L’Organizzazione mondiale della Sanità ha convocato una nuova riunione d’emergenza per stabilire se l’epidemia di coronavirus iniziata in Cina costituisca un’emergenza sanitaria internazionale, mentre continua a salire il numero di vittime: 132 decessi. Il numero di contagi, ma non quello delle morti, ha superato quello del 2002-2003 legato alla Sindrome respiratoria acuta grave (Sars): secondo una stima diffusa dalla tv statale hanno raggiunto quota 6.078. La Farnesina ha annunciato che giovedì 30 gennaio partirà il volo organizzato dall’Unità di Crisi per rimpatriare, su base volontaria, i 60 cittadini italiani bloccati a Wuhan, una volta acquisite le necessarie autorizzazioni da Pechino. I connazionali nella regione sono circa 70, ma non tutti vogliono rientrare: specialmente chi è sposato con un cittadino cinese, o ha figli, non vuole separarsene e preferisce restare a Wuhan. All’arrivo in Italia i passeggeri “potrebbero trascorrere i 14 giorni in un ospedale militare”. Lo stesso giorno, il ministro della Sanità Roberto Speranza terrà nell’Aula del Senato una informativa urgente sulla situazione del coronavirus: lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. “Ho chiesto una riunione urgente dei ministri europei perché anche gli altri paesi facciano altrettanto, ma stiamo parlando di nove casi in tutta Europa, non bisogna fare allarmismo”, ha affermato Speranza.
Caso sospetto ad Alessandria – Una donna, rientrata dalla Cina dopo alcuni mesi, si trova ora in isolamento all’ospedale di Alessandria perché presenta sintomi influenzali simili a quelli del coronavirus. Al pronto soccorso è scattata la procedura prevista dal Protocollo nazionale per gli eventuali casi della polmonite virale: la paziente è arrivata da Shanghai, che non è fra le zone a rischio, ma per confermare (o escludere) l’eventuale infezione bisogna attendere i risultati degli esami clinici a cui è stata sottoposta.
Il conservatorio di Como sospende il rientro degli studenti cinesi. “Gentili studenti, per ragioni di profilassi, tutti gli studenti di ritorno da viaggi in Cina sono pregati dall’astenersi di frequentare l’Istituto per i 14 giorni successivi alla data di rientro”. Con questo avviso, pubblicato sul proprio sito web, il Conservatorio di Como ha chiesto ai propri studenti cinesi, molti dei quali di ritorno dal capodanno cinese, di restare a casa per precauzione. Un caso simile è avvenuto a Pavia, dovo uno studente arrivato da una città vicino a Wuhan per due settimane dovrà restare a casa anziché frequentare i corsi. Il suo tutor, considerato l’area della Cina da cui proviene, lo aveva accompagnato al Policlinico San Matteo per un controllo: tutti gli esami sono risultati negativi. Tuttavia, per precauzione, in Università hanno preferito consigliargli di restare nella sua abitazione per due settimane. “Una misura di buon senso”, ha detto il rettore, precisando che verrà comunque fornito allo studente tutto il materiale necessario per poter restare aggiornato sulle lezioni.
Iss: “Meno letale della Sars”. Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, ha spiegato che il tasso di letalità del coronavirus sembra essere minore di quello della Sars, ma leggermente superiore a quello dell’influenza. “Sulla letalità restano grossi dubbi – ha spiegato al termine di un tavolo tecnico- La maggior parte dei morti sono persone anziane o con malattie croniche, ma la differenza è che per l’influenza abbiamo il vaccino“. L’Iss ha spiegato anche che, al momento, sui numeri dell’epidemia non ci sono sicurezze. Pronta la procedura messa a punto del ministero della Salute: eventuali pazienti con i sintomi del coronavirus saranno ricoverati nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della regione dove si trovano e saranno trasferiti all’Istituto Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano – strutture specializzate in malattie infettive – solo se le loro condizioni si dovessero aggravare. Durante la task-force è stato confermato che in ogni regione esiste una struttura con un reparto di malattie infettive. Il ministero ha definito un protocollo anche per quanto riguarda gli italiani che rientreranno in aereo da Wuhan: non ci sarà una quarantena automatica, ma si valuterà caso per caso. L’ipotesi più accreditata, per motivi logistici, è che una volta atterrati trascorrano 14 giorni in una struttura militare.
I casi in Europa. Un caso di coronavirus è stato confermato in Finlandia, che si va ad aggiungere ai quattro casi in Germania e ai cinque in Francia: l’ultima ad essere contagiata è la figlia di una persona già malata. Lo ha reso noto la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides, informando il Parlamento europeo riunito in plenaria a Bruxelles. Il contagio da coronavirus “evolve molto velocemente e c’è la potenzialità di una minaccia molto grande – ha sottolineato – La mia priorità è assicurare tutto il sostegno agli Stati membri. Abbiamo bisogno di uno scambio immediato di informazioni e di coordinare la risposta europea”.
I rimpatri. La Gran Bretagna è pronta a rimpatriare domani i circa 200 sudditi di Sua maestà rimasti bloccati nella zona di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Un portavoce del premier Boris Johnson, al termine di una riunione a Downing Street, ha annunciato che il governo ha predisposto un aereo che abbia “posti per tutti”, anche se non si sa quanti cittadini inglesi vorranno effettivamente rientrare. Il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, ha detto che oggi ci sono “circa 600 cittadini europei che vorrebbero lasciare la Cina”. Al momento solo la Francia ha chiesto assistenza per il rimpatrio, tuttavia, 14 Paesi hanno comunicato di avere cittadini in Cina da rimpatriare, fra cui l’Italia. Il Meccanismo europeo di protezione civile “può coprire fino al 75% dei costi di trasporto”. Il volo predisposto per il rimpatrio di 201 cittadini americani, decollato questa mattina, si è fermato ad Anchorage in Alaska, dove tutti i passeggeri sono stati sottoposti a test e risultati negativi al contagio. Le persone erano già state sottoposte a due test in Cina, e altrettanti verranno effettuati prima di ripartire per la California del Sud, dove verranno tenuti in isolamento per un periodo di tempo indeterminato, per verificare con certezza che non sviluppino sintomi del coronavirus.
Voli interrotti. Nel tentativo di contenere la diffusione, diverse compagnie aeree hanno limitato le proprie tratte. La tedesca Lufhansa ha annunciato la cancellazione di tutti i voli da e per la Cina, così come Iberia e la British Airways: “In seguito alle raccomandazioni del ministero degli Esteri – è scritto in un comunicato della compagnia – abbiamo deciso di sospendere tutti i voli da per la Cina continentale con effetto immediato”. Provvedimento al vaglio anche della Casa Bianca, che lo ha comunicato a tutte le compagne aeree: “Non si esclude nulla”, ha detto il ministro della Sanità, Alex Azar. Oltre a evidenti ragioni di sicurezza, le compagnie aeree stanno tagliando i voli anche per via del crollo della domanda: quasi tutti i viaggi in Cina sono stati annullati o rimandati.
Chiudono le grandi catene. Il colosso svedese Ikea ha annunciato che chiuderà metà dei suoi negozi in Cina. Seracinesche abbassate anche per Starbucks, che in Cina ha 4.300 coffee shop: “Attualmente abbiamo chiuso più della metà dei nostri negozi in Cina”, ha sottolineato il responsabile dello sviluppo internazionale John Culver. Il direttore finanziario di Starbucks, Patrick Grismer, ha riconosciuto che “circostanze straordinarie” hanno indotto l’azienda a non rivedere al rialzo le previsioni annuali, come originariamente previsto, ma a mantenere le proiezioni fino alla fine dell’epidemia. Anche McDonald ha seguito il suo esempio: ristoranti chiusi in cinque città del Paese, le più colpite dal virus, e controlli su tutti i dipendenti nei punti vendita rimasti aperti. Il colosso dei fast food ha distribuito mascherine a tutti i dipendenti, e misurerà loro la temperatura appena appena arrivano sul posto di lavoro: chi mostrerà i sintomi verrà subito rimandato a casa. La Toyota ha deciso di sospendere fino al 9 febbraio la produzione dei propri mezzi in Cina, proprio per evitare ulteriori contagi: “Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio”, ha annunciato il portavoce della casa automobilistica, Maki Niimi. “Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio”.
Rallentano i contagi. L’unico dato positivo di martedì è, paradossalmente, proprio quello relativo ai contagi. In totale sono stati 1.459, circa 600 in meno rispetto alla giornata precedente. Un calo che fa sperare nella limitazione della diffusione da parte delle autorità di Pechino. Anche se Zhong Nanshan, lo pneumologo cinese che scoprì il coronavirus Sars nel 2003, ritiene che la diffusione del nuovo coronavirus potrebbe raggiungere il suo picco tra circa dieci giorni. In un’intervista con l’agenzia di stampa cinese Xinhua, Zhong si è detto convinto del fatto che il virus “raggiungerà il suo apice e successivamente non ci saranno aumenti su larga scala” della sua diffusione: “L’epidemia della Sars durò circa sei mesi, ma io non credo che quella del nuovo coronavirus durerà così a lungo”, ha affermato Zhong, le cui previsioni sono in contrasto con quelle di altri esperti, tra cui Gabriel Leung, decano della prestigiosa scuola di medicina dell’Università di Hong Kong, secondo il quale il picco sarà raggiunto tra aprile e maggio.
Rinviati i mondiali di atletica. Per ragioni di sicurezza sono state sospese le grandi manifestazioni sportive: rinviati al 2021 i mondiali indoor di atletica, che erano in programma a marzo. Poche ore prima, il governo di Pechino aveva deciso di annullare le gare di Coppa del mondo di sci di Yanqing che si sarebbero dovute tenere a febbraio, mentre la nazionale di calcio femminile cinese è stata messa in quarantena in Australia fino al 5 febbraio. L’Ue scrive a Pechino per chiedere che i cittadini comunitari nel Paese siano tutelati. In una lettera inviata al Ministero degli Esteri cinese dalla presidenza di turno croata, secondo quanto rivelato dall’Ansa, l’Unione europea ha chiesto alla Cina piena cooperazione e assistenza a tutela dei cittadini comunitari che attualmente sono bloccati a Wuhan e nell’Hubei. E la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro cinese, Li Keqiang, “per discutere del coronavirus e degli sforzi encomiabili del governo cinese per mitigare e contenere il virus”, come ha comunicato su Twitter. “L’Ue è pronta a fornire ulteriore assistenza se necessario”, ha aggiunto.
68 casi fuori dalla Cina. Quattro casi sono invece stati accertati negli Emirati Arabi Uniti, i primi contagi in tutta l’area mediorientale. Il ministero della Salute di Abu Dhabi ha precisato che si tratta di un’intera famiglia proveniente da Wuhan, epicentro dell’epidemia. Diventano tre, invece, i casi in Brasile e aumentano a quattro quelli in Germania, con altri tre contagi in Baviera, come reso noto da un portavoce del ministero della Sanità di Monaco. I tre nuovi pazienti sono sempre impiegati della Webasto, un grande fornitore di componenti automobilistici con sede a Stockdorf, nel distretto di Starnberg. Il primo paziente, un impiegato di 33 anni, aveva partecipato a un evento di formazione con colleghi provenienti dalla Cina: si tratta del primo caso di contagio in Europa senza che il paziente si sia recato nel Paese asiatico. “Fuori dalla Cina abbiamo avuto finora solo 68 casi – ha precisato il direttore dell’Oms Tedros, di ritorno da Pechino – pari all’1% del totale, e nessuno morto”. Questo, ha aggiunto, “è merito degli sforzi straordinari fatti dal governo cinese per fermare la diffusione del virus”. Dei 50 casi esaminati in Svizzera, invece, nessuno è positivo, ma la situazione – dicono le autorità elvetiche – è in continua evoluzione. Nessun caso registrato in Italia: i test effettuati su un caso sospetto, ricoverato a Napoli, hanno dato esito negativo.
Polemica in Australia. Fa discutere, invece, la proposta del governo australiano di spedire i 600 australiani di ritorno da Wuhan sull’isola di Natale (Christmas Island), famigerato centro di detenzione per migranti. L’idea del premier Scott Morrison, secondo quanto riporta la Bbc, è quella di lasciare le persone due settimane in quarantena a 2.000 km dal continente per scongiurare il pericolo di contagio. Al momento sull’isola abita soltanto una famiglia di quattro persone che viene dallo Sri Lanka, ma le strutture costruite appositamente per accogliere migranti possono ospitare fino a 1.000 persone. In passato, il centro di detenzione di Christmas Island è finito al centro della cronaca per presunte violazioni dei diritti umani e per le pessime condizioni.