E’ durato circa tre ore a Palazzo Chigi il vertice convocato dal premier Giuseppe Conte per avviare il confronto nel governo sul cronoprogramma della “fase 2” dell’esecutivo. Ma “ad un certo punto abbiamo interrotto il lavoro, non siamo entrati in questa prima riunione nel merito delle specifiche misure“, ha spiegato Conte durante la conferenza stampa convocata subito dopo per annunciare che in Italia sono stati accertati i primi due casi di coronavirus.
Al tavolo c’erano i capi delegazione dei quattro partiti di maggioranza: per il M5s Alfonso Bonafede; per il Pd Dario Franceschini; per Leu Roberto Speranza; per Italia viva Teresa Bellanova. Il presidente del Consiglio, intervenendo dalla Bulgaria nel pomeriggio, aveva parlato della necessità di accelerare e ricordato come, tra i temi prioritari da discutere, intende partire dal rilancio dell’occupazione. Poi, a vertice in corso, ha scritto su Twitter lanciando l’hashtag Agenda 2023, facendo intendere che l’obiettivo è quello di programmare il lavoro fino alla fine della legislatura: “È iniziato il confronto con le forze di maggioranza per rilanciare l’azione di Governo. Il Paese ha molte urgenze e i cittadini attendono tante risposte. Dobbiamo procedere spediti, determinati, compatti”. Tra le priorità anche la riforma del fisco, con la presentazione entro aprile di un ddl con la revisione delle aliquote Irpef. E forse anche una rimodulazione dell’Iva, su cui lo scorso anno era stato impossibile trovare l’intesa.
Entrando all’incontro aveva parlato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che debutta come capo delegazione M5s dopo le dimissioni da capo politico di Luigi Di Maio. “Oggi si decide l’agenda degli incontri con cui, finalmente, come ha sempre chiesto il Movimento 5 stelle, si mettono nero su bianco gli impegni precisi che prendiamo nei confronti dei cittadini. In questi primi cinque mesi abbiamo fatto tanto, adesso è ora di mettere il turbo”.
Il vertice è la prima tappa della revisione dell’accordo che ha permesso la nascita del governo Conte 2. Il primo a parlarne era stato proprio il Movimento 5 stelle a fine novembre: Di Maio aveva proposto di mettere tra le priorità le leggi su “conflitto di interessi, acqua pubblica e salario minimo”. Il confronto con i democratici era stato poi rimandato prima all’anno nuovo (per permettere di approvare la manovra senza eccessivi scossoni) e poi a dopo le elezioni Regionali. Ora, liberi da pressioni imminenti di campagna elettorale, i partiti della coalizione possono stilare la lista di provvedimenti sui quali intendono puntare nei prossimi mesi. Proprio la vittoria del Pd alle elezioni in Emilia-Romagna e il pessimo risultato del M5s rischiano di pesare nella fase di riscrittura dell’accordo. Commentando il risultato del voto, il vicesegretario dem Andrea Orlando ha dichiarato esplicitamente che il risultato “modifica l’asse politico del governo”. E pure che, non intendono chiedere un rimpasto, ma piuttosto rivendicare maggiore impegno sui loro temi. Una visione che rischia di scontrarsi con le resistenze del M5s. Proprio il capo politico reggente Vito Crimi ha fatto sapere che “i temi del Movimento non si toccano”, a partire dalla riforma della prescrizione e la revoca della concessione ad Autostrade. Sul fronte Pd, Nicola Zingaretti ha ipotizzato che si parli più di scuola e lotta alla burocrazia. Una partita parallela è la modifica dei decreti Sicurezza: il segretario dem, sostenuto questa volta dalla maggior parte del partito, ha deciso di spingere su questo punto e la ministra Lamorgese ha garantito che già la prossima settimana se ne potrebbe discutere in consiglio dei ministri.
Dal canto suo il premier, insieme a Roberto Gualtieri, intende iniziare a “lavorare con grande anticipo sulla manovra” e presentare già in aprile la riforma fiscale, come annunciato proprio giovedì dal ministro dell’Economia. Che ha anche promesso il varo dei decreti attuativi entro fine anno, in modo che il taglio delle tasse sia effettivo già dal prossimo anno. Su come farlo, però, la discussione si annuncia tutt’altro che semplice, perché ogni partito ha la sua ricetta e Italia viva già torna a chiedere lo stop a sugar e plastic tax. Resta da vedere, poi, se i quattro partiti di maggioranza riusciranno a trovare la quadra sulla rimodulazione delle aliquote Iva caldeggiata da Gualtieri già lo scorso anno.