Lo si legge in un comunicato dell'agenzia dell'Onu, con il capo-missione, Jean-Paul Cavalieri, che ha espresso il timore che "l’intera area possa diventare un obiettivo militare, mettendo ulteriormente in pericolo la vita dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di altri civili"
L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) sospende le operazioni nel Centro di raccolta e partenza (Gdf) di Tripoli, struttura di transito in cui si ospitano i rifugiati per i quali era già stata identificata una soluzione fuori dalla Libia, per motivi di sicurezza. L’agenzia lo ha annunciato in un comunicato ufficiale in cui si spiega che la scelta è legata al timore per l’incolumità delle persone ospitate nella struttura, del suo staff e dei suoi partner legata all’aggravarsi del conflitto nel Paese.
“Purtroppo l’Unhcr non ha avuto altra scelta se non quella di sospendere le operazioni presso la Gdf di Tripoli, dopo aver appreso che le esercitazioni di addestramento, che coinvolgono personale di polizia e militare, si svolgono a pochi metri dalle strutture che ospitano i richiedenti asilo e i rifugiati”, ha dichiarato Jean-Paul Cavalieri, capo-missione Unhcr nel Paese. Una scelta precauzionale visto il timore per il fatto “che l’intera area possa diventare un obiettivo militare, mettendo ulteriormente in pericolo la vita dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di altri civili”.
Oltre ai migranti ospitati temporaneamente nella struttura, i responsabili Onu faciliteranno anche l’evacuazione di centinaia di altre persone verso le aree urbane. Tra questi, circa 400 richiedenti asilo che avevano lasciato il centro di detenzione di Tajoura, dopo che questo era stato colpito da un attacco aereo lo scorso luglio, e circa 300 richiedenti asilo del centro di detenzione di Abu Salim che sono entrati nel Gdf lo scorso novembre, dopo essere stati rilasciati spontaneamente dalle autorità. Tutti riceveranno assistenza in contanti, beni di prima necessità e assistenza medica presso il Community Day Centre dell’Unhcr a Tripoli. “Altri aspetti importanti del nostro lavoro in Libia continuano a pieno ritmo e speriamo di poter riprendere le nostre operazioni al Gdf non appena la situazione di sicurezza lo consentirà”, ha detto Cavalieri. Il 2 gennaio, l’Unhcr ha espresso serie preoccupazioni dopo che tre colpi di mortaio sono caduti vicino al Gdf e frammenti sono atterrati vicino a un magazzino all’interno del complesso.
Il Gdf, che rientra nella giurisdizione del Ministero dell’Interno libico, è stato istituito come centro di transito per ospitare i rifugiati per i quali era già stata identificata una soluzione fuori dalla Libia, in attesa della loro evacuazione. A partire da dicembre 2018, quasi 1.700 rifugiati precedentemente detenuti sono stati evacuati dalla Libia attraverso il Gdf. A seguito dell’ingresso spontaneo di circa 900 persone a partire da luglio 2019, la struttura è diventata gravemente sovraffollata e non sta più funzionando come centro di transito.