Underwater
Dobbiamo tornare in America, anzi, giù nelle profondità dell’oceano per Underwater. Aspirazioni da blockbuster con l’intenzione, inutile, d’imitare l’esperienza di The Abyss, Leviathan o Alien, il film propone una storia di fuga claustrofobica da questa base sottomarina di scavi industriali a quasi 7 miglia sotto il mare – e pure Jules Verne non è che ringrazierebbe – fatta pian piano a pezzi da una misteriosa creatura.
I protagonisti sono il capitano Vincent Cassel, inutilmente ottimo, e una palestrata Kristen Stewart. Tra buon lavoro del personal trainer e inquadrature sul suo corpo in intimo, viene più da pensare a uno spottone per underwear o a prestazioni ginniche da testimonial di tute sportive. Confusionario nella sua didascalicità, buio nella fotografia, privo di idee originali nella regia e povero di emozioni, a un certo punto sembrerebbe quasi arrampicarsi sugli specchi dei kaijū made in Warner (Kong e Godzilla).
Ma qua siamo di produzione Fox, anzi 20th Century Studios: altra parrocchia. Allora questo film infausto si giocherà la vostra pazienza con la durata dei vostri popcorn. Trivellare il fondo dell’oceano o dell’ingenuità del pubblico? Ai più arditi la risposta.