Shu di Bloomberg Economics, secondo il quale “un blocco agli spostamenti per milioni di persone e un’estensione della vacanza del Capodanno lunare significano un colpo deciso al Pil del primo trimestre. Quanto accaduto con la Sars fornisce una lente con la quale valutare l’impatto di questo virus, oggi tuttavia l’economia cinese è molto di più dipende dal consumo, dal turismo e dai servizi”. Più ottimista Haiyan Li-Labbé, analista nel team di Paesi emergenti e specializzata nell’azionario cinese di Carmignac. “I titoli tecnologici cinesi resisteranno al coronavirus anche se i dati del primo trimestre potrebbero risentire negativamente della diffusione del virus. Dal punto di vista dei mercati, i settori più colpiti saranno in primo luogo quello del turismo e delle vendite al dettaglio”, conclude l’analista. Ubs nei suoi report si concentra soprattutto sugli effetti immediati sul business delle crociere e sugli impatti per compagnie aeree e società aeroportuali.

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