Gran parte dell’accordo di recesso, il Withdrawal Agreement, è stato negoziato nel 2018 dall’ex primo ministro Teresa May. La "dichiarazione politica" è invece il secondo documento dell'intesa, che indica le linee guida del futuro rapporto con l'Europa. Tutto da negoziare
I documenti sono due: l’accordo di recesso vero e proprio, che definisce i termini dell’addio di Londra a Bruxelles e la dichiarazione politica, che indica le linee guida del futuro rapporto post Brexit. Sono le due parti che compongono l’accordo di divorzio tra Regno Unito e Unione europea, che ieri ha avuto – come previsto – il via libera dall’Eurocamera ed entrerà in vigore alla mezzanotte del 31 gennaio. Gran parte dell’accordo di recesso, il Withdrawal Agreement, è stato negoziato nel 2018 dall’ex primo ministro Teresa May. Le modifiche ottenute da Boris Johnson dopo la sua nomina a premier riguardano essenzialmente le disposizioni speciali per l’Irlanda del Nord, l’unico confine di terra tra Regno Unito e Ue. Ecco di seguito i principali punti contenuti nei due documenti.
TURISMO – Fino alla fine del periodo di transizione – 31 dicembre 2020 – nulla cambia per i turisti: chi finora è entrato nel Regno Unito con la carta d’identità potrà continuare a farlo. A partire dal 1 gennaio 2021 invece si dovrà viaggiare con passaporto e/o visto.
DIRITTI DEI CITTADINI – L’accordo di recesso tutela i diritti degli oltre 3 milioni di cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna e del milione di britannici che vivono nei Paesi dell’Unione. In breve, questi cittadini potranno continuare per il resto della loro vita a lavorare, studiare e ricevere i benefici dello stato sociale del Paese nel quale hanno scelto di risiedere.
ACCORDO FINANZIARIO – Regno Unito e Unione europea hanno concordato, dal punto di vista finanziario, di “onorare gli impegni reciproci assunti” mentre la Gran Bretagna era membro della Ue. Le autorità di Londra hanno stimato che il ‘divorzio’ costerà alle casse britanniche circa 36 miliardi di euro.
PERIODO DI TRANSIZIONE – In base all’accordo di recesso, dopo la data della Brexit, prevista il 31 gennaio, avrà inizio un periodo di transizione che terminerà alla fine del 2020. Questo periodo, nel quale gli attuali assetti rimarranno invariati, servirà a Londra e Bruxelles per negoziare i termini della loro futura partnership politica e commerciale. Anche se il premier Johnson ha ripetutamente escluso la possibilità di proroghe, il periodo di transizione potrà essere esteso con un accordo entro giugno di quest’anno. Il massimo periodo di proroga terminerà alla fine del 2022.
CONFINE IRLANDESE – Quella del confine tra Irlanda del Nord (che fa parte del Regno Unito) e Repubblica d’Irlanda (membro Ue) è stata probabilmente la questione più controversa del difficile negoziato tra Londra e Bruxelles. Le attuali disposizioni sostituiscono la cosiddetta clausola del ‘backstop’, più volte rifiutata dal Parlamento britannico in sede di ratifica dell’accordo. Lo scopo è di garantire il duplice obiettivo di preservare la pace sull’isola irlandese, mantenendo aperto il confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, e proteggere l’integrità del mercato unico europeo. L’accordo prevede che l’Irlanda del Nord rimanga parte del territorio doganale del Regno Unito, allo stesso tempo rispettando gran parte degli obblighi relativi all’unione doganale Ue. Quando le merci provenienti dalla Gran Bretagna entreranno nel territorio nordirlandese, verranno effettuati controlli e pagati i relativi dazi. Le aziende potranno poi ottenere eventuali rimborsi sulle merci che godranno di minori dazi di importazione in base ai futuri accordi commerciali stipulati dal Regno Unito. L’accordo prevede inoltre che l’assemblea legislativa nordirlandese potrà periodicamente confermare o meno l’adesione a questo regime.
GOVERNANCE – L’iniziale richiesta dell’Unione europea, che prevedeva la giurisdizione della Corte di giustizia europea sulle dispute derivanti dall’applicazione dell’accordo di recesso è stata nettamente respinta da parte britannica. Per risolvere le eventuali dispute, Londra e Bruxelles hanno quindi deciso la creazione di un comitato congiunto, con la possibilità di ricorrere ad un arbitrato nei casi più controversi. A sua volta, la Corte di giustizia europea interverrà qualora dovesse essere compromessa l’integrità delle norme europee.
GIBILTERRA E CIPRO – L’accordo contiene disposizioni speciali per Gibilterra, territorio britannico d’Oltremare collocato nella punta meridionale della Spagna e Cipro, dove Londra detiene delle basi militari. Le disposizioni regolano questioni come i diritti dei cittadini, il regime fiscale e altre specificità legate ai due territori.
RAPPORTI FUTURI – L’accordo di recesso stabilisce unicamente i termini dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. La questione dei futuri rapporti è demandata alla “Dichiarazione Politica” che accompagna l’accordo e stabilisce i principi della futura partnership, politica e commerciale, tra Londra e Bruxelles. Questo documento di 24 pagine costituisce la base per i negoziati che avranno inizio dopo il 31 gennaio, data della Brexit. Nel testo si fa riferimento ad una “partnership ambiziosa, ampia, profonda e flessibile attraverso la cooperazione commerciale ed economica che abbia al centro un accordo di libero scambio ampio e bilanciato”. Inoltre, la Dichiarazione politica mette l’accento sulla cooperazione in tema di sicurezza e giustizia penale, politica estera, di sicurezza e di difesa, oltre a “più ampie aree di collaborazione”. Entrambe le parti, inoltre, hanno concordato di non abbassare i reciproci standard in tema di “aiuti di stato, concorrenza, standard sociali e per il lavoro, ambiente, cambiamenti climatici, e rilevanti questioni fiscali”, stabilendo così un terreno di regole comuni.