Avrebbe voluto ricordare al Senato lo storico leader del suo partito. I capigruppo, però, non la pensavano allo stesso modo: è meglio evitare di esporre Palazzo Madama in un ricordo pubblico di Bettino Craxi. E Riccardo Nencini, il senatore socialista che ha messo a disposizione di Matteo Renzi il Psi, per costituire il gruppo parlamentare di Italia viva, non l’ha presa bene. “Una settimana fa ho avanzato la richiesta di ricordare in aula al Senato Bettino Craxi nel ventennale della morte. Non solo la figura di statista, ma soprattutto un tempo di cui fu tra i protagonisti e di cui si discute ancora”, ricorda Nencini, che considera “naturale questa richiesta. Da settimane, lontano dalle istituzioni, tutti ne parlano, delegazioni parlamentari hanno partecipato alla commemorazione, si susseguono convegni con la presenza di autorevoli deputati e senatori. Tutti ne parlano salvo che nella sede legittima: il Parlamento italiano”. Che evidentemente ha qualche imbarazzo a riabilitare ufficilimente il leader del Psi, suo malgrado simbolo di Tangentopoli, morto da latitante ad Hammamet quando era già stato condannato per due volte in via definitiva per corruzione e finanziamento illecito a un totale dieci anni di carcere.
Probabilmente, non potendo rimuovere i pregressi giudiziari di Craxi, a Palazzo Madama hanno preferito cassare la richiesta di Nencini: “Mi sbagliavo – spiega il senatore del Psi – Nella conferenza dei Presidenti dei Gruppi del Senato è stato deciso, con una sola eccezione, di non tenere nessun ricordo dello statista scomparso”. L’unica eccezione citata da Nencini, secondo il Corriere della Sera, è quella di Davide Faraone, capogruppo di Italia viva in Senato che si è espresso a favore della commemorazione di Craxi. La decisione del Senato provoca l’attacco a Elisabetta Casellati di Bobo Craxi, figlio di Bettino: “Il rifiuto di commemorare un ex Presidente del Consiglio in un aula Parlamentare, come d’altronde é sempre avvenuto, é un atto politico irrituale e grave che ricade sulla responsabilità di gruppi politici pavidi ma sopratutto sulla responsabilità del Presidente del Senato che si é contraddistinta per la sua codardia”.
La polemica su Craxi, nell’anno del ventesimo anniversario della morte, non si ferma solo nella Capitale. A Milano, città natale dell’ex presidente del consiglio, il Partito democratico è riuscito a spaccarsi. Il motivo? I giovani democratici hanno deciso di organizzare un convengo il 22 febbraio tutto dedicato a Craxi. All’inizio sembrava dovesse esserci anche il simbolo del partito, ma la maggioranza dei consiglieri comunali milanesi dem è insorta. “È evidente che ci sia la libertà di fare i convegni. Nessuno però può usare il gruppo consiliare o il Pd per difendere una parte. Il confronto storico è una materia serissima”, dice al Corriere Barbara Pollastrini, deputata e segretaria del Pds a Milano negli anni di Tangentopoli. Al convegno su Craxi parteciperà l’ex sindaco milanese Psi, Carlo Tognoli, l’ex numero due del Psi Claudio Marteli, ma anche alcuni esponenti dem come Lia Quartapelle e Tommaso Nannicini. I consiglieri comunali dem, tra l’altro, hanno annunciato che lunedì 3 febbraio non voteranno la mozione per chiedere all’amministrazione di affiggere una targa in via Foppa, in ricordo del “primo premier milanese della Repubblica”. Una trovata del sindaco Giuseppe Sala per mediare rispetto alla richiesta della famiglia di dedicare a Craxi una via. La proposta del primo cittadino, però, non è piaciuta alla figlia Stefania Craxi: “Sala vuole giocare a mercante in fiera, una targa invece di una via per mio padre. Noi non mercanteggiamo. E’ una proposta offensiva”.