Il presidente del Consiglio critica il leader del Carroccio: "C'è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale". Ora a cambiare dovranno essere gli equilibri dentro l'esecutivo. Orlando (Pd): "Modificato l'asse politico". Intanto il ministro dei Rapporti con il Parlamento D'Incà garantisce: "Orizzonte di lavoro fino al 2023"
“Matteo Salvini è il grande sconfitto di questa competizione”. Ed “è evidente la parabola calante della Lega”. Il giorno dopo il risultato delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna e Calabria, si iniziano a misurare gli effetti a livello nazione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pur ribadendo che non ci saranno contraccolpi sul governo, ha analizzato il risultato partendo dalla prestazione nelle urne del Carroccio: “C’è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale”. Quello che è certo è che, da oggi, i rapporti di forza dentro l’esecutivo sono destinati a cambiare: il Partito Democratico è infatti primo partito in Emilia-Romagna, ma pure in Calabria dove ha perso la Regione ma ha retto in qualche modo. Il vero tema ora sarà capire cosa succederà in casa 5 stelle: il Movimento è scomparso dai territori e, nel vuoto di un capo politico dimissionario, manca perfino una voce che difenda il progetto.
Il Pd già ieri sera aveva fatto capire che “qualcosa” negli equilibri dell’esecutivo deve cambiare, non per quanto riguarda i “posti”, ma sui temi. Oggi ha ribadito il concetto il vice-segretario Andrea Orlando: “È giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo”. Ad esempio, spiega, “sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c’è stata finora”. Nel silenzio dei 5 stelle, ha preso la parola il ministro per i Rapporti con il Parlamento grillino Federico D’Incà: “I numeri sono un’indicazione importante su cui riflettere, e lo si farà certamente durante gli stati generali del M5s di marzo, ma non possono essere un dato su cui fondare speculazioni in merito al futuro del Movimento, del governo o del Paese”. L’esecutivo, ha detto, “sta continuando a lavorare, con un orizzonte fino al 2023, per portare a termine le riforme in programma”.
Poco dopo ha parlato anche il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci: “Il voto in Emilia-Romagna ci insegna che il buon governo alla fine prevale e che il leader della Lega può anche perdere male. Per questo oggi, con più forza, dobbiamo ogni ora del giorno, fare bene all’Italia. Un governo serio e coraggioso, com’è stata seria e coraggiosa la legge di Bilancio. Basta bandierine, amici 5 stelle”. Anche Marcucci ha iniziato a parlare della giustizia: “La prima cosa in agenda è la disastrosa riforma Bonafede sulla prescrizione, non a caso, votata dalla Lega. Il premier Conte è chiamato subito ad una prova di responsabilità sulla giusta durata dei processi. Serve risolvere il problema, non inventarsi scorciatoie. Il Pd ha il proprio disegno di legge, va usato nel caso”, dice Marcucci aprendo anche alla “revisione integrale” dei decreti sicurezza che “deve essere il secondo tema”.
Ad agosto, ricorda Marcucci, “con Matteo Renzi, Dario Franceschini e Graziano Delrio, sono stato uno dei più convinti sostenitori di un governo che servisse anche a frenare l’arroganza di Salvini. Molti amici, molti tesserati del Pd, mi dicevano: ma chi te lo fa fare? Salvini crescerà, il Pd sarà ridotto ai minimi termini. Ed invece non sta andando così”, conclude. Una visione condivisa da Orlando: “Il governo è più forte e Salvini è più debole. In qualunque parte del mondo in cui si vede uno che fa un numero come quello dello scampanellamento si pensa che siamo a un centimetro dalla follia. Il fatto che la follia sia stata respinta credo aiuti anche quelli che vogliono venire a investire in Italia”. La risposta al vice-segretario e ai maggiorenti del Pd è arrivata dal deputato pentastellato Michele Gubitosa: “Mi dispiace sentire le parole di Orlando sulla necessità di rivedere l’asse politico del governo. Il Pd e noi stessi abbiamo sempre detto che il voto alle regionali non avrebbe pregiudicato l’attività di governo – scrive su Twitter – Spero non si vogliano strumentalizzare le elezioni locali per fare passi indietro su temi decisivi quali la prescrizione o la revoca delle concessioni autostradali. Per il M5S al centro di qualsiasi accordo resteranno sempre i temi per i cittadini”.
Della tenuta del governo parla anche Matteo Salvini: “Decideranno in Consiglio dei ministri. Non la vedo facile né per il Pd né per i Cinque Stelle. Al governo c’è una forza in enorme difficoltà”, sottolinea. “È chiaro che c’è stato uno spostamento a sinistra, si prende atto, non vediamo l’ora di confrontarci con le nostre proposte per le famiglie e l’economia. Ci aspettano – assicura – settimane appassionanti”. Sia in Calabria che in Emilia la coalizione di centrodestra, conclude, “ha dato prova di assoluta compattezza, se si fosse votato a livello nazionale il centrodestra avrebbe stravinto. Ma quando si voterà a livello nazionale è nelle mani del buon Dio saperlo”.