I grattacieli avvolti dalle polveri sottili. Milano è il simbolo dell’inquinamento dell’aria che sta colpendo tutto il Nord Italia dall’inizio dell’anno. Nella metropoli lombarda in 22 giorni su 27 i livelli di Pm10 hanno superato la soglia massima di 50 microgrammi per metro cubo d’aria, fissata per legge. Lo scorso anno in tutto gennaio furono 16. Per questo il sindaco Giuseppe Sala ha optato per la scelta più drastica: blocco totale delle auto domenica 2 febbraio. Una scelta che ha attirato le critiche della Lega al governo in Lombardia, anche se nel frattempo l’assessore Raffaele Cattaneo ha fatto scattare da martedì 28 gennaio le misure temporanee di primo livello in tutti i Comuni con più di 30mila abitanti e in quelli aderenti su base volontaria nelle province di Milano, Monza, Cremona, Pavia, Bergamo, Como, Lodi, Varese e Mantova. L’allerta infatti riguarda tutta la Regione, così come il Piemonte – in primis Torino -, il Veneto, l’Emilia-Romagna e anche parte della Toscana.

Il primo avvertimento era arrivato già il 23 gennaio scorso da Legambiente: cinque città italiane – Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso – hanno sforato per ben 18 volte i limiti di Pm10. Male anche Napoli (16 giorni) e Roma (15). Negli ultimi giorni la situazione è andata solo peggiorando. A Milano i dati Arpa dicono che le Pm10 sono rimaste sempre oltre la soglia e il 27 gennaio la media cittadina ha sfiorato i 100 microgrammi. Ma anche a Bergamo, per esempio, negli ultimi 5 giorni le polveri sottile non sono mai scese sotto quota 50. Situazione persino peggiore a Torino, dove dal 22 gennaio le Pm10 sono più vicine al valore dei 100 microgrammi, anche superato il 24. In tutte le principali città del Piemonte, da Alessandria a Novara, dal 23 gennaio si respira aria fuorilegge.

Spostandosi in Veneto, tra i capoluoghi di provincia si salva solo Belluno. Il 27 gennaio i livelli di polveri sottili superavano i 70 microgrammi al metro cubo da Padova a Venezia, da Verona a Vicenza, per arriva a quota 89 a Treviso. Il trend degli ultimi 10 giorni, dopo un parziale miglioramento dovuto alle condizioni meteo a cavallo del fine settimana del 18 e 19 gennaio, non risparmia nessuna della città venete, dopo l’inquinamento dell’aria è tornato pericolosamente a salire. La stessa cosa è successa in Emilia-Romagna, dove i dati Arpa delle ultime due settimane mostrano aria meno inquinata solo tra il 18 e il 22 gennaio. Per il resto l’allerta arancione è una costante, con preoccupanti livelli registrati in tutti i capoluoghi di provincia tra il 15 e il 16 gennaio, quando la concentrazione di Pm10 ha superato quasi ovunque i 100 microgrammi al metro cubo. Ci sono poi Roma e Frosinone nel Lazio: nella Capitale, dopo i 15 giorni di aria fuorilegge in tre settimane, ci sono stati altri due sforamenti. Molto peggio l’inquinamento di Frosinone, dove il 22, 23 e 24 gennaio i livelli di Pm10 erano oltre i 100 microgrammi al metro cubo.

Il weekend di pioggia del 18 e 19 gennaio è l’unico che ha concesso un po’ di tregua anche a Milano. La metropoli lombarda però conta appena 5 giorni di area per lo meno entro la soglia e sta bruciando in fretta i 35 giorni di smog oltre i limiti che vengono concessi dalla legge. Non è una novità: nel 2019 i giorni totali di sforamento furono 72. Per questo il sindaco Sala ha optato per la misura più drstica: “In alcuni casi c’è bisogno anche di questi richiami alla collettività e di dire ‘facciamo tutti la nostra parte’, sapendo che certamente non la risolvi così” la questione dello smog, ha spiegato il primo cittadino a Radio Deejay. “Quella per l’ambiente è una battaglia di lungo periodo, che si realizza attraverso misure strutturali e scelte di ampia visione“, ha sottolineato ancora Sala chiedendo un intervento a livello governativo. In ogni caso sono arrivate le critiche della Lega. “Al di là dei soliti annunci, studiati a tavolino per riempire i giornali, a Milano manca un piano strategico contro l’inquinamento, che non siano le tasse Area B e Area C, e il Comune continua un’inutile guerra agli automobilisti”, ha dichiarato il capogruppo del Carroccio in Comune, Alessandro Morelli.

Milano è in buona compagnia: sempre Legambiente, nel suo rapporto Mal’aria, evidenzia come l’anno scorso siano stati 26 i centri urbani fuorilegge sia per polveri sottili (PM10) sia per l’ozono (O3). Torino con 147 giorni (86 per le Pm10 e 61 per l’ozono) è la città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge, seguita da Lodi con 135 e Pavia con 130. E anche il decennio 2010-2019 ci lascia in eredità un bilancio negativo con il 28% delle città monitorate da Legambiente che ha superato i limiti giornalieri di PM10 tutti gli anni, 10 volte su 10. Maglia nera, anche in questo caso, a Torino.

Oltre ai freddi dati delle centraline Arpa, ci sono anche le conseguenze pratiche dello smog: un inquinamento che minaccia la salute dei cittadini e l’ambiente circostante e che trova nel trasporto stradale una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane, senza dimenticare le altre sorgenti come il riscaldamento domestico, l’industria e l’agricoltura. Ogni anno, rivela Legambiente, sono oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico. Inoltre, la Commissione europea ha messo in atto molte procedure di infrazione contro gli Stati membri – tra cui l’Italia – per il mancato rispetto dei limiti comunitari in tema di qualità dell’aria. L’ultimo deferimento alla Corte di giustizia Ue riguarda ad esempio lo sforamento dei limiti di biossido di azoto (NO2) causato principalmente dai motori diesel: l’associazione “Cittadini per l’Aria“, che da anni si batte per il diritto di respirare aria più pulita, ha lanciato proprio pochi giorni fa il progetto “NO2, No Grazie! per monitorare il biossido di azoto a Roma, Milano e Napoli.

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