Una “folle corsa al conferimento di incarichi direttivi” finalizzata al “carrierismo“. Così il magistrato Nino Di Matteo, ex pm di Palermo e attuale componente del Csm ha descritto – durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario – ciò che è emerso dall’indagine di Perugia sul valzer di nomine in alcune delle principali Procure. “Ci devono indignare ma non ci possono sorprendere i fatti emersi. Non possiamo permetterci di essere ipocriti: quei fatti – ha detto – rappresentano uno spaccato, una fotografia nitida ma pur sempre parziale di una grave patologia che rischia di minare l’intero sistema di autogoverno della magistratura”. L’indagine nel maggio dello scorso anno finì su tutti i media all’indomani della prima votazione per la nomina della Procura di Roma e nella terna finale c’era anche il nome dell’attuale procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi (tuttora tra i papabili per la nomina) che oggi ha assistito al discorso di Di Matteo.
“Le correnti all’interno della magistratura hanno subito negli anni un’involuzione che ne ha snaturato la funzione: da ossatura importante della democrazia interna, da portatrici di idee e modelli, si sono trasformati in ambigue articolazioni di potere dedite alla propria autoconservazione“, ha detto il magistrato eletto al Csm lo scorso ottobre, senza mai essere stato iscritto a una corrente. “Il Consiglio superiore deve dimostrare con i fatti di volere cambiare pagina, abbandonando per sempre quelle logiche che lo hanno trasformato in un centro di potere lontano – ha concluso -, quando addirittura non ostile, stando vicino ai i magistrati più liberi e indipendenti”.