di Andrea Taffi

Il Movimento 5 stelle, dopo il disastroso risultato elettorale dell’Emilia Romagna, è sempre più al centro dell’attenzione: il tema (peraltro non nuovo) è di quelli sostanziali, nel senso che si parla (e straparla?) in continuazione della loro stessa futura esistenza, della continuità politica dei 5 stelle e del loro bagaglio morale.

Del resto (suvvia, facciamo gli onesti) che fare di diverso? Il loro capo politico si dimette, gli elettori li lasciano, e, nella migliore delle ipotesi, tornano a votare i vecchi partiti di origine. I deputati e i senatori 5 stelle o vengono cacciati o se ne vanno per conto loro (e non importa che talvolta siano addirittura messi davanti alla necessità di farlo). Insomma, vecchie, antiche dinamiche, mai morte, di un movimento di fatto diventato partito che (tra tante difficoltà e qualche incoerenza) prova a governare dando (per quanto consentito) cose legislativamente buone a un Paese che ne ha veramente bisogno.

Un buon esempio (secondo me) di questa buona legislazione è dato dalla legge di riforma della prescrizione, entrata in vigore il primo gennaio scorso, fermamente voluta dai 5 stelle e da subito criticata e osteggiata da tutti i loro alleati di governo, passati e presenti, convinti o presunti che siano stati o che siano. Ma non voglio qui parlare della bontà della legge di riforma della prescrizione. Quello che voglio dire è che questa legge, dopo la nuova sconfitta elettorale del Movimento 5 stelle, rischia di diventare l’agnello sacrificale che i 5 stelle potrebbero dover immolare per rimanere al governo.

Infatti, adesso che il Partito Democratico sembra più forte di una settimana fa e adesso che il partito di Renzi (attratto dal “sangue elettorale” versato dai 5 stelle) si fa pericolosamente aggressivo, il fronte anti-riforma della prescrizione, fronte che secondo me non disdegna strizzatine d’occhio all’opposizione di destra, diventa più consistente. E il pericolo è che (grazie anche alla mediazione in buona fede del presidente del Consiglio Giuseppe Conte) la legge sulla prescrizione salti.

Beh, se questo dovesse accadere, se il Movimento 5 stelle cedesse alla nuova forza elettorale del Pd, allora sì che si autosuonerebbe la messa funebre, condannandosi all’autodistruzione, dandosi quella spallata che altri vorrebbero dargli.

La legge sulla prescrizione è (secondo me) l’ultima bandiera, quella sotto la quale si organizza la resistenza. E non importa se quella resistenza rischia di essere l’ultima, perché il Pd (o chi altro) farà cadere il governo. Perché resistere sulla prescrizione da parte dei 5 stelle significa una sola cosa: salvare la propria purezza, la propria dignità. Poi, se qualcuno proprio non sopporta una legge sacrosanta come quella di riforma della prescrizione, dovrà dirci perché quella stessa legge fa più paura di Salvini e delle destre al governo.

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