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“Ogni parola che sapevo”, Andrea Vianello racconta l’ictus in un libro: “Ho voluto dare voce a chi non ne ha. È un viaggio che si può affrontare”

“Ho voluto dare voce a chi non ne ha, o non ha voglia ancora di parlare”. A un anno dall’ictus che lo ha colpito, il giornalista Andrea Vianello ha raccontato la sua esperienza nel nuovo libro Ogni parola che sapevo (ed. Mondadori) presentato giovedì sera a Milano. “Il mio corpo aveva smesso di funzionare, non dicevo la parola ma lo sapevo dentro di me lo sapevo che stavo avendo un ictus”. Vianello a causa del malore ha perso per un periodo l’uso l’uso della parola: “Era come un sfregio in faccia per uno come me che è abituato a lavorare in televisione”. Ma attraverso un lungo lavoro di riabilitazione grazie anche alla logopedia è riuscito a recuperarla: “Questo è un libro di cuore, racconta il mio viaggio per fare capire agli altri che è un viaggio che si può affrontare”. C’è però un altro aspetto che Vianello ha voluto sottolineare, “da giornalista”: “Nei giorni precedenti all’ictus mi erano state fatte delle manipolazioni alla cervicale. Non è un messaggio contro gli osteopati, ma i medici che mi hanno curato mi hanno detto che queste manovre possono presentare dei rischi seppur piccoli. Non dico agli osteopati di non farle, ma, se le volete fare, diteci che c’è un rischio”.