La protesta degli avvocati che hanno cercato di censurare Piercamillo Davigo è “gravemente impropria” perché si tratta di “ostracismi preventivi e veti ad personam“. Mentre per quanto riguarda il dibattito sullo stop alla prescrizione, è “intollerabile” la “lezione di garantismo” che arriva oggi “dal mondo della politica” dopo aver introdotto “le più irrazionali e ingiuste riforme sostanziali e processuali”. Parole utilizzate dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano, davanti alla presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al consigliere del Csm Piercamillo Davigo e alla presidente della Corte d’Appello, Marina Tavassi.
Pubblichiamo alcuni estratti del discorso tenuto dal numero uno dell’Anm, riguardanti la protesta degli avvocati della Camera penale di Milano che hanno lasciato l’Aula Magna contestando l’ex pm di Mani Pulite Davigo e il ruolo della politica nel dibattito sulla riforma della giustizia.
SULLA PROTESTA DEGLI AVVOCATI CONTRO DAVIGO – Quest’Aula è stata, e sarà, anche il luogo della formazione scientifica e culturale della Magistratura e dell’Avvocatura, non di rado ad esse comune, come è naturale sia pensando al bene supremo della Giustizia, ed alla collegata, irrinunciabile finalità di condividerne i principi e valori comuni.
Ed è per questo che oggi appare ancora più gravemente impropria un’iniziativa di protesta che, lontano dall’essere un pacato, argomentato, ancorché fermo, confronto di idee, vorrebbe negare la presenza stessa, e la voce, ad un interlocutore, persino nella sua veste istituzionale: ostracismi preventivi e veti ad personam contraddicono apertamente non soltanto il metodo del confronto delle idee, ma quei valori stessi, di fondamento costituzionale, ai quali si pretende di ispirarsi.
SULLA PRESCRIZIONE E LA “LEZIONE DI GARANTISMO” – Quello che, sull’argomento, rifiutiamo è la contesa manichea, la prospettazione di scenari apocalittici, e ancora peggio l’interessata strumentalizzazione politica di questa o quella posizione, questa o quella precisazione, questo o quel distinguo: ciò che nel nostro linguaggio è da sempre segno di profondità e articolazione del pensiero, diviene sorprendentemente formidabile occasione di strumentalizzazione politica.
E quello, ancora, che troviamo oggi intollerabile è la lezione di garantismo che pretenderebbe di impartire chi, dal mondo della politica, non ha esitato a introdurre a suo tempo le più irrazionali ed ingiuste riforme sostanziali e processuali; e, per rimanere sul terreno stesso della prescrizione, a modificarla nel 2005 con una disciplina piegata a contingenti esigenze (e infatti subito fulminata da una Sentenza della Corte Costituzionale) e costruita su princìpi intimamente irrazionali, forieri di effetti irragionevoli, quale, tra gli altri, l’enorme impatto della recidiva sulla durata del tempo per prescrivere.
Questi sono davvero “imputati per sempre”: il ricettatore di un’auto che, ove recidivo qualificato, potrà stare nel processo per oltre 20 anni, e lo potrebbe stare per statuto normativo, per così dire, e non per inerzia o neghittosità dei giudici. Distratti, talvolta, questi garantisti a la carte….
Quanto agli “imputati per sempre” – che, come sappiamo, esistono per previsione normativa, finora non censurata in relazione al parametro costituzionale sovente, ma impropriamente, evocato – la formula è suggestiva, ma infondata: mentre allude, con preoccupazione del tutto giustamente coerente con la funzione difensiva, al timore di una dilatazione del tempo – ad evitare la quale tutti dovremo lavorare, fin d’ora, alacremente, ognuno secondo le rispettive responsabilità – evoca implicitamente un’idea errata della giurisdizione, e dei giudici, il cui impegno alla definizione dei processi nei tempi, coerenti con un’idea accettabile di giustizia, svanirebbe per il solo venir meno di un timer finora congegnato con l’effetto di poter sancire la morte dei primi . O l’aborto, come ha chiosato con rara efficacia in un recente articolo il Presidente Emerito, Ernesto Lupo.
SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA – Mettere dunque mano, nel tempo che si apre prima del primo prodursi degli effetti delle nuova disciplina, ad un insieme di riforme: che ripensino dalle fondamenta il diritto penale, la sua ormai patologica ipertrofia; che, tra le altre misure, incentivino il ricorso ai riti alternativi, con incentivi ancora più marcati al patteggiamento nelle indagini, e consentano di diminuire drasticamente il ricorso al dibattimento – cuore del processo accusatorio; che potenzino i segmenti della giurisdizione su cui è prevedibile si producano gli effetti degli interventi normativi; e molto altro ancora, come abbiamo argomentato e proposto, in alcuni casi anche con proposte condivise con l’avvocatura, nei tavoli di confronto istituiti dal Ministro della Giustizia. Prioritari, ovviamente, investimenti, su personale e mezzi: certamente apprezzabile la netta inversione di tendenza registrata sotto la guida dei due ultimi Ministri, che tuttavia ha dovuto rincorrere gli effetti di precedenti, irresponsabili scelte.
[…] Siamo certi che il Ministro della Giustizia non compirà una scelta capace di trasformare la giurisdizione e di imprimerle una direzione dagli esiti potenzialmente nefasti, una scelta che la magistratura associata contrasterà radicalmente, naturalmente con le modalità e il senso di responsabilità che da sempre caratterizza la nostra azione.
Rimane naturalmente ferma la nostra disponibilità al confronto, con la Politica, l’Avvocatura, l’Accademia. Senza toni apocalittici, senza contrapposizioni manichee. Senza la pretesa di possedere soluzioni definitive. Sempre fermi, tuttavia, nella difesa orgogliosa delle prerogative che la Costituzione ci assegna per la tutela delle libertà e dei diritti.
Giustizia & Impunità
Anno giudiziario – “L’intollerabile lezione di garantismo dalla politica” e i “veti” su Davigo dei penalisti: il discorso del numero 1 dell’Anm
Pubblichiamo alcuni estratti dell'intervento di Luca Poniz a Milano in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: il presidente dell'Associazione nazionale magistrati ha criticato la censura dei penalisti nei confronti del consigliere del Csm Davigo e chi sulla prescrizione prospetta "scenari apocalittici" e si scopre "garantista a la carte..."
La protesta degli avvocati che hanno cercato di censurare Piercamillo Davigo è “gravemente impropria” perché si tratta di “ostracismi preventivi e veti ad personam“. Mentre per quanto riguarda il dibattito sullo stop alla prescrizione, è “intollerabile” la “lezione di garantismo” che arriva oggi “dal mondo della politica” dopo aver introdotto “le più irrazionali e ingiuste riforme sostanziali e processuali”. Parole utilizzate dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano, davanti alla presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al consigliere del Csm Piercamillo Davigo e alla presidente della Corte d’Appello, Marina Tavassi.
Pubblichiamo alcuni estratti del discorso tenuto dal numero uno dell’Anm, riguardanti la protesta degli avvocati della Camera penale di Milano che hanno lasciato l’Aula Magna contestando l’ex pm di Mani Pulite Davigo e il ruolo della politica nel dibattito sulla riforma della giustizia.
SULLA PROTESTA DEGLI AVVOCATI CONTRO DAVIGO – Quest’Aula è stata, e sarà, anche il luogo della formazione scientifica e culturale della Magistratura e dell’Avvocatura, non di rado ad esse comune, come è naturale sia pensando al bene supremo della Giustizia, ed alla collegata, irrinunciabile finalità di condividerne i principi e valori comuni.
Ed è per questo che oggi appare ancora più gravemente impropria un’iniziativa di protesta che, lontano dall’essere un pacato, argomentato, ancorché fermo, confronto di idee, vorrebbe negare la presenza stessa, e la voce, ad un interlocutore, persino nella sua veste istituzionale: ostracismi preventivi e veti ad personam contraddicono apertamente non soltanto il metodo del confronto delle idee, ma quei valori stessi, di fondamento costituzionale, ai quali si pretende di ispirarsi.
SULLA PRESCRIZIONE E LA “LEZIONE DI GARANTISMO” – Quello che, sull’argomento, rifiutiamo è la contesa manichea, la prospettazione di scenari apocalittici, e ancora peggio l’interessata strumentalizzazione politica di questa o quella posizione, questa o quella precisazione, questo o quel distinguo: ciò che nel nostro linguaggio è da sempre segno di profondità e articolazione del pensiero, diviene sorprendentemente formidabile occasione di strumentalizzazione politica.
E quello, ancora, che troviamo oggi intollerabile è la lezione di garantismo che pretenderebbe di impartire chi, dal mondo della politica, non ha esitato a introdurre a suo tempo le più irrazionali ed ingiuste riforme sostanziali e processuali; e, per rimanere sul terreno stesso della prescrizione, a modificarla nel 2005 con una disciplina piegata a contingenti esigenze (e infatti subito fulminata da una Sentenza della Corte Costituzionale) e costruita su princìpi intimamente irrazionali, forieri di effetti irragionevoli, quale, tra gli altri, l’enorme impatto della recidiva sulla durata del tempo per prescrivere.
Questi sono davvero “imputati per sempre”: il ricettatore di un’auto che, ove recidivo qualificato, potrà stare nel processo per oltre 20 anni, e lo potrebbe stare per statuto normativo, per così dire, e non per inerzia o neghittosità dei giudici. Distratti, talvolta, questi garantisti a la carte….
Quanto agli “imputati per sempre” – che, come sappiamo, esistono per previsione normativa, finora non censurata in relazione al parametro costituzionale sovente, ma impropriamente, evocato – la formula è suggestiva, ma infondata: mentre allude, con preoccupazione del tutto giustamente coerente con la funzione difensiva, al timore di una dilatazione del tempo – ad evitare la quale tutti dovremo lavorare, fin d’ora, alacremente, ognuno secondo le rispettive responsabilità – evoca implicitamente un’idea errata della giurisdizione, e dei giudici, il cui impegno alla definizione dei processi nei tempi, coerenti con un’idea accettabile di giustizia, svanirebbe per il solo venir meno di un timer finora congegnato con l’effetto di poter sancire la morte dei primi . O l’aborto, come ha chiosato con rara efficacia in un recente articolo il Presidente Emerito, Ernesto Lupo.
SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA – Mettere dunque mano, nel tempo che si apre prima del primo prodursi degli effetti delle nuova disciplina, ad un insieme di riforme: che ripensino dalle fondamenta il diritto penale, la sua ormai patologica ipertrofia; che, tra le altre misure, incentivino il ricorso ai riti alternativi, con incentivi ancora più marcati al patteggiamento nelle indagini, e consentano di diminuire drasticamente il ricorso al dibattimento – cuore del processo accusatorio; che potenzino i segmenti della giurisdizione su cui è prevedibile si producano gli effetti degli interventi normativi; e molto altro ancora, come abbiamo argomentato e proposto, in alcuni casi anche con proposte condivise con l’avvocatura, nei tavoli di confronto istituiti dal Ministro della Giustizia. Prioritari, ovviamente, investimenti, su personale e mezzi: certamente apprezzabile la netta inversione di tendenza registrata sotto la guida dei due ultimi Ministri, che tuttavia ha dovuto rincorrere gli effetti di precedenti, irresponsabili scelte.
[…] Siamo certi che il Ministro della Giustizia non compirà una scelta capace di trasformare la giurisdizione e di imprimerle una direzione dagli esiti potenzialmente nefasti, una scelta che la magistratura associata contrasterà radicalmente, naturalmente con le modalità e il senso di responsabilità che da sempre caratterizza la nostra azione.
Rimane naturalmente ferma la nostra disponibilità al confronto, con la Politica, l’Avvocatura, l’Accademia. Senza toni apocalittici, senza contrapposizioni manichee. Senza la pretesa di possedere soluzioni definitive. Sempre fermi, tuttavia, nella difesa orgogliosa delle prerogative che la Costituzione ci assegna per la tutela delle libertà e dei diritti.
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Barbacetto: ‘La protesta degli avvocati contro Davigo? Un piccolo gruppo, non c’era unanimità’
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Trump e Putin decidono le condizioni per la tregua in Ucraina, ma l’Europa frena di già. Scenari post guerra | Fantasmi elettorali a Kiev
Berlino, 19 mar. (Adnkronos/Afp) - Vladimir "Putin sta giocando". E' il commento della Germania dopo i nuovi attacchi russi denunciati dall'Ucraina, il giorno dopo l'accordo per una tregua limitata concluso dal presidente russo con il suo omologo americano Donald Trump durante la loro lunga telefonata di ieri.
"Abbiamo riscontrato che gli attacchi alle infrastrutture civili non sono assolutamente diminuiti durante la prima notte dopo questa telefonata apparentemente rivoluzionaria e formidabile", ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius in un'intervista televisiva.
Tel Aviv, 19 mar. (Adnkronos/afp) - Il governo israeliano ha approvato nella notte il ritorno di Itamar Ben Gvir alla carica di ministro della Sicurezza nazionale. Lo ha indicato in un comunicato stampa l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"Il governo ha approvato all'unanimità la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di rinominare il deputato Itamar Ben Gvir ministro della Sicurezza nazionale", si legge nel testo. Ben Gvir si è dimesso dal suo incarico il 19 gennaio, in disaccordo con la decisione di tregua con Hamas che ha definito “scandalosa”.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Almeno 10 attacchi americani hanno colpito alcune zone dello Yemen, tra cui la provincia di Saada e Hodeidah. Lo hanno riferito i media Houthi dello Yemen. Gli Stati Uniti hanno lanciato un'ondata di attacchi nelle zone dello Yemen controllate dagli Houthi, alleati dell'Iran, che la scorsa settimana hanno dichiarato di voler riprendere gli attacchi alle navi mercantili del Mar Rosso per sostenere i palestinesi a Gaza.
Sana'a, 19 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno condotto una "operazione militare di alta qualità" contro la USS Harry S Truman. Lo ha reso noto un portavoce dell'organizzazione terroristica, secondo cui l'operazione, la quarta in 72 ore, prevedeva anche un attacco a "diverse navi da guerra nemiche" e ha sventato "un attacco aereo che si stava preparando contro il nostro Paese".
Washington, 19 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz torneranno in Arabia Saudita per colloqui su un cessate il fuoco nella guerra tra Russia e Ucraina. Lo ha dichiarato a Fox News l'inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff. Parlando poche ore dopo la lunga telefonata fra il presidente americano Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin, Witkoff ha affermato che i colloqui su un accordo di cessate il fuoco "inizieranno domenica a Gedda".
Riferendosi a un cessate il fuoco sulle infrastrutture energetiche e sugli obiettivi nel Mar Nero, Witkoff afferma: "Penso che entrambi siano ora concordati con i russi. Sono fiducioso che gli ucraini saranno d'accordo".
Ankara, 19 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dai media, la polizia turca ha arrestato il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, uno dei principali avversari politici del presidente Recep Tayyip Erdogan, nell'ambito di un'indagine su presunti legami con corruzione e terrorismo. L'agenzia statale Anadolu Agency afferma che i procuratori hanno emesso mandati di cattura per circa altre 100 persone. Le autorità hanno chiuso diverse strade intorno a Istanbul e vietato le manifestazioni in città per quattro giorni, in un apparente tentativo di prevenire le proteste dopo l'arresto.
La Turchia sta inoltre limitando l'accesso a numerose piattaforme di social media, tra cui X, YouTube, Instagram e TikTok, ha affermato l'osservatorio Internet Netblocks. L'arresto è avvenuto dopo una perquisizione della casa di Ekrem Imamoglu, un giorno dopo che un'università aveva invalidato il suo diploma di laurea, squalificando di fatto la popolare figura dell'opposizione dalla corsa alla presidenza. Avere una laurea è un requisito per candidarsi alle elezioni secondo la legge turca.
Il partito del sindaco, il principale partito di opposizione Republican People's Party, terrà le primarie domenica, dove Imamoglu dovrebbe essere scelto come candidato per le future elezioni presidenziali. Le prossime elezioni presidenziali in Turchia sono previste per il 2028, ma sono probabili elezioni anticipate. "Stiamo affrontando una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi scoraggerò", afferma Imamoglu in un messaggio video pubblicato sui social media. Accusa il governo di "usurpare la volontà" del popolo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Sì al rafforzamento della difesa, ma senza toccare i fondi di coesione; no all'invio di truppe italiane in Ucraina, tema che "non è mai stato all'ordine del giorno", come pure l'esercito comune europeo; Europa e Usa devono restare uniti, perché è "inimmaginabile" costruire delle "efficaci garanzie di sicurezza" dividendo le due sponde dell'Atlantico; e sui dazi, bisogna evitare "rappresaglie'' e trovare "soluzioni di buonsenso" provando a scongiurare una guerra commerciale con Donald Trump. Davanti alla platea di Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni ha tracciato ieri la linea che il governo italiano porterà al tavolo del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove si parlerà di Ucraina e del maxi-piano di riarmo targato Ursula von der Leyen. Una posizione, quella dell'esecutivo, sintetizzata nella risoluzione in 12 punti della maggioranza, frutto di un paziente lavoro di mediazione che ha visto protagonista il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre ai capigruppo del centrodestra.
Alla sinistra della premier ha preso posto il ministro degli Esteri Antonio Tajani; alla destra, quello dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Assente il vicepremier leghista Matteo Salvini, all'estero per impegni istituzionali. Ma il ministro delle Infrastrutture ha tenuto in mattinata ad augurare 'in bocca al lupo' a Meloni in una telefonata che i rispettivi staff definiscono "cordiale e amichevole". I due, si leggeva in una nota, hanno scherzato "sugli ennesimi retroscena che raccontano di presunti litigi" nel governo: la Lega è "il collante della maggioranza", ribadiva Salvini a Meloni durante il colloquio.
Meloni ha preso la parola in Aula sottolineando l'importanza dell'attuale momento storico, "decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente". E' partita dai temi economici ed energetici, il capo del governo: competitività (l'Europa non deve rassegnarsi "al ruolo di gregario"); decarbonizzazione "sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini"; automotive, settore "strategico" che "non può essere abbandonato al proprio destino"; semplificazione, perché - ha messo in guardia Meloni - "se l'Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a pretendere di iper regolamentare tutto, non sopravviverà"; sicurezza ed interconnessioni energetiche, nell'ottica del Piano Mattei caro all'Italia; completamento dell'Unione dei mercati dei capitali per stimolare gli investimenti privati.
Non è formalmente nell'agenda del Consiglio europeo, ma il tema dei dazi americani aleggia sul prossimo summit Ue e anche sull'Aula di Palazzo Madama. Meloni non è sfuggita alla questione, vista la sua delicatezza per una Nazione esportatrice come l'Italia: il quadro "è complesso", ha ammesso la premier, ma bisogna lavorare "con concretezza e pragmatismo" per trovare un'intesa con gli Usa di Trump, evitando "rappresaglie" e scongiurando, così, una "guerra commerciale" che secondo Meloni "non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l'Europa".
Migranti e Medio Oriente sono altri due argomenti affrontati da Meloni nel suo discorso: l'Italia, ha detto la leader di Fdi, segue "con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo ai trattenimenti in Albania" e auspica "che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio". Meloni poi non ha nascosto la sua "grande preoccupazione" per la ripresa dei combattimenti a Gaza, così come per la situazione in Siria.
A proposito del conflitto russo-ucraino, Meloni ha ricordato il "massimo sostegno" che il governo sin dall'inizio della guerra ha garantito a Kiev: una scelta di campo "rimasta immutata", ha rivendicato, "non soltanto per Fratelli d'Italia, ma per l'intera maggioranza di centrodestra". Meloni ha salutato con favore la nuova fase di negoziati, dichiarando il suo sostegno per "gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump".
E' l'unità tra Ue e Usa, il concetto che l'inquilina di Palazzo Chigi si è sforzata di rimarcare: "Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l'Europa e gli Stati Uniti". E' giusto, ha osservato Meloni, "che l'Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato" e chi prova a scavare "un solco tra le due sponde dell'Atlantico, non fa che indebolire l'intero Occidente, a beneficio di ben altri attori". La presidente di Fratelli d'Italia ha poi ribadito quanto già dichiarato in diversi consessi, nelle ultime settimane: l'invio di truppe italiane in Ucraina "non è mai stato all'ordine del giorno, così come riteniamo che l'invio di truppe europee - proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia - sia un'opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace".
Altro grande tema in discussione è stato il potenziamento della difesa del Vecchio Continente. Meloni è tornata a bocciare il nome del piano 'ReArm Europe', definendolo "fuorviante per i cittadini". Ma la questione posta da Meloni non è soltanto semantica. L'annuncio dello stanziamento di 800 miliardi per la difesa da parte della Commissione Ue è "roboante" rispetto alla realtà, ha sottolineato Meloni, perché quelle non sono "risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee". A questo proposito, la premier ha ricordato il fermo 'no' del governo all'ipotesi di spostare i fondi di coesione destinati alle aree svantaggiate del Sud sul settore difesa.
I conti pubblici vanno preservati, nonostante il loro stato di salute sia "molto buono" e una manovra correttiva non sia "nei radar" del governo. Per questo, ha spiegato, l'Italia "valuterà con grande attenzione l'opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano" che prevedono anche il ricorso a deficit aggiuntivo.
La strada indicata dal governo italiano va nella direzione di un meccanismo di garanzie pubbliche europee sul modello 'InvestEu' "per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa".
Due i passaggi più applauditi del discorso di Meloni: il riferimento a Papa Francesco, al quale la premier ha augurato una pronta guarigione, e la solidarietà nei confronti del Capo dello Stato Sergio Mattarella, più volte attaccato dal Cremlino. La citazione di Pericle ha chiuso l'intervento della presidente del Consiglio: "La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio".
Nonostante le fibrillazioni che hanno attraversato il centrodestra negli ultimi giorni, le comunicazioni di Meloni non hanno deluso le aspettative della Lega. Il Carroccio - sotto i riflettori per il suo voto contrario al piano von der Leyen a Strasburgo - ha espresso il suo apprezzamento per un discorso che "va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Salvini", ossia: "Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all'impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia". La risoluzione di maggioranza alla fine è passata con 109 sì, 69 contrari e 4 astenuti. Oggi il bis alla Camera dei deputati. (di Antonio Atte)