Il numero di nuovi accessi alla previdenza è stabile. Ma è boom per i trattamenti anticipati, un cappello sotto il quale stanno tutti gli assegni a cui si ha diritto solo per effetto degli anni di contributi maturati. Ricadono in quella categoria, quindi, sia quanti hanno raggiunto l'anzianità contributiva prevista dalla Fornero, sia i "lavoratori precoci", sia coloro che hanno chiesto di uscire con la misura sperimentale voluta dalla Lega
Stesso numero di nuove pensioni, ma boom per i trattamenti anticipati, anche per effetto dell’introduzione di Quota 100. È la fotografia scattata dall’Inps, che nel 2019 ha liquidato 535.573 nuove pensioni, un dato sostanzialmente in linea con il 2018 (537.160). Sono però diminuiti del 15% a 121.495 i trattamenti di vecchiaia – quelli riservati a chi ha raggiunto il requisito di età di 67 anni – mentre sono aumentate del 29,4%, a 196.857, quelle che l’istituto previdenziale definisce “pensioni anticipate”. In realtà altro non sono che le vecchie pensioni di anzianità: un cappello sotto il quale stanno tutti gli assegni a cui si ha diritto solo per effetto degli anni di contributi maturati. Ricadono in quella categoria, quindi, sia quanti hanno raggiunto l’anzianità contributiva prevista dalla legge Fornero sia i “lavoratori precoci” sia coloro che hanno chiesto di uscire con quota 100.
L’Inps, nel suo Osservatorio, premette infatti che nel 2018 è entrata stabilmente a regime la possibilità di pensionamento anticipato con soli 41 anni di contributi per i cosiddetti lavoratori precoci (almeno 12 mesi di contributi entro il compimento dei 19 anni di età e in una determinata condizione di tutela stabilita dalla norma), mentre nel mese di aprile 2019 è stata istituita la ‘quota 100’ che consente l’uscita anticipata per tutti coloro che abbiano almeno 38 anni di contributi con un età minima di 62 anni. Il dato rilevato al 2 gennaio 2020, tuttavia, è provvisorio dato che non considera le pensioni ancora in giacenza che hanno comunque decorrenza nel 2019. Le domande per quota 100 sono state oltre 200mila.
Oltre alle 121.495 pensioni di vecchiaia e alle 196.857 anticipate sono state liquidate 41.644 pensioni di invalidità (in calo del 18,14% sul 2018) e 175.577 pensioni ai superstiti (-8,02%). Per la vecchiaia l’importo medio è di 685 euro al mese (ma 1.113 tra i lavoratori dipendenti), per le anticipata è di 1.873 euro (ma è di 2.101 per i dipendenti). Per le invalidità l’importo medio è di 718 euro mentre è di 689 euro per i superstiti. L’importo medio totale tra tutte le gestioni e i diversi tipi di pensione è di 1.126 euro. Cala l’assegno medio delle anticipate (da 1.995 del 2018 a 1.873) probabilmente perché quest’anno grazie a Quota 100 sono state erogate a fronte di un numero minore di anni di contributi.
Le pensioni del Fondo lavoratori dipendenti sono nel complesso 298.773, stabili sul 2018, ma con un calo consistente delle uscite per vecchiaia (29,81%) e un aumento significativo di quelle anticipate rispetto ai 67 anni (+32,81%). In pratica quattro su cinque dei nuovi pensionati dipendenti sono usciti con un’età inferiore a quella di vecchiaia grazie all’introduzione della cosiddetta Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) e al mantenimento dei requisiti per l’anticipata basata solo sui contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini) oltre alla finestra di tre mesi. Per la vecchiaia il calo delle pensioni è legato anche all’aumento di cinque mesi scattato nel 2019 legato all’aspettativa di vita (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni).
Per i coltivatori diretti le liquidazioni complessive di pensione sono state 31.689 mentre per gli artigiani sono state 75.891. Per i commercianti le pensioni liquidate sono state 64.991 con le anzianità (27.677) che sono quasi il doppio della vecchiaia mentre per i parasubordinati sono state 26.926, per la stragrande maggioranza vecchiaia dato che hanno cominciato a contribuire solo nel 1996. Gli assegni sociali sono stati 37.303, in aumento rispetto al 2018 quando aumentò l’età minima per ottenerlo. Sono solo 33.123 i dipendenti che nel 2019 hanno lasciato il lavoro a 67 anni con la pensione di vecchiaia mentre 126.107 sono andati in pensione anticipata quindi prima di questa età. È quanto emerge dal monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento secondo il quale quindi tra le pensioni liquidate ai lavoratori dipendenti nell’anno il 20,8% ha riguardato le pensione di vecchiaia e il 79,2% quelle legate all’anzianità contributiva. Per le pensioni di vecchiaia si è registrato un calo del 29,81% rispetto al 2018 mentre per le pensioni di anzianità l’aumento è stato del 32,81%. Per i dipendenti l’età media alla decorrenza per le pensioni di vecchiaia compresi i prepensionamenti è stata di 66,8 anni nel 2019 a fronte dei 66,4 del 2018. L’età media di chi ha avuto la pensione anticipata nel 2019 è stata di 62 anni a fronte dei 60,8 del 2018. A sentire l’Istituto di previdenza sociale ha inciso su questa crescita l’introduzione della cosiddetta Quota 100 che fissa l’età minima per l’uscita a 62 anni mentre fino al 2018 l’uscita anticipata era basata solo sui contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 per le donne) e indipendente dall’età anagrafica. Su 126.107 pensioni anticipate liquidate dal Fondo lavoratori dipendenti nel 2019 – si legge nel Monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento – oltre 111.000 sono state liquidate a persone con meno di 64 anni e tra queste quasi 32.000 a persone che non ne avevano ancora compiuti 60.