Per i posti fissi quella di dicembre è la contrazione più forte dal febbraio del 2016. La fascia di età più colpita è quella tra i 35 e i 49 anni: -51mila occupati. Nuovo record negativo anche per gli indipendenti che raggiungono il minimo di 5 milioni e 255mila. I dipendenti a termine aumentano invece a 3 milioni e 123mila. La disoccupazione resta al 9,8%, mentre la media Ue scende al 6,2%: il valore più basso da gennaio 2000
Un forte calo degli occupati nella fascia tra i 25 e i 49 anni. E a diminuire, dopo due mesi di aumenti, sono stati in particolare i dipendenti a tempo indeterminato: 75mila in meno. I dati Istat sul mercato del lavoro a dicembre 2019 confermano la tendenza a un andamento altalenante, che secondo l’istituto di statistica ha caratterizzato tutto il secondo semestre dello scorso anno. Così, dopo che a novembre il tasso di occupazione aveva toccato il massimo dall’inizio delle serie storiche, l’ultimo mese dell’anno ha fatto segnare un’inversione di rotta. Oltre ai dipendenti permanenti sono calati anche gli indipendenti (-16mila), con il totale sceso al minimo storico di 5,25 milioni mentre aumentano i dipendenti a termine (+17mila). I precari invece sono cresciuti, toccando quota 3,12 milioni: un nuovo record. “Più che al termine degli effetti propulsivi di leggi come il dl Dignità metterei in relazione il calo con la fase congiunturale: l’Italia, infatti, continua a scontare un’economia molto debole”, ha commentato Angelo Baglioni, professore ordinario di Economia Politica all’Università Cattolica di Milano.
La contrazione degli occupati, fatte le somme, è di 75mila unità (-0,3%): la più forte in termini assoluti da febbraio del 2016. La fascia più colpita è quella tra i 35 e i 49 anni: -51mila occupati, dato influenzato anche dal fatto che le uscite da quella classe di età superano di gran lunga le entrate. Altri 28mila sono stati persi nella fascia 25-34 anni. Una lieve crescita si è registrata solo tra gli under 24. Il tasso di occupazione a sua volta è sceso al 59,2% (-0,1 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione risulta tuttavia stabile al 9,8% per effetto del lieve aumento degli inattivi e rimane invariato anche il tasso di disoccupazione giovanile (28,9%). Una lieve crescita delle persone in cerca di lavoro si registra tra gli uomini (+2,2%, pari a +28mila unità) e tra gli under 50, a fronte di una diminuzione tra le donne (-2,2%, pari a -27mila unità) e gli ultracinquantenni. La crescita degli inattivi riguarda sia gli uomini sia le donne e tutte le fasce d’età a esclusione dei giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. Il tasso di inattività sale al 34,2% (+0,1 punti percentuali).
Se si guarda all’intero quarto trimestre 2019, comunque, l’occupazione risulta in lieve crescita (+0,1%, pari a +13mila unità), in particolare tra le donne (+19mila) e per effetto di un aumento dei dipendenti (+43mila). Segnali positivi si osservano anche per i 25-34enni (+12mila) e gli over 50 (+48mila). In calo dello 0,6% gli indipendenti (-30mila). Nello stesso trimestre diminuiscono lievemente sia le persone in cerca di occupazione sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-32mila unità).
Rispetto a dicembre 2018 l’occupazione cresce dello 0,6%, pari a +136mila unità, per effetto di un aumento dei dipendenti (+207mila) e di un calo degli indipendenti. L’aumento coinvolge donne, uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni per i quali la diminuzione è imputabile al peso demografico in calo. Le uscite da quella fascia dei 49enni che compiono 50 anni non sono infatti compensate da sufficienti ingressi di 34enni che ne compiono 35, perché nel frattempo le nascite sono diminuite. Nell’arco dei dodici mesi, l’aumento degli occupati si accompagna a un calo dei disoccupati (-5,3%, pari a -143mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,9%, pari a -115mila).
La battuta d’arresto italiana è in controtendenza rispetto ai dati europei: a dicembre 2019, infatti, la disoccupazione nei 19 Paesi dell’Eurozona è scesa dal 7,5% di novembre al 7,4%, il livello più basso registrato dal maggio 2008. Lo ha reso noto Eurostat. Nei 28 Paesi Ue il risultato di dicembre (6,2%) è addirittura il più basso dal gennaio 2000. Resta invece elevato il livello di disoccupazione giovanile che nell’Eurozona a dicembre si è attestato al 15,3%. In questo contesto l’Italia risulta terza con il 28,9% alle spalle della Grecia (35,6%) e della Spagna (30%).