“La morte di Steve Jobs, il lancio del primo iPhone, la caduta delle Torri Gemelle”. È la risposta che un 12enne mi ha dato alla domanda: dimmi tre eventi del Novecento. Di là che i tre fatti citati non sono accaduti nel secolo scorso ma negli anni 2000, fa rabbrividire pensare che al 12enne in questione non siano venute in mente le due guerre mondiali e la tragedia dell’Olocausto. Ma non è l’unico a non ricordare. Ciò che sembra mancare ai giovani spesso è la conoscenza.
Il portale Skuola.net ha intervistato 3000 studenti di medie e superiori e ha scoperto che il 37% dei ragazzi intervistati non ha idea di come sia morto Adolf Hitler (suicida nel suo bunker di Berlino), percentuale che sale al 54% se si analizzano solamente le risposte degli studenti delle scuole medie. Il 33%, poi, non sa dove si trovi Auschwitz (alle medie si arriva al 50%): tra le alternative, il 19% lo colloca in Germania, l’8% in Austria. E ancora, oltre il 20% non conosce il motivo per il quale si celebri la Giornata della Memoria il 27 gennaio (data della liberazione proprio del campo di concentramento di Auschwitz).
La scritta “Il lavoro rende liberi” (Arbeit macht frei)? Solo il 67% sa che era affissa all’entrata di numerosi lager nazisti, su tutti quello di Auschwitz: per il 5% si può leggere sui resti del Muro di Berlino, per il 4% in cima alla Statua della Libertà. E che dire, per restare sulla stretta attualità, di quel 42% che non ha idea di chi sia Liliana Segre, senatrice a vita ma soprattutto superstite della Shoah? Il 4% pensa addirittura sia il ministro dell’Istruzione. Eppure è un nome che quotidianamente fa il giro di giornali e tv.
Ma come mai gli studenti scivolano così facilmente su un tema centrale come questo? Per un ragazzo su due la colpa è da attribuire in primis alla scuola; secondo loro, infatti, negli istituti l’argomento si tratta poco o male. Non c’è quindi da stupirsi se il 47% degli alunni non ha i propri docenti come fonte primaria di nozioni sull’Olocausto. Per oltre la metà di loro (51%) l’orrore della Shoah potrebbe ripetersi nella società attuale e per un altro 42% ciò è difficile ma non impossibile; solo per il 7% è da escludere in modo assoluto che genocidi del genere possano accadere nuovamente.
Una paura del presente data anche dal clima di intolleranza percepito: secondo 3 ragazzi su 5 è più forte che in passato, giudicando vergognoso questo fatto; mentre l’8%, pur ammettendo l’acuirsi dell’odio sociale, lo giustifica. Un dato che deve lasciar pensare, soprattutto se a loro si unisce un 19% che riconosce il fenomeno ma lo considera solo un sintomo di stanchezza delle persone, stufe di subire soprusi da parte di altri soggetti.
Alla fine, solo il 13% vede l’Italia come una nazione tollerante. Non resta che pensare che la scuola fa troppo poco e che comunque non basta ciò che fa. Quando i testimoni dei fatti accaduti sotto il fascismo e il nazismo non ci saranno più resteranno questi giovani a ricordare. E a loro va trasmessa il più possibile una conoscenza seria, adeguata, competente su quanto è avvenuto.