Secondo alcune ricostruzioni Anna Rita Biagini, la donna che ha accompagnato l'ex ministro dell'Interno, avrebbe infatti riferito di essere stata messa in contatto con lo staff del Carroccio grazie alla telefonata di un maresciallo che conosce. A che titolo un carabiniere ha fatto da trait d'union tra un politico e una cittadina? Per rispondere a questa domanda il comando provinciale ha aperto un'inchiesta interna
Il video della scampanellata è stato rimosso da facebook perché viola la privacy del 17enne accusato di spaccio. Ma il caso di Matteo Salvini che citofona a una famiglia di origine tunisina è tutt’altro che chiuso. Come riportano le edizioni bolognesi di Repubblica e Corriere, infatti, i carabinieri stanno verificando, con accertamenti interni, cosa sia successo il pomeriggio del 21 gennaio al quartiere Pilastro, quando il leader della Lega è andato a suonare a un citofono, chiedendo se lì abitasse uno spacciatore. Secondo alcune ricostruzioni Anna Rita Biagini, la donna che ha accompagnato l’ex ministro dell’Interno al Pilastro, avrebbe infatti riferito di essere stata messa in contatto con lo staff della Lega grazie alla telefonata di un maresciallo che conosce. A che titolo un carabiniere ha fatto da trait d’union tra un politico e una cittadina? Per rispondere a questa domanda l’Arma ha aperto un’inchiesta interna.
Da parte del comando provinciale non viene commentato la notizia, e al momento non è stato comunque aperto in merito un procedimento disciplinare, né risultano esserci fascicoli penali. Se gli accertamenti interni dovessero portare all’apertura di un procedimento disciplinare il capo d’accusa sarebbe la violazione dell’imparzialità di un militare, che si è intromesso in un attività con riflessi politici. Anche un carabiniere ha, come tutti i cittadini, libertà di espressione ma non può svolgere attività a sostegno di chiunque se non autorizzato. Per questo motivo il comando provinciale sta cercando di ricostruire tutto quello che è successo al Pilastyro.
Sulla questione c’è anche un’interrogazione del deputato Pd Andrea De Maria al ministero dell’Interno per chiedere se “le autorità competenti hanno richiesto a chi era presente, a tutela della sicurezza, informazioni” e “quali siano, nel caso, i riscontri ricevuti”. Lo stesso militare del “caso citofono“, tra l’altro, è coinvolto in un’ altra vicenda giudiziaria: insieme a un collega è indagato per stalking nei confronti di un avvocato e per depistaggio. A fine anno il tribunale del Riesame ha stabilito per entrambi la sospensione: il provvedimento è al momento congelato in attesa dell esito del ricorso.