Economia

Banche, le pagelle della Bce: “Patrimoni adeguati, ma preoccupano casi di gestione inefficace e lacune nei controlli”

I risultati del Supervisory review and evaluation process (Srep) sugli istituti dell'Eurozona: solo sei delle 109 banche esaminate hanno mostrato livelli di capitale inferiori agli orientamenti. Quasi raggiunti gli obiettivi sulla riduzione dei crediti deteriorati. Tra i punti deboli la bassa redditività e la governance interna che "continua a mostrare segnali di deterioramento".

“Siamo sostanzialmente soddisfatti del livello complessivo di adeguatezza patrimoniale degli enti significativi sottoposti alla nostra vigilanza. Ma permangono preoccupazioni, in particolare per quanto riguarda i modelli imprenditoriali, la governance interna e i rischi operativi delle banche”. Così Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce, ha commentato l’esito dello Srep 2019, l’esame dei rischi delle maggiori banche europee che è il primo atto della Vigilanza bancaria europea nel 2020. Francoforte, nel presentare le “pagelle”, ha anche comunicato che manterrà invariati i requisiti e gli orientamenti di capitale per le banche. Il requisito per il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1), che sintetizza la solidità di un istituto, resta dunque al 10,6%.

Con l’esame Srep, sigla che sta per Supervisory review and evaluation process, l’autorità di vigilanza esamina i rischi delle banche e determina requisiti e orientamenti patrimoniali a livello di singolo ente, in aggiunta al minimo regolamentare. Dall’analisi è emerso che “la maggior parte degli enti significativi detiene livelli di capitale Cet1 superiori ai requisiti e agli orientamenti patrimoniali complessivi”. Le banche italiane avevano diffuso i loro requisiti già lo scorso dicembre. Solo sei delle 109 banche esaminate hanno mostrato livelli di CET1 inferiori agli orientamenti. “Agli enti che non hanno adottato misure soddisfacenti nell’ultimo trimestre del 2019 – afferma la vigilanza – sono state richieste azioni correttive da attuare entro tempistiche precise”. L’esame prevede un punteggio specifico espresso per ogni banca su una scala da 1 a 4, dove 1 è pari al punteggio migliore e 4 a quello peggiore. La quota di banche cui è stato assegnato un punteggio complessivo pari a 3 è aumentata dal 38% nel 2018 al 43% nel 2019. Le banche che hanno ottenuto i risultati peggiori e a cui è stato assegnato il punteggio 4 sono invece diminuite dal 10% all’8% e la percentuale di enti con punteggio pari a 2 si è ridotta dal 52% al 49%. A nessun ente significativo è stato assegnato il punteggio 1.

Ma è soprattutto la governance interna ad essersi rivelata “un elemento di preoccupazione“, con “un numero significativo di casi di gestione inefficace da parte degli organi di amministrazione e di lacune nei controlli interni“. Lo si legge nell’esito dell’esame Srep che in cui si sottolinea che “la governance interna continua a mostrare segnali di deterioramento“. Il supervisore evidenzia che “alcune banche hanno riportato perdite rilevanti causate principalmente da eventi relativi al rischio di condotta” e “i rischi informatici e cibernetici” che “hanno costituito una fonte principale di rischio operativo”. Francoforte intensificherà “la valutazione della sostenibilità dei modelli imprenditoriali e continuerà a richiedere alle banche di accrescere l’efficacia dei loro organi di amministrazione”.

Un altro aspetto preoccupante riguarda gli utili, che per la maggior parte delle banche europee “significative” sono inferiori al costo del capitale e “ciò ostacola la loro capacità di generare capitale in modo organico e di emettere nuovo capitale di rischio”. “Gli esperti di vigilanza – prosegue Francoforte – stanno concentrando maggiormente la propria attenzione sulla capacità di tenuta futura delle banche e sulla sostenibilità dei loro modelli imprenditoriali“.

Secondo l’Eurotower, le banche europee stanno in compenso raggiungendo gli obiettivi di riduzione dei crediti deteriorati. La raccomandazione resta comunque quella “di mantenere un’elevata attenzione nei confronti del continuo miglioramento dei loro profili di rischio di credito”. Quando la Bce ha assunto le proprie competenze di vigilanza cinque anni fa, si legge nel comunicato, “il volume degli NPL detenuto dagli enti significativi si collocava intorno a 1.000 miliardi di euro (pari a un’incidenza dell’8%). A fine settembre 2019 era sceso a 543 miliardi di euro (pari a un’incidenza del 3,4%)”.