Le offerte per la gara pubblicata dal governo conservatore del premier Kyriakos Mitsotakis devono giungere entro tre mesi. Costo dell'opera: 500mila euro. L'esecutivo ha promesso una linea più dura sulle migrazioni, che comprende la costruzione di centri di detenzione pre-espulsione e rimpatri più veloci
Alto 110 centimetri di cui 50 sopra il livello delle acque, dotato di lampeggianti ed entro i limiti di peso di 7 chili al metro. Lunghezza complessiva: 2,7 chilometri. Tutto scritto nero su bianco sulla pagina degli appalti del governo greco. Il ministero della Difesa ha lanciato una gara per costruire un muro galleggiante in acqua contro gli sbarchi dei migranti in arrivo dalla vicina costa turca. Le offerte devono giungere entro tre mesi e non è chiaro quali siano i tempi per l’installazione.
La Difesa stima il costo dello sbarramento attorno ai 500mila euro, inclusi quattro anni di manutenzione. La descrizione parla di un sistema “costruito senza specifiche militari” e “caratteristiche specifiche per consentire l’attività di gestione della crisi” dei rifugiati da parte della Marina e delle agenzie delle Nazioni Unite. Nell’annuncio si sottolinea che la barriera “limiterà e, se sarà il caso, bloccherà l’ingresso sul territorio nazionale (delle imbarcazioni dei migranti), al fine di contrastare il sempre crescente flusso migratorio, e vista l’urgente necessità di limitare l’aumento dei flussi di rifugiati”.
La Grecia sta vivendo da molti mesi un sensibile aumento degli arrivi dalla costa turca, distante in alcuni casi solo pochi chilometri dalle isole elleniche dell’Egeo. Nel 2019, circa 60mila migranti sono giunti in Grecia, circa il doppio del 2018, secondo dati dell’Onu: il Paese è al momento la principale porta d’ingresso di migranti nell’Unione Europea. Il governo conservatore del premier Kyriakos Mitsotakis ha promesso una linea più dura sulle migrazioni, che comprende la costruzione di centri di detenzione pre-espulsione e rimpatri più veloci verso la Turchia. Circa 40.000 migranti, spesso in condizioni molto difficili, si trovano su alcune isole dell’Egeo orientale in attesa di una decisione sul loro status. A Lesbo, Samos e Chios c’è stato nei giorni scorsi uno sciopero e manifestazioni di residenti che chiedono che i migranti – il cui numero è molto superiore alla capacità di accoglienza dei campi, in particolare a Lesbo – siano trasferiti altrove sulla Grecia continentale.