Chiuso il procedimento nei confronti dell'ex presidente dell'assemblea capitolina, di Camillo Mezzacapo, di Pierluigi e Claudio Toti, di Giuseppe Statuto e di Luca Parnasi. Secondo l'accusa, i costruttori hanno elargito all'ex politico versamenti illeciti per sbloccare l'iter amministrativo
Si è chiuso martedì l’ultimo filone dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma: altre dieci persone potrebbero finire come imputati nel process nato dall’indagine della procura. I pubblici ministeri hanno chiuso il procedimento nei confronti dell’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e dell’avvocato Camillo Mezzacapo (già imputato per corruzione che riguarda 16 persone), dei costruttori Pierluigi e Claudio Toti, di Giuseppe Statuto e di Luca Parnasi (anche lui già a processo). Invece, potrebbe essere chiesta presto l’archiviazione per l’amministratore delegato di Acea, Stefano Donnarumma, indagato per corruzione. Il nome di Donnarumma, infatti, non compare nell’atto di chiusura dell’ultima tranche del procedimento.
Al centro del filone di indagine appena chiuso c’è una serie di mazzette: secondo l’accusa, i costruttori le hanno elargite a De Vito in cambio del suo intervento per i progetti legati alla riqualificazione degli ex Mercati Generali e dell’area della vecchia stazione di Trastevere. Secondo l’impianto accusatorio, Marcello De Vito, “abusando della qualità e dei poteri di presidente del consiglio comunale di Roma Capitale”, ha indotto Pierluigi Toti e Claudio Toti “a conferire un incarico professionale allo studio legale di Camillo Mezzacapo, braccio destro di De Vito, facendo intendere che solo in tal modo si sarebbe potuto sbloccare il procedimento amministrativo” relativo all’approvazione della riqualificazione degli ex Mercati Generali. Un interessamento “remunerato” con una mazzetta da “oltre 110 mila euro trasferiti” allo studio legale di Camillo Mezzacapo e da quest’ultimo girati “per l’importo complessivo di 48 mila euro su un conto intestato ad una società riconducibile a Mezzacapo e De Vito“.
Per quanto riguarda Giuseppe Statuto, quest’ultimo, sempre secondo la procura di Roma, ha “erogato in favore di De Vito e Mezzacapo” oltre 24 mila euro, cifra corrisposta sotto forma di incarico professionale conferito “allo studio legale di Mezzacapo e da quest’ultimo trasferito per l’importo complessivo di 16 mila euro su un conto di una società riconducibile a Mezzacapo e De Vito”. Quest’ultimo importo, secondo l’accusa, è stato trasferito in cambio di un intervento nell’iter amministrativo per il rilascio del permesso di costruire di un edificio in viale Trastevere. A Parnasi, invece, la procura contesta di avere erogato a De Vito “molteplici utilità e tra queste l’affidamento, o anche la sola promessa, di lucrosi incarichi” allo studio Mezzacapo, sempre per la rimozione di ostacoli nella costruzione dello stadio della Roma.
Quanto al futuro dell’impianto sportivo è arrivata nelle ultime ore la smentita di Francesco Gaetano Caltagirone riguardo a un suo interesse nel dossier della costruzione. “Andare ogni tanto a vedere un derby Roma-Lazio è piacevole e divertente. Tutto il resto è pura fantasia”, afferma Caltagirone. La dichiarazione è arrivata dopo la diffusione di voci, alimentate sui social, che l’imprenditore cinematografico Dan Friedkin, impegnato nell’acquisto della squadra giallorossa, volesse avviare la costruzione di un nuovo stadio con un progetto diverso da quello di Tor di Valle.