“Un paese senza edicole è un paese senza democrazia”. Ieri sera centinaia di edicole milanesi hanno tenuto le insegne accese per tenere alta l’attenzione sulla crisi che sta investendo il settore. “Ogni giorno in Italia due o tre edicole chiudono le serrande” spiega Amilcare Digiuni, del Sindacato nazionale dei giornalai d’Italia che ieri sera ha lanciato la protesta in piazzale Lagosta a Milano. Qui da quarant’anni Luana e la sorella tengono aperta l’edicola che illumina la piazza: “Questo è un lavoro che spesso è tramandato perché se uno dovesse sceglierlo forse ci pensa due volte” ricorda la signora che ha ereditato dalla madre l’attività. Accanto a lei c’è Nicolò De Angelis, 30 anni, che gestisce l’edicola Crocetta nata grazie “al mio bisnonno, ma adesso mi trovo la responsabilità di non farla chiudere anche se è difficile. Siamo passati da 200 copie vendute a 80 in poco tempo”. Per far fronte al calo delle copie c’è chi come Fabrizio che da vent’anni gestisce l’edicola in Città Studi ha puntato sulla diversificazione dei prodotti: “Cartoleria, giocattoli e da pochi mesi anche punto di ritiro Amazon che ci portare qui dentro anche degli studenti che ogni tanto si comprano anche il giornale mentre ritirano un pacco”. Ma il problema secondo il sindacato deve essere affrontato a livello nazionale: “Chiediamo agli editori di ridiscutere il rinnovo dell’accordo nazionale – spiega Digiuni – e al governo di farsi carico delle difficoltà di tutto il settore dell’editoria”
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