L'ex numero uno di Renault-Nissan è accusato di aver violato la legge sul controllo dell'immigrazione, scappando da Tokyo. Oltre a lui, il provvedimento è stato esteso anche ai cittadini americani che lo avrebbero aiutato a fuggire: tra loro, ci sono anche due ex militari
La fuga di Carlos Ghosn dal Giappone in Libano assume sempre più i contorni di una spy story. Gli ultimi sviluppi sono di oggi, quando le autorità di Tokyo hanno emesso un nuovo mandato d’arresto per l’ex numero uno del gruppo Renault-Nissan, per aver violato la legge sul controllo dell’immigrazione. In particolare l’accusa è quella di aver lasciato il paese con metodi illegali, che gli hanno permesso di sottrarsi al processo dove era accusato di illeciti finanziari.
Se una mossa del genere era facilmente prevedibile da parte delle autorità giudiziarie giapponesi, la novità è che il nuovo mandato di arresto per l’ex-tycoon non è l’unico: ne sono stati diramati altri tre, per altrettanti cittadini americani che pur essendo al corrente del divieto per Ghosn di lasciare il Giappone lo hanno comunque aiutato a scappare. Ideando addirittura il piano che lo scorso 29 dicembre gli ha permesso di decollare dall’aeroporto di Osaka a bordo di un aereo preso a noleggio, arrivando poi a Beirut dopo uno scalo a Istanbul.
Come detto, le persone interessate dal provvedimento sono tre. Il primo sospettato è il sessantenne George Zeyek, ex combattente della milizia cristiana in Libano: colui che ha avuto l’idea di nascondere Ghosn dentro a un baule per eludere i controlli di sicurezza. Che evidentemente, aggiungiamo noi, così stretti non dovevano essere. Il secondo è il braccio “operativo”: si tratta del 59enne Michael Taylor, ex militare appartenente al corpo dei Berretti Verdi (forze speciali Usa), che nel 2009 aveva già aiutato un giornalista statunitense rapito a fuggire dell’Afghanistan. Il terzo è il 26enne Maxwell Taylor.