Il Pd si è svegliato primo partito. Non solo in Emilia-Romagna, dove sarebbe stata una notizia il contrario, ma anche in Calabria, dove il centrosinistra è arrivato a 25 punti di distanza dalla neopresidente Jole Santelli. Nicola Zingaretti può tirare un sospiro di sollievo: grazie a Stefano Bonaccini, alla capacità di coinvolgimento delle Sardine, e a un’affluenza superiore di trenta punti rispetto al 2014, il Partito democratico regge l’urto della Lega e torna a essere la prima forza in Emilia-Romagna.

Emilia, Pd primo partito, ma perde 10 punti dal 2014 – I dem hanno il 34% e 744mila voti, due punti e quarantamila voti in più rispetto alle europee del 2019, quando con un’affluenza sostanzialmente identica a quella di ieri c’era stato lo storico sorpasso della Lega. Il partito di Matteo Salvini è passato dal 34% (e 759mila voti) al 32% e 685mila preferenze, piazzandosi secondo. Alle regionali del 2014, invece, aveva preso il 19% e 233mila preferenze ma con un’affluenza più bassa di trenta punti. Rispetto a cinque anni fa, in ogni caso, i dem perdono dieci punti percentuali: nel 2014 l’affluenza si era fermata al 37% e il 44% del Pd corrispondeva a 535mila voti. Bonaccini, invece, raddoppia essenzialmente gli elettori: dai 615mila presi cinque anni fa passa a un milione e 194mila voti.

Voto disgiunto al 3% ma non è decisivo – Il governatore prende il 51%, tre punti in più rispetto a quelli raccolti dalla sua coalizione. Merito del tanto atteso voto disgiunto, che comunque non è stato decisivo. In attesa dei flussi elettorali, è evidente che hanno scelto il governatore uscente l’1,2% di elettori dei 5 stelle che non hanno messo la loro X sul nome del loro candidato presidente. Ma a Bonaccini sono probabilmente andati anche i quasi due punti percentuali di elettori di centrodestra che non se la sono sentita di votare Lucia Borgonzoni: la senatrice della Lega ha preso il 43,6%, la sua coalizione il 45,4%. Gli altri candidati sono rimasti tutti di gran lunga sotto il punto percentuale, ma con gli stessi voti delle liste: il signor Domenico Battaglia del Movimento 3 V (significa Vaccini vogliamo la verità) si attesta sullo 0,47%. Lo seguono a ruota sotto il mezzo punto la candidata comunista Laura Bergamini, Marta Collot di Potere al Popolo e Luigi Stefano de L’Altra Emilia Romagna.

Male la lista di Bersani, scompare Forza Italia – La vittoria del governatore uscente passa non solo dal Pd ma anche dalla sua lista civica che prende il 5,77%. Non va benissimo, ma conquista un risultato assolutamente soddisfacente, Emilia Romagna coraggiosa, cioè la lista appoggiata da due ex presidenti come Pierluigi Bersani e Vasco Errani: supera lo sbarramento al 3,7%. Delle altre solo Europa Verde e + Europa superano il punto percentuale. A destra male la lista della Borgonzoni che si ferma all’1,73% mentre Fratelli d’Italia passa dal 4% dell’Europee (104mila voti) all’8,7% e 180mila preferenze di ieri. Nel 2014 il partito di Giorgia Meloni era stato votato da 23mila persone: meno del 2 percento. Più o meno la stessa percentuale che prende oggi Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi in Emilia è a un passo dall’estinzione col 2,56% e 54mila voti. Solo sei mesi fa, alle Europee, era al 6% (131mila voti) ma il trend negativo si registrava già cinque anni fa con l’8,36% e 100mila voti.

Flop M5s, rischia in Calabria – Come previsto arriva un flop pesantissimo per il Movimento 5 stelle, che in Emilia supera lo sbarramento di poco mentre in Calabria è fuori dal consiglio regionale. Lo sfidante di Bonaccini, Simone Benini, si ferma al 3,5% mentre la lista arriva a prendere il 4,7%: 100mila voti dovrebbero bastare per eleggere due consiglieri. Alle regionali del 2014 i 5 stelle in Emilia avevano preso il 13% e 167mila voti, stessa percentuale alle europee del 2019, quando i voti erano però 290mila. Quindi in sei mesi i cinque stelle perdono 190mila voti: era un risultato in qualche mod atteso, ma non potrà essere sottovalutato nella Regione del primo V-Day. Soprattutto se davvero i grillini dovessero rimanere fuori dal consiglio in Calabria. L’aspirante governatore Francesco Aiello è dato al 7,3% e 54mila voti ma era sostenuto da due liste: quella dei 5 stelle è al 6,2% e 44mila voti mentre la civica Liberi di cambiare prende l’1,1. Un vero flop visto che l’idea di correre con due liste inserisce i grillini tra le coalizioni: vuol dire che per superare lo sbarramento occorre l’8 e non il 3%, come in Emilia. Quando mancano sessanta sezioni i 5 stelle sono fuori dal consiglio regionale, sei mesi dopo essere stati il primo partito alle Europee con il 26% e 194mila voti. L’unica magra, magrissima, consolazione per i grillini è il paragone rispetto a ultime regionali, quando presero il 4,8 e 38mila voti: dopo cinque anni crescono, ma è una crescita molto poco inutile.

In Calabria Fi fa meglio della Lega – Esulta invece il centrodestra con Jole Santelli che batte di 25 punti e 200mila voti il centrosinistra di Pippo Callipo. A garantire l’elezione della deputata di Forza Italia è l’ottimo risultato della sua lista (che volta oltre l’8%), il 13% portato in dote da due liste berlusconiane con nomi degli anni ’90 (si chiamane Casa della Libertà e Udc Libertas) e lo stesso partito di Berlusconi, che in Calabria riesce addirittura a fare meglio – seppur di soli 700 voti – della Lega: prende il 12,5% e 96mila voti, in linea con il risultato delle Europee (13% e 95mila voti) e delle regionali 2014 (95mila voti e 12%). Il partito di Salvini, invece, si ferma al 12,2% e 90mila voti: alle Europee con la stessa affluenza aveva preso il 22% e 164mila voti, mentre cinque anni fa non aveva neanche presentato la lista. Risultato in linea con il voto di maggio anche per Fratelli d’Italia, che è al 10,9% (77mila preferenze) cinque volte in più rispetto al 2,47% del 2014, quando però esprimeva la candidata presidente Wanda Ferro.

Callipo straperde, Pd primo anche in Calabria – Nel centrosinistra, nonostante la sonora sconfitta di Callipo, il Pd conquista la piazza di primo partito: ha preso il 15,4% e 113mila voti. Nel 2014, quando i dem avevano vinto le elezioni con Mario Oliverio, aveva preso il 23% e 185mila voti ma all’epoca la Lega non partecipava alle elezioni. Alle Europee i dem sono stati la terza forza della regione col 18% e 133mila voti, dietro il Carroccio e M5s. La forza del Pd in Calabria è stata dunque quella di perdere meno voti rispetto a quelli persi dai partiti di Salvini e Luigi Di Maio. A determinare la sconfitta di Callipo è invece il fatto di avere avuto il sostegno della metà delle liste che sostenevano Santelli: tre contro sei. Da registrare il buon risultato della civica personale: ha preso l’8%. Bene anche la coalizione civica di Carlo Tansi: è al 7,2%, ma rischia di rimanere fuori dal consiglio regionale. Ha comunque preso più o meno gli stessi voti del candidato dei 5 stelle.

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