Mancano poco al voto con il quale il Parlamento europeo si esprimerà sull’ultima versione dell’accordo sulla Brexit raggiunto tra i negoziatori dell’Unione europea e il governo di Boris Johnson. Accordo che, in caso di approvazione, entrerà in vigore il 31 gennaio, sancendo la definitiva separazione che avverrà con un processo di transizione che si concluderà il 31 dicembre 2020, la rimodulazione dei seggi all’Eurocamera e nuove regole per gli ingressi in Uk. Data entro la quale Londra e Bruxelles entreranno nella fase calda dei negoziati per stipulare nuovi accordi. “Il collegio ha discusso” il documento, “ma sarà adottato solo la settimana prossima, il 3 febbraio, quando il Regno Unito avrà lasciato l’Unione europea”, ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue, Maros Sefcovic, dopo la presentazione al collegio dei commissari della bozza della direttiva per il negoziato per le relazioni future col Regno Unito da parte del presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e del capo negoziatore, Michel Barnier.
I negoziati – Sefcovic, dal canto suo, si dice pronto “a mettere in campo tutte le forze per soddisfare l’impegnativo calendario proposto dalla controparte britannica. Un programma intenso, con un un round negoziale ogni tre settimane, ma vedremo quando il negoziato sarà avviato”. Anche per il commissario slovacco si tratta di un giorno “molto triste. Il giorno in cui il Regno Unito uscirà non sarà un momento di celebrazione. Ma ora guardiamo al prossimo capitolo, nei negoziati seguiremo lo schema già adottato. Abbiamo piena fiducia in Barnier, crediamo nell’unità dei 27. Faremo tutto il possibile nel nome della trasparenza”.
Gentiloni: “Scelta che non abbiamo voluto” – “Dobbiamo lavorare per avere degli accordi che impediscano qualsiasi ripercussione economica negativa, consapevoli del fatto che, se ci saranno difficoltà, le ripercussioni negative saranno alla fine purtroppo più negative per il Regno Unito che per l’insieme dell’Ue”, ha commentato il nuovo commissario per gli Affari Economici, Paolo Gentiloni, che a differenza dei sovranisti britannici ed europei parla di “un momento triste, naturalmente non vedo cosa ci sia da rallegrarsi, ma è una scelta che non abbiamo voluto, che ha voluto la maggioranza del popolo britannico e che noi non possiamo che accettare, non è una bella pagina per l’Ue. Non è una prospettiva di grandissimo successo per il Regno Unito, ma gestiremo il negoziato nel modo migliore possibile perché si possa restare grandi amici su moltissime sfide internazionali e si stabiliscano delle buone relazioni sul piano commerciale, sul piano economico e sul piano dei rapporti con i nostri concittadini”.
Farage: “Adoriamo l’Europa, odiamo l’Unione europea” – Entusiasta per aver raggiunto l’obiettivo per il quale ha combattuto per anni sia in patria, prima come leader di Ukip e poi del Brexit Party, che nell’emiciclo, Nigel Farage crede “davvero che la Brexit sia l’inizio di una totale riconfigurazione dell’Ue“. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles dal titolo Brexodus e nella quale, appunto, il leader sovranista ipotizza una fuga dall’Unione da parte di alcuni Paesi, tra cui anche l’Italia: “La prossima crisi bancaria o dell’euro che arriverà, e arriverà perché i numeri oggi sono molto peggiori, sarà troppo da sopportare per gli italiani”. Poi ha aggiunto: “Voglio che Brexit porti ad un dibattito in tutta l’Europa noi adoriamo l’Europa ma odiamo l’Unione europea, spero che questo sia inizia della fine di questo progetto che non funziona ed è antidemocratico”. Intanto, però, si concentra sugli ultimi step prima dell’ufficializzazione dell’uscita del Regno: “Alla mezzanotte di questo venerdì passiamo il punto di non ritorno – ha continuato – Si tratta di un momento significativo, per noi è probabilmente la cosa più importante da quando Enrico VIII ha portato il paese fuori dalla Chiesa di Roma”. Poi passa ad elogiare il referendum indetto dall’ex primo ministro, David Cameron, nel 2016: “È stato un esercizio di democrazia diretta. Alla gente è stato chiesto di prendere una decisione grande e fondamentale molto chiara. Il tuo voto sarà rispettato e attuato, non potrebbe essere più chiaro”.
“Supporto psicologico per gli stranieri che vivono a Londra” – Tra gli europeisti, come ad esempio il gruppo dei Socialisti e Democratici all’Europarlamento, c’è comunque la convinzione che l’uscita di Londra rappresenti solo un passaggio in un contesto storico particolare, ma che un giorno Uk e Unione torneranno a unirsi: “Non è un addio, è un arrivederci”, hanno detto agli eurodeputati britannici. “No, no, no, non torneremo, questo è il punto di non ritorno”, ha replicato Farage. Intanto, il sindaco di Londra, Sadiq Khan, europeista convinto e contrario all’uscita del Regno dall’Unione, ha deciso di aprire le porte del municipio della capitale britannica a tutti gli europei che vivono a Londra: il 31 gennaio verranno offerti “consulenza legale gratuita e supporto psicologico“, ma anche una tazza di tè e dolci a chi si recherà a City Hall. In un post sui social, Khan scrive: “Sto facendo tutto quel che posso per sostenere gli europei londinesi attraverso la Brexit. Il 31 gennaio, il Municipio aprirà le sue porte agli abitanti di Londra, in solidarietà con i nostri amici europei, con assistenza legale gratuita e conforto psicologico. Fate girare tra i vostri amici europei”. Sul sito del Comune si legge poi che “il Regno Unito potrà anche lasciare l’Ue il 31 gennaio, ma Londra resterà una città europea globale, aperta al mondo”. Tra le 17 e le 20, esperti legali di immigrazione daranno in particolare indicazioni agli europei residenti nella capitale su come chiedere il settled status (il permesso di soggiorno permanente).