Il rapporto annuale sull'Italia torna a chiedere un "pacchetto ampio di riforme" per "liberalizzare i mercati". Ma anche una rimodulazione dell'Iva e delle rendite catastali per alleviare il peso sui poveri. Sul reddito di cittadinanza vengono auspicate modifiche per "evitare disincentivo al lavoro e dipendenza dal welfare". Per quanto riguarda le pensioni, eventuali anticipi dell'uscita vanno collegati a riduzioni dell'assegno per garantire sostenibilità
In Italia “nel 2019 l’attuazione delle politiche fiscali è stata migliore del previsto, contribuendo al miglioramento del sentiment dei mercati”. Lo sottolinea il Fondo Monetario Internazionale nella dichiarazione finale della missione incaricata di redigere il rapporto annuale sull’Italia. In compenso lo staff dell’Fmi osserva come “un impegno costruttivo” del governo Conte 1 con la Commissione Ue ha contribuito a evitare l’avvio di una procedura per deficit eccessivo. Per il futuro, oltre a raccomandare le solite riforme strutturali, il Fondo ora diretto da Kristalina Georgieva (nella foto) suggerisce di “ridurre ulteriormente il cuneo fiscale“, che al 48% è molto più alto del 42% della media Ue nonostante il recente taglio di circa 3 miliardi.
Ma come trovare le risorse? La ricetta del Fmi mette al primo posto l’ottimizzazione delle aliquote Iva agevolate, aumentandole sui beni consumati soprattutto dai più benestanti (la famosa “rimodulazione” di cui si è molto parlato prima della manovra, per poi archiviarla). Ma anche mettendo mano alle rendite catastali che “impongono un fardello sproporzionato sulle famiglie più povere” e proseguendo nella lotta all’evasione fiscale. Questo richiede però, sottolinea il report, uno sforzo per “rafforzare l’agenzia delle Entrate, anche per colmare le carenze di personale e rimuovere gli ostacoli legali alla riscossione”.
Al giudizio cautamente positivo sulla politica fiscale condotta lo scorso anno contribuiscono “una attuazione di bilancio prudente nonostante il lancio di nuovi programmi sociali come Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza ed entrate fiscali più alte del previsto”. Però il debito “rimarrà elevato, vicino al 135% del pil nel medio termine, e aumenterà a lungo termine a causa della spesa pensionistica”. Quindi “è fortemente consigliabile trarre vantaggio dagli attuali bassi tassi di interesse per attuare un consolidamento credibile a medio termine”. Inoltre alla luce della “debole crescita potenziale” – 0,5% per il 2020 dopo lo 0,2% stimato per il 2019, con l’Italia sempre fanalino di coda della Ue – viene caldeggiato “un pacchetto complessivo di riforme” che la aumentino e rafforzino la resilienza” della sua economia. L’indicazione è di abbattere “le barriere alla concorrenza” nei servizi, nel commercio e nell’energia. Ma serve anche un piano di interventi con “misure per sostenere la crescita, proteggere i meno abbienti e combattere il cambiamento climatico“.
“Contrattazione sui salari va portata a livello aziendale” – Secondo l’Fmi, in Italia i salari “restano relativamente alti rispetto alla produttività”. Per questo occorre “modernizzare la negoziazione salariale” decentralizzandola – dunque portandola al livello aziendale – e “in questo contesto si può pensare a un salario minimo”. Inoltre riduzioni ben disegnate del cuneo fiscale sul secondo percettore di reddito e più servizi per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani sono auspicati per aumentare la partecipazione delle donne al lavoro.
“Allineare il reddito alle migliori pratiche internazionali” – Sul reddito di cittadinanza, che si rivolge ai “più vulnerabili”, vengono invece ribadite alcune delle critiche fatte un anno fa: offre “benefici superiori ai livelli internazionali“ che però “calano troppo rapidamente rispetto alla dimensione delle famiglie, penalizzando quelle più povere e più numerose“. Non solo, i benefici “si riducono nettamente in caso venga accettato un lavoro, soprattutto in caso di basse retribuzioni“. Di qui l’invito ad allineare le caratteristiche del Rdc “con le migliori pratiche internazionali per evitare un disincentivo al lavoro e una dipendenza dal welfare“.
“Pensioni anticipate? Solo se l’assegno è legato ai contributi” – Per quanto riguarda il cantiere delle pensioni, serve “correttezza” sui pensionamenti anticipati “legando strettamente gli assegni ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa“. L’Italia “ha fatto più della maggior parte degli altri paesi con risparmi nel lungo termine. Ma “nei prossimi decenni le pressioni sulla spesa sono destinate a salire considerevolmente” anche per via di Quota 100 “che accresce la spesa e crea una discontinuità sull’età pensionabile”. L’Fmi invita a “mantenere il collegamento fra età pensionabile e aspettativa di vita, adeguando i parametri previdenziali per garantire la sostenibilità” del sistema.