Il manager milanese è stato nominato dal cda del gruppo transalpino, ma ricoprirà la carica solo dal 1° luglio per la clausola di non concorrenza firmata con Vw. A lui il compito di gestire una transizione delicata, a partire dai rapporti con gli alleati di Nissan
I primi segali erano arrivati a dicembre, con la preferenza espressa dai vertici Renault, a cui erano seguite le dimissioni da numero uno del marchio Seat. Ora per Luca De Meo, il 52enne milanese ex golden boy della nidiata Marchionne, è arrivata la conferma ufficiale dopo la riunione e conseguente nomina da parte del cda: sarà lui a guidare il gruppo Renault come amministratore delegato, nonché direttore generale. E lo farà a partire dal 1° luglio 2020, perché solo da quella data si libererà dalla clausola di non concorrenza siglata con il gruppo Volkswagen. Nel frattempo Clotilde Delbos continuerà a ricoprire la carica ad interim, dopo l’allontanamento lo scorso luglio di Thierry Bollorè.
De Meo torna dunque dove aveva iniziato la sua carriera venticinque anni fa, prima di cominciare il percorso che lo avrebbe portato in Toyota Europe, poi a Torino con Sergio Marchionne e quindi alla consacrazione definitiva nel gruppo Vw, con la presidenza di Seat nel 2015.
Il manager milanese arriva sullo scranno più alto in un momento storico abbastanza delicato per l’azienda transalpina, scossa dal caso (e dall’arresto con relativa fuga) dell’ex numero uno Carlos Ghosn, nonché dal fallimento delle trattative estive per la fusione con Fca. Avrà inoltre il non facile compito di ricucire i rapporti con gli alleati giapponesi di Nissan: tra Parigi e Tokyo ultimamente c’è stata più di una frizione.
“Sono lieto di questa nuova governance, che segna un passo decisivo per il Gruppo e per l’Alleanza. Luca de Meo è un grande stratega e visionario di un mondo automobilistico in rapida evoluzione. La sua esperienza, ma anche la sua passione per le auto, lo rendono una vera risorsa per il Gruppo”, ha commentato il presidente del consiglio di amministrazione del gruppo Renault Jean-Dominique Senard.