Era il 2017 quando la donna, già da 3 anni in carcere, aveva accoltellato il coniuge, dopo aver assistito all'ennesima violenza dell'uomo nei confronti del figlio. La Corte ha escluso la premeditazione e le ha concesso le attenuanti. In primo grado era stata condannata a 30 anni
Era stata condannata in primo grado a 30 anni in carcere per aver ucciso il marito. Ieri la Corte d’Assise d’Appello di Torino le ha dimezzato la pena a 16 anni: i giudici hanno escluso la premeditazione e le hanno concesso le attenuanti generiche. Era il 2017 quando, una cittadina nigeriana di 66 anni, già da 3 anni in carcere, nella loro casa di Basaluzzo (Alessandria) aveva accoltellato il marito Walter Corradini, 69 anni, dopo aver assistito all’ennesima violenza dell’uomo nei confronti del figlio, ora affidato a una comunità.
Le violenze andavano avanti da oltre 25 anni: “La mia assistita per anni è stata picchiata e umiliata dal coniuge – ha spiegato l’avvocato della donna Caterina Biafora – Calci, schiaffi, insulti razziali. La sua è una storia di violenza”. La donna, a causa delle botte, è sorda da un orecchio. Nel 2010 sveva trovato il coraggio di denunciare il marito: l’uomo aveva cercato di avvelenarla. In quell’occasione era andata dai carabinieri ed era stata portata al pronto soccorso. Corradini era finito sotto processo, ma era stato poi assolto. Secondo l’avvocato Biafora, dunque, la donna non aveva più fiducia nelle istituzioni, “rimanendo intrappolata in un matrimonio opprimente e claustrofobico”.